Tmm (Pontedera, Pi): nessun risarcimento dovuto dai lavoratori. Fiom Toscana soddisfatta

Alla ex TMM di Pontedera non spetta nessun risarcimento. Nel 2018 a 26 lavoratori ed al segretario Fiom di Pisa era arrivato un atto di citazione dal Tribunale di Pisa depositato dai legali del liquidatore della società TMM con richiesta di risarcimento danni per un ammontare di circa un milione di Euro, per aver impedito, a loro avviso, il libero accesso allo stabilimento.
Avevamo ritenuto quella richiesta un fatto gravissimo, inaudito. La TMM aveva chiuso l’azienda ed abbandonato tutti i lavoratori, e poi aveva cercato di far pagare il conto del loro fallimento gestionale agli ex dipendenti che lottavano per provare a costruirsi un futuro lavorativo.
I lavoratori TMM, come avevamo sempre sostenuto, non avevano mai impedito a nessuno di entrare o uscire dallo stabilimento, ne vi erano mai sono mai stati sconfinamenti fisici. Come sempre avevamo sostenuto, il presidio permanente degli ex lavoratori Tmm di Pontedera si é sempre svolto nel pieno rispetto delle leggi e delle regoli civili.
Il Giudice civile del Tribunale di Pisa ha respinto la domanda della società T.M.M volta ad ottenere il risarcimento del danno quantificato nella misura di circa un milione di euro nei confronti di alcuni ex operai e rappresentanti sindacali della Fiom Cgil che, secondo la tesi della società, avevano ostacolato le attività liquidatorie attraverso il blocco dei cancelli d’ingresso non consentendo l’accesso ai camion.
Dalla lettura della motivazione della sentenza si evince che l’istruttoria non ha “consentito di ritenere supportati da adeguato riscontro probatorio i fatti allegati come costitutivi della pretesa”.
La sentenza precisa infatti che “dalle testimonianze assunte e dai documenti in atti, non si ricava l’effettività di un impedimento assoluto all’accesso da parte dei convenuti.”
Dunque, è stata accolta la tesi della difesa dei lavoratori – rappresentati dagli Avv. Andrea Stramaccia e Gianluca Esposito – a cui vanno i nostri ringraziamenti, che avevano dedotto, sin dall’atto introduttivo, la mancanza di alcun nesso causale tra le pacifiche manifestazioni dei lavoratori e gli asseriti danni paventati dalla società.
La richiesta di risarcimento danni ai lavoratori licenziati, ha segnato un comportamento spudorato di chi lo ha messo in atto e una condizione di regressione profonda, non degno di una società civile fondata sul lavoro.
Questa vicenda però deve risentire di ulteriori riflessioni da parte di tutti, perché sul banco degli imputati dovrebbe finire chi chiude le imprese con disinvoltura e non i lavoratori che hanno sempre fatto il loro dovere.

Massimo Braccini, segretario generale Fiom Toscana

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