Turismo: Toscana, mancano migliaia di stagionali. Cgil, all’estero prendono il triplo

“Nel settore turistico toscano mancano 10.000  lavoratori per la stagione estiva”, dcono gli operatori del settore. Colpa del reddito di cittadinanza? O della mancanza di spirito di sacrificio? «No, molti giovani fanno la stagione all’estero dove guadagnano il triplo», è la risposta dei sindacati. Così per la Toscana il rischio è che, malgrado il boom di prenotazioni, ci siano alberghi costretti a mantenere alcune camere chiuse, perché mancano addetti alle pulizie, o ristoranti che rinuncino a un banchetto, perché non hanno abbastanza camerieri. L’allarme parte da Federalberghi, col presidente regionale Daniele Barbetti, che stima nel 10% dei circa 100mila addetti estivi dell’intero settore la probabile carenza di manodopera. La colpa? «Gli ammortizzatori sociali», spiega, senza però puntare l’indice sulla legittimità del reddito di cittadinanza, ma sulle sue modalità di erogazione: «Un giovane che lavora i quattro mesi della stagione, ha diritto poi a due mesi di Anaspi. Quindi, dopo tanto sacrificio, resta sei mesi senza stipendio. Quanto al reddito di cittadinanza, non dovrebbe essere cancellato per un contratto stagionale: basterebbe sospenderlo o, meglio ancora, ridurne l’importo ma solo per il periodo lavorato».
Barbetti aggiunge che «a parte rari casi da condannare, la larghissima parte della categoria applica i contratti nazionali. E se le cifre riconosciute non sono sufficienti bisognerebbe ridurre il cuneo fiscale che si mangia più della metà del salario». Così, racconta che ci sono casi di colleghi costretti a mantenere le camere attive all’80%, malgrado le alte richieste, perché non si trovano addetti. Da parte sua, la presidente regionale del Sindacato italiano Balneari, Stefania Frandi, conferma l’ottimismo per l’estate, ma anche le difficoltà nel reperire personale: «Nello stabilimento di mio marito, a Marina di Massa, non troviamo baristi». Nel Grossetano, spiega una barista di lunghissima esperienza, «bar e ristoranti si contendono barman e camerieri». Abramo Franceschini, titolare dell’omonimo ristorante-macelleria di Viareggio racconta di non avere problemi di personale «perché lavoriamo anche d’inverno, mentre i colleghi che aprono solo per la stagione sono in grande difficoltà. Però una volta avevamo 10 proposte di lavoro al mese, ora nessuna». Tutti senza far niente, a casa, col reddito di cittadinanza? Al contrario, «scappano all’estero, in particolare in Svizzera — spiega Stefano Nicoli, segretario di Filcams Cgil Toscana — Lo stipendio base da contratto nazionale per un cameriere è di 980 euro netti per 40 ore settimanali. Pochissimo. Le ore lavorate sono molte di più, e gli imprenditori onesti integrano la paga di qualche centinaia di euro. Ma è troppo poco per un lavoro che assicura un salario solo per quattro mesi, spesso sette giorni su sette, da mattina a notte fonda, senza feste né domeniche. In Svizzera, lo stipendio base è di 3.500 euro». Chi parte per l’estero? «Un cuoco ha potere contrattuale, quindi resta perché può strappare un salario adeguato. Sono invece i meno specializzati ad andare via per la stagione, come camerieri e addetti alle pulizie».
All’estero, però, c’è poco mercato per i bagnini. Che rimangono in Italia a salari spesso molto bassi e con grandi rischi: «Un bagnino ha enormi responsabilità (sul piano penale, se succede un incidente a un bagnante, ndr) e non gli viene neppure applicato il contratto del comparto turistico, ma quello delle cooperative sociali. Significa prendere 900 euro al mese». Perché oggi non i giovani non accettano più i lavori che una volta volevano? Niccoli è netto: «È ripartita l’inflazione e usare la macchina per andare al lavoro oggi costa tantissimo». La conferma arriva da Federalberghi: molti hotel per l’estate sono pronti a concedere la camera ai dipendenti. di Giulio Gori
da ilcorriere.it (pubblicato a edicole chiuse)

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