Travolta dal treno a 27 anni mentre va a cercare lavoro. Richiedente asilo, viveva da due anni in un centro di accoglienza.

di Melania Carnevali. Fischia il macchinista, fischia forte, quando la vede superare la linea gialla e scendere lo scalino. Lei non se ne accorge. O se ne accorge, ma crede di farcela. Continua ad attraversare le rotaie per raggiungere il binario due, ma l?intercity 662, partito da Livorno e diretto a Milano, arriva spedito a 160 chilometri orari, e se la porta via, per venti metri almeno, con il fischio di dolore ancora in sottofondo. Sono le 7 di mattina alla stazione di Pietrasanta. Il sole sorge ma non scalda pi— quel corpo senza vita sulle rotaie. ? di Gladys Jeremiah, 27 anni, richiedente asilo di origine nigeriana, ospite da due anni nei centri di accoglienza di Massa Carrara. Stava andando al suo primo colloquio di lavoro in Italia, un locale di Pietrasanta. Si stava lasciando alle spalle la guerra, Boko Haram, i barconi, il Mediterraneo in tempesta, la fame, le scartoffie, la burocrazia, una lingua nuova difficile da imparare. Aveva appena imparato a volare nei suoi 27 anni, ma non cos tanto veloce da volare via dalle rotaie. Per due ore la linea ferrovia- ria Pisa-La Spezia rimane chiusa per permettere all?autorit… giudiziaria di fare i rilievi e viene attivato un servizio di bus navetta per il Forte e per Viareggio. I treni accumulano ritardi anche di cento minuti. Alle 9 i treni riprendono a transitare sul binario 1, accanto a quel corpo senza vita. Il caso Š in mano al pm Salvatore Giannino. Gli uomini della polizia ferroviaria fanno avanti e indietro sulle rotaie per cercare i suoi beni personali. Trovano i vestiti, la borsa, ma non trovano documenti. Dalle impronte e con il tam tam nella comunit… nigeriana, riescono a darle un nome e un passato. Gladys Jeremiah in 27 anni ne aveva gi… vissuti 100. Era riuscita a racimolare soldi per fuggire dalla guerra senza fine che il governo centrale di Abuja sta combattendo sia contro i miliziani di Boko Haram sia contro i rancori etnici mai risolti del paese. Era riuscita a fuggire dal rumore delle mitragliatrici, dalle mine, dai jihadisti, dalle torture. Era arrivata in Italia su un barcone di fiducia sopravvissuto al mare chiss… come e aveva iniziato l?iter per ricevere quello status di rifugiata che sicuramente, prima o poi, avrebbe ricevuto. Era stata trasferita subito nella provincia apuana. Prima a Casa nostra signora, a Marina di Massa, per le prime cure, poi nel Cas Villa Regina a Carrara, e infine al Cas Lugnola, con l?associazione Associazione Casa di Betania grazie alla quale aveva imparato anche l?italiano. Aveva raggiunto in poco tempo il livello A2. Aveva seguito anche diversi corsi di orientamento al lavoro e aveva appena preso l?attestato Haccp per lavorare nella ristorazione. Con quello ieri mattina stava andando al suo primo colloquio. Un treno l?aveva accompagnata verso una nuova vita e un altro, dopo, l?ha uccisa. ®Era una persona dolcissima ? la ricorda la sua insegnante di italiano, Stella Volpi-. L?altra mattina ci siamo incontrate, ci siamo abbracciate e ci siamo date appuntamento a luned per ricominciare le lezioni. Maestra mi manchi mi ha detto. ? difficile spiegare. Quando riesci a fuggire da tanto dolore e il destino si accanisce cos. Eravamo la sua famiglia, non aveva nessuno qui¯. I funerali si terranno nella protestante metodista di Carrara (ma non sono ancora stati fissati).Ciao Gladys, stamani ci hai salutati per il tuo ultimo viaggio, senza saperlo, senza volerlo, distrattamente ad attraversare quei binari che lunghi e infiniti danno il senso del viaggio, del tuo viaggio alla ricerca di una vita migliore, anzi proprio di una vita. ? la commovente lettera scritta da Bruno Lazzoni, presidente dell?associazione Casa di Betania che da anni lavora coni richiedenti asilo come Glaydis. Sempre sorridente anche nel ricordo delle amarezze e sofferenze patite nel fisico e nell?animo; ma sempre disponibile a migliorarsi. Ciao Gladys, un abbraccio ed un saluto da tutti gli operatori e volontari di Casa Betania che ricorderanno sempre nei loro cuori, con affetto il tuo sorriso, forse malinconico ma sempre gioioso per la speranza che da la vita di essere vissuta ogni giorno. Da Il TirrenoViareggio

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