TOSCANA: E TEMPO DI SCOMMETTERE SULLA QUALITA

di Mayda Guerzoni ˜Disoccupazione al 9%, 80mila giovani senza lavoro, numeri record per la cassa integrazione, segno meno per quasi tutti i settori: Alessio Gramolati, segretario generale Cgil Toscana, sfoglia tabelle e grafici di un ponderoso elaborato dell?Ires regionale e scuote la testa preoccupato. ?In passato il nostro punto di forza ? osserva ? era rappresentato da una economia molto diversificata: quando un settore andava gi?, gli altri funzionavano da compensazione. Oggi non ? pi? cos, sono troppi i punti di crisi?.?Ma noi crediamo che non si debba abbandonare nessuno ? prosegue ?. Per questo, proprio per com?? fatta la Toscana, il Piano del lavoro deve mettere insieme tanti aspetti collegati tra loro da strategie qualificate, facendo leva sulle peculiarit? del territorio?. Non che il quadro sia tutto a tinte fosche, rispetto ad altre regioni qualche nota positiva c??, si affretta ad aggiungere Gramolati che non ama i catastrofismi. Per esempio, la dinamica molto vivace delle esportazioni permette alla Toscana di dare il contributo migliore all?export italiano e di essere la prima ad aver recuperato i livelli di fatturato ante crisi in questo ambito. Ma emerge una sorta di polarizzazione, nello scenario regionale, perch? le attivit? rivolte al mercato interno risentono invece pesantemente della recessione, dall?edilizia al terziario.L?indebolimento dei redditi ha prodotto una forte compressione dei consumi e la piccola distribuzione, ma anche comparti della grande, sono nei guai, schiacciati tra la fase recessiva e la liberalizzazione degli orari che sta cannibalizzando il mercato che c??. ?E bisogna pur dire ? sbotta Gramolati ? che la scelta ostinata delle aperture festive, piena di illusioni, ha concorso alla rovina di tanti piccoli negozi disperdendo tanta occupazione. Insomma, chi ha imboccato la strada della competizione virtuosa scommettendo sulla qualit? ottiene risultati eccellenti; chi ? rimasto prigioniero del mercato interno, anche suo malgrado, va male o soccombe. Inoltre subiamo la novit? dirompente, e assai simbolica, di imprese che prima non si erano mai misurate con problemi di ristrutturazione e oggi sono sull?orlo del dissesto.Penso al Teatro del Maggio musicale fiorentino, tra le pi? prestigiose aziende culturali toscane, o allo stesso Monte dei Paschi: realt? che sembravano intangibili?. Sul versante lavoro le sofferenze nel 2013 aumenteranno, sia per l?occupazione sia per i redditi, sui quali pesa anche l?incertezza di strumenti fondamentali come la cassa integrazione. I sindacati, insieme, vantano una straordinaria attivit? di difesa che ha messo in campo 52mila accordi con i quali sono stati mitigati gli effetti pi? devastanti della crisi. Un intervento contrattuale diffuso ed efficace, ma in Cgil ammettono che il perimetro difensivo realizzato non ? inclusivo, perch? purtroppo lascia fuori i giovani. Lo dice la crescita esponenziale della ?precariet? cattiva? con l?uso di strumenti tipo voucher, quadruplicati dal 4 al 16%, mentre diminuisce l?inserimento attraverso l?apprendistato o il tempo determinato. E soprattutto sono sempre pi? numerosi i cosiddetti neet, n? a scuola n? in formazione n? al lavoro (not in education, employment or training), che non ci provano nemmeno a entrare nel mercato del lavoro perch? gi? sanno di essere respinti.?Quest?anno saranno 80mila i giovani toscani senza lavoro e senza prospettiva. Inaccettabile! E anche prendendo per buone le stime sulla crescita delle varie autorit? internazionali ed europee, i numeri dell?occupazione 2007 non li riacchiapperemo fino al 2030, il che significa perdere il diritto al lavoro per due generazioni. Dobbiamo andare oltre l?azione di difesa, creare occasioni di occupazione, produrre una scossa che contrasti la deriva della crisi e i rischi per la coesione sociale e per la stessa democrazia: quale cittadinanza si costruisce se manca l?elementare diritto al lavoro??Sul Piano del lavoro in Toscana si parte dalla montagna: Gramolati va orgoglioso del progetto, gi? in porto, sulla filiera bosco-legno-energia (vedi sopra), che considera di fatto uno dei pezzi forti della ripresa, per l?impronta innovativa dell?intreccio tra nuova occupazione, sicurezza del territorio e produzione di energie rinnovabili. Gli altri punti cruciali delle proposte Cgil ? che dopo le centinaia di assemblee nei luoghi di lavoro sono al centro di un fitto confronto nei territori ? riguardano la riorganizzazione del welfare, che impone semplificazione burocratica e maggiore efficienza dei servizi; i trasporti e la logistica, con l?obiettivo di un?azienda unica regionale del trasporto pubblico locale e nuovi corridoi di collegamento est-ovest tra i due mari, con opere infrastrutturali che facciano da volano per l?occupazione migliorando il sistema complessivo di quella che viene chiamata ?l?Italia di mezzo?.Riguardo al tessuto industriale, si dovr? ovviare con strumenti adeguati ad una delle maggiori criticit? dell?economia toscana caratterizzata da imprese troppo piccole, che vanno aiutate per reggere nella dimensione internazionale. Senza trascurare il turismo, settore tradizionale che paga la caduta della domanda interna e che va rinnovato per rispondere alle attese della domanda internazionale, in particolare dei paesi emergenti: si punta a organizzare nuove reti di impresa in modo orizzontale per offrire ad esempio ?pacchetti? comprensivi di permanenze nelle citt? d?arte e poi soggiorni in agriturismo, per promuovere mercati pi? ampi con il coinvolgimento di network finanziari, nella prospettiva di nuovi posti di lavoro.?Abbiamo assolutamente bisogno ? sostiene ancora il dirigente Cgil ? di valorizzare le competenze e il lavoro di qualit? in contrapposizione al grande problema di questa regione, cio? la rendita. Negli ultimi vent?anni in Toscana gli investimenti non sono stati pi? bassi che in altre aree europee, il fatto ? che sono stati rivolti alla rendita, in particolare quella immobiliare, pi? appetibile, invece che alla competitivit? e produttivit?. Un circolo vizioso da interrompere con decisione, contrastando il guadagno che si ottiene attraverso l?accumulazione a vantaggio di quello legato allo sviluppo?. Quanto alle risorse, si tratter? di selezionare i finanziamenti europei e regionali, di far prevalere la collaborazione tra pubblico e privato, riservando al pubblico il ruolo di programmazione e garanzia delle tutele del lavoro, come con le clausole sociali nelle gare d?appalto.?Ci proponiamo di fare meglio con meno, convinti che questo sia possibile senza colpire i diritti. Ma attenzione ? conclude Gramolati ?, non illudiamoci di farcela nella dimensione regionale. In tal senso stiamo pienamente dentro le linee del Piano del lavoro nazionale della Cgil, a partire dalla richiesta di scelte diverse dell?Europa, contro le politiche recessive che strangolano ogni speranza. E siamo consapevoli che senza una seria politica industriale non chiuderemo gran parte delle cento vertenze aperte, che coinvolgono 28mila persone e che sono legate al quadro di governo nazionale della crisi: la Lucchini ? una delle trecento aziende del paese attualmente gestite da un commissario governativo, la Finmeccanica ? senza una direzione strategica, ma aggiungo Monte dei Paschi o i cantieri dell?Alta Velocit?. Decisioni che non passano da piazza del Duomo?.˜

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