Uscire dal Tunnel – Report

IL REPORT DELLA DUE GIORNI (Firenze, 21 e 22 novembre 2011) diUSCIRE DAL TUNNEL – Convegno Internazionale organizzato dalla CGIL ToscanaIl successo dell’iniziativa Š stato reso possibile grazie allo straordinario impegno della Fondazione Friedrich Ebert, che con il suo direttore per l’Italia Michael Braun, ha lavorato fianco a fianco con la CGIL Toscana e con IRES.L’iniziativa – Clicca quiRASSEGNA STAMPA – Clicca quiLANCI DI AGENZIA – Clicca quiÿI VIDEO – Servizi TV – (Toscana Lavoro) Sessione del 21ÿnovembre -ÿClicca quiÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿ ÿÿ (Toscana Lavoro) Sessione del 22 novembre -ÿClicca quiÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿÿ ÿServizio sul 22 novembre – Clicca quiÿReport di luned 21 novembre a cura di Gianluca LacoppolaSiamo tutti sulla stessa barca.Si potrebbe sintetizzare cos la prima sessione di lavoro del Convegno ?Uscire dal tunnel?. Ascoltando i rappresentanti sindacali dei vari Paesi europei vengono infatti meno alcune mistificazioni di cui ci siamo convinti in questi anni. La crisi pervade davvero l’intero continente e in particolar modo l’Europa occidentale. A fronte di tassi di crescita imponenti da parte delle nuove economie (Cina, India, Brasile), e delle nuove aree di sviluppo capitalistico come l’Est Europa, l’area euro appare quasi ferma. Si scopre cos che la patria dello Stato sociale per eccellenza, la Svezia, gi… dal 2006, e ancor pi— dopo l’innesco della crisi, ha avviato, grazie alle politiche del primo governo di destra della storia svedese, poderosi tagli alla spesa pubblica. O che nel paese pi— ricco d’Europa, la Germania, un lavoratore su cinque vive ai limiti della povert…. Le tendenze che vediamo tutti i giorni in Italia (riduzione dei diritti, precarizzazione del lavoro, riduzione delle tutele sociali, aumento della disoccupazione) sono in realt… una tendenza che riguarda tutto il Vecchio Continente, figlia di una lunga epoca di ?svalorizzazione del lavoro e dell’irresponsabilit…?, come l’ha chiamata Susanna Camusso, che dura ormai da almeno trent’anni.Il pi— grande limite europeo Š stato per Guglielmo Epifani, che ha aperto i lavori, l’assenza della politica. Nella costruzione dell’Unione si sono fatti passi da gigante in campo economico, con la fondazione della BCE e della moneta unica, ma niente si Š fatto per creare delle istituzioni politiche solide, democratiche e con effettivi poteri decisionali. L’attacco della speculazione internazionale ai debiti sovrani allora sono solo un alibi che non regge alla prova dei fatti. I mercati non si fidano dell’Europa ? continua Epifani ? perch‚ l’Europa non si Š data una guida politica e ha lasciato soli l’euro e le istituzioni economiche. Paradossalmente la crisi invece di accelerare il processo di integrazione politica, unica strada che sarebbe stato giusto percorrere, ha portato ad un ulteriore indebolimento delle strutture comunitarie. Ogni governo nazionale ha cercato la propria via per uscire dalla crisi e in Europa il Parlamento e la Commissione europea hanno lasciato il posto ad un direttorio franco-tedesco. Tutte scelte che hanno portato le varie economie europee a divergere sempre pi— tra tra loro, con grave danno per la tenuta dell’Europa e che hanno portato al rischio fallimento i Paesi in cui pi— forti erano le contraddizioni e le distorsioni economiche e sociali.In Spagna, come ha ricordato Unai Sordo Calvo, la disoccupazione Š sempre stata un dato strutturale (non Š mai scesa nella media nazionale sotto l’8% con punte, in alcune regioni del 14%) e il motore di una crescita tanto veloce quanto illusoria Š stato l’indebitamento delle famiglie. La Spagna Š stata tra i primi a risentire della crisi anche a causa del suo sistema manifatturiero debole, basato sulla piccolissima impresa e a causa dell’assurda scelta di tagliare la spesa pubblica. Sotto Zapatero infatti gli investimenti pubblici avevano avuto un ruolo centrale per sostenere l’attivit… economica. La decisione di chiudere i rubinetti ha cos portato ad un aggravamento della crisi e ad un aumento spaventoso della disoccupazione che adesso tocca il 20% della popolazione attiva (circa 5 milioni di persone).In Italia, altro grande malato d’Europa, nonostante la forza (potenziale) del suo apparato produttivo Š precipitata nella crisi soprattutto a causa di due elementi di debolezza evidenti: l’enorme debito pubblico e lo scarso investimento, pubblico e privato, nell’innovazione e nelle nuove tecnologie.Come ha ricordato nelle sue conclusioni Alessio Gramolati per uscire dalla crisi occorre far camminare rigore ed equit…, sviluppo e redistribuzione, diritto e lavoro non solo nel contesto italiano, ma prima di tutto a livello europeo, ricordando che Š ormai un’urgenza non rimandabile la costruzione politica dell’Unione Europea e con essa la definizione di politiche salariali coordinate, di accordi in grado di dare nuova rappresentanza a coloro che fino ad ora sono esclusi o ai margini del mercato del lavoro e in grado di rilanciare il mercato interno (l’86% della produzione europea resta nel continente), attraverso una effettiva redistribuzione della ricchezza.Da questo punto di vista il confronto tra pratiche di contrattazione europee Š un passo importante per avviare la discussione. La professoressa Sciarra ha posto l’attenzione sui nuovi accordi transnazionali che negli ultimi anni si stanno diffondendo in Europa e che potrebbero permettere il sostegno a politiche anti-dumping, la tutela dell’occupazione in cambio di quella che ha chiamato ?una mobilit… guidata? e la diffusione di diritti considerati fondamentali, ma che per ora hanno il grave limite di essere difficilmente esigibili, mancando un reale potere di controllo e di sanzione.In Germania, e in particolare nella Renania, Dietmar Muscheid ha ricordato che la contrattazione ha portato ad evitare di barattare i diritti con il lavoro, anzi obbligando le aziende in crisi a mantenere in organico la forza lavoro eccedente. Una scelta simile che i sindacati sono riusciti ad imporre nei Paesi Baschi e che in Italia si Š cercato di fare in taluni accordi di filiera nel settore tessile. Ripartire dal lavoro, dalla sua tutela e dalla sua centralit… si Š dimostrato un importante volano per il rilancio della crescita. Una dimostrazione non solo che non possiamo affidarci per uscire dal baratro a quel pensiero unico liberista che nel baratro ci ha trascinato, ma che vie di uscita alternative sono possibili e praticabili.ÿMolto belli e significativi gli interventi del pomeriggio di Cerfeda, Garippo, Meini e Carrieri. Dalla partenza di Cerfeda su Europa, euro (crisi dell’euro o crisi nell’euro?), svalutazione del lavoro e politiche della BCE, si Š passati ad una visione sul lavoro incentrata sulle aziende e sulle politiche industriali.21 novembre – Galleria fotograficaÿÿÿÿÿÿÿReport di marted 22 novembre a cura di Pierluciano MennonnaRiprendendo l’incipit di Lacoppola, penso invece che il denominatore comune della seconda giornata siano stati i concetti di ?inclusione, responsabilit…, coinvolgimento?. Questi concetti sono ricorsi un po’ in tutti gli interventi, a sostegno di analisi corrette e alla necessit… dell’inversione delle politiche europee. Vediamo in dettaglio gli interventi dei relatori:Il giornalista Marco Panara di Repubblica Š partito dalla globalizzazione, che ha aperto una fase di grandi disuguaglianze ma anche di accesso alla disponibilit… di beni e servizi a beneficio di popolazioni che altrimenti ne sarebbero rimaste escluse. La trasformazione dell’occupazione che ne Š conseguita ha portato ad un maggior tasso di impiego ma anche all’aumento della povert…: in sostanza, si Š perso il valore del lavoro: il mondo si Š arricchito di lavoratori poveri: i consumi sono aumentati ma sono stati finanziati con il debito, e questi sono stati i prodromi della crisi. Gli effetti sulla democrazia non hanno tardato a manifestarsi. ? emersa la necessit… di equilibrare gli interessi forti con gli interessi diffusi, e di far riemergere il principio del lavoro come collante sociale.La perdita del valore del lavoro ha portato allo scollamento degli interessi diffusi: non vi Š stato un bilanciamento con gli interessi forti, che hanno invece prevalso. L’esempio Š quello di Wall Street. Occorre ridare valore e forza al lavoro, perchŠ il modello basato sui consumi Š finito. Ne sta cominciando un altro.I segnali sono vari. Il primo: c’Š consapevolezza dell’incompatibilit… tra instabilit… e crescita. A Davos Š stato detto e scritto che occorre dare corso a una crescita sostenibile e inclusiva. Inclusiva, questa parola appare per la prima volta. La distribuzione della ricchezza Š emblematica: la ricchezza concentrata Š finanza, la ricchezza diffusa Š economia. Accumulazioni portano a investimenti speculativi, aumento di disponibilit… di risorse portano a far girare l’economia e a concorrere alla produzione.Il secondo segnale Š il ritorno al manifatturiero, in Italia: questo significa lavoro specializzato, espressione di saperi e di territori, ritorno a economia reale.Il terzo Š che la globalizzazione sta cambiando passo: pi— paesi concorrono e pi— paesi consumano. Cambiano i produttori.Oggi la finanza costituisce 16 volte il PIL mondiale. Il nemico Š la rendita. Per il sindacato Š un momento importante. Insieme Š meglio: rilegittimare i beni comuni e le scelte comune deve essere un obbiettivo da perseguire. I diritti non possono essere svenduti.Ottmar Schreiner, deputato del SPD ha esordito in modo netto e chiaro sull’egemonia negli ultimi decenni del neoliberismo, che ha portato l’idea della deregolamentazione e della marginalizzazione dei sindacati. In Schreiner Š maturata la convinzione che da un quella situazione Š nato un vuoto in cui non vi Š una particolare egemonia ma ci sono i presupposti per una lotta di pensiero mentre non si Š pienamente compreso che il debito pubblico Š la conseguenza della crisi. Il debito Š la conseguenza di pi— mercato e meno Stato. Le proposte sul campo, da elaborare e da presentare e sostenere con forza sono:1. diritti individuali sul lavoro;2. legare il lavoro a sicurezza sociale (diritto di ammalarsi, ammortizzatori sociali);3. stop al precariato;4. importanza dei meccanismi di codecisione, legato a interessi fondamentali. Meccanismo da estendere;5. standard sociali. Esistono proposte insensate come quelle della Merkel su pensione a 67 anni da estendere all’Europa;6. intervenire sulla ricchezza. In Germania non c’Š tassa patrimoniale ma una tassa minima sull’eredit…. Le tasse sul lavoro e sui lavoratori sono tante.7. Politiche salariali a livello europeo.La Germania ha partecipato al capitalismo: Š il momento di invertire a favore dell’economia reale. C’Š bisogno di egemonia popolare per avere un’azione sociale incisiva. L’unione dei sindacati europei Š strategica e dobbiamo stabilire insieme azioni fondamentali affinch‚ siano fatti progressi.Ci chiediamo se possiamo uscire dal tunnel. Non lo sa, ma Š certo che chi non combatte rimane nel tunnel.Stefano Fassina, deputato del PD ha esordito con la propria consapevolezza, in merito all’economia, che ci troviamo ancora nel tunnel. Siamo al quarto anno della crisi. La sua Š la teoria del corpo sano aggredito dalla finanza malata: in realt… si trattava di un corpo malato in cui la finanza era una droga che ha prolungato la malattia. La malattia era dovuta alla regressione della condizione del lavoro. Finanza e debito hanno evitato l’inceppamento. Un esempio: negli USA i debiti privati sono saliti dal 60% al 120% del PIL. La classe media non riusciva pi— ad essere tale con il lavoro. E si Š indebitata. Le rilevazioni pi— autorevoli ci hanno detto che su ogni dollaro prodotto, 58 cent andavano ai pi— ricchi, e non a caso sempre negli USA nel 2007 la distribuzione del reddito era uguale a quella del 1929.Il fattore che ostacola l’uscita dal tunnel Š culturale. Lo dice Keynes. Dobbiamo costruire dibattito e analisi fondata: Š possibile in Europa costruire le basi sulla civilt… del lavoro?Non si possono applicare le stesse ricette del passato. Oggi ci portano a scegliere su lavoro e diritti. Sembra che il passato sia non pi— riproducibile. Lo stesso Marchionne in sostanza dice che il patto tra capitale e lavoro Š un residuo del passato.Noi vediamo la Germania, ma la Germania non Š solo la Merkel. La crisi non Š da debito pubblico: il debito pubblico Š la conseguenza di area a moneta unica che non ha ridotto differenziale di competitivit… tra Paesi.L’euro non Š svalutabile. La svalutazione reale Š un’altra: indebolire i sindacati e svalutare i diritti e il lavoro.Sarebbe necessario che la BCE facesse il prestatore di ultima istanza. Con tassi e interessi alti l’economia Š contratta. Questa Š la risposta emergenziale. Quella strutturale prevede per• che le scelte di politica economia siano condivise: la sede dell’euro porta a responsabilit… comuni. E qui si colloca la proposta su Eurobond, per finanziare investimenti e domanda.Il PD, con socialisti francesi e tedeschi sta elaborando un piano comune per dare all’Europa una visione strategica comune, con un coordinamento sulle politiche retributive. Insieme su BCE, fondo salvastati, debito sovrano, tasse su transazioni, politiche retributive. Solo cambiando la politica europea si pu• vedere il futuro.Jozef Niemiec, il vice segretario generale del CES, ha sottolineato di come in Europa non ci sia la condivisione sui valori del lavoro. E questo si riflette nel dibattito interno dei sindacati, ma il concetto Š andato via via deformandosi con l’intervento di attori esterni. Europa voleva rilanciare il lavoro, la crisi ha rimesso in campo i valori del passato. Ma il valore del lavoro Š definita dal salario. Il problema non Š solo il lavoro: strategia industriale ma anche strategia comune e se l’Europa aspetta Š finita: bisogna subito muoversi su Eurobond, tasse su transazioni finanziarie, solidariet…, aiuti. La democrazia Š necessaria ma bisogna essere rapidi e per poter decidere occorre un mandato democratico. L’Europa non si confronta con i sindacati. Come CES lo chiederemo ma occorre essere pronti anche da parte nostra.Susanna Camusso, segretario generale della CGIL ha salutato questa nuova stagione come quella nella quale si torna a parlare di Europa.La stagione della svalorizzazione del lavoro ha prodotto questa crisi. Per• Š arrivato il momento di smettere di avere paura delle parole. L’Europa vive una stagione di irresponsabilit…. L’Europa dell’euro mette in discussione la democrazia europea, la sovranit… degli stati. Contano oramai pi— i trattati economici che quelli politici. Su Merkel e Sarkozy il giudizio Š chiaro: hanno diffuso pi— modelli e sentire nazionali che europei. Tutto su export e via economica? No, perchŠ cos si nega la ragione stessa dell’Europa e di fatto la crisi Š cominciata proprio quando il suo modello Š stato messo in discussione.La BCE ha dato la chiara indicazione di tagliare il welfare? Ma allora il modello qual Š? Se parliamo di lavoro e di lavoro povero, negli Stati Uniti il lavoro Š sempre stato povero.Dalle crisi non si esce uguali a come quando si Š entrati.La sfida Š quella di scrivere un trattato europeo su questi temi, facendolo nella dimensione europea.La responsabilit… Š necessaria: bisogna partire dalla ricchezza, e quindi dal lavoro e dalla distribuzione della ricchezza. Ma questo si fa con il fisco, con l’equit…. E quindi con la patrimoniale. La tassazione della casa non va confusa con tutto questo.Se pensiamo che gli stipendi medi del pubblico impiego a tempo indeterminato in Italia sono di 1.220-1.300 euro al mese, contro i 6 milioni che percepisce un manager di aziende riconducibili al pubblico, non si pu• non parlare di equit….La contrattazione: la precariet… Š esplosa.Tagliare i diritti? No, non Š questa la chiave. Se invece la chiave del ragionamento diventa quella di parlare di futuro e di giovani, la CGIL Š pronta anche a parlare di pensioni.Il lavoro, come diceva Di Vittorio, deve avere strumenti. Non c’Š separazione tra lavoro e istruzione, non c’Š separazione tra democrazia e istruzione.Il modello del futuro non si baser… su pi— consumi, ma su una maggior responsabilit…, sull’inclusione.E chiude con due esempi di irresponsabilit…:1. La Fiat ha disdettato tutti gli accordi. E questo Š il famoso meccanismo a orologeria. I diritti tagliati non sono futuro, sono conservazione. E qui giunge l’appello a CISL e UIL affinchŠ con responsabilit… non vi siano esclusioni di rappresentanza2. Finmeccanica: decidere in fretta e prendere in esame la possibilit… di azzerare i vertici.ÿ22 novembre – Galleria FotograficaPer le foto si ringrazia Calogero Governali

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