Sviluppo sostenibile, strada ancora lunga Paesi Mediterraneo Report: Italia 30/a in ranking mondiale

Tra i dati emerge che il 12% della popolazione mediterranea è a rischio di povertà e che il 26% è in condizione di obesità. La gestione idrica risulta seriamente compromessa dai cambiamenti climatici.
Siamo entrati nel pieno della ‘Decade of Action’, i 10 anni entro i quali raggiungere i 17 obiettivi di Sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu, ma nessun dei 24 Paesi del Mediterraneo è sulla strada giusta: l’area è 50/a nel ranking mondiale, l’Italia al 30/o posto. E’ quanto emerge dal rapporto 2020 ‘Sustainable development in the Mediterranean – transformations to achieve the Sustainable development goals (Sdgs)’, frutto del lavoro congiunto tra il Santa Chiara Lab dell’Università di Siena, il Sdsn Med e il Sdsn delle Nazioni Unite. Il report sarà presentato il 12 novembre in un evento online organizzato da Sdsn Med e Santa Chiara Lab: tra i partecipanti Jeffrey Sachs, presidente del Sustainable development solutions network, Angelo Riccaboni, presidente del network Sdsn Med, Nasser Kamel, segretario generale dell’Unione per il Mediterraneo. Tra i dati emerge che il 12% della popolazione mediterranea è a rischio di povertà e che il 26% è in condizione di obesità. La gestione idrica risulta seriamente compromessa dai cambiamenti climatici. Tra le azioni necessarie oltre all’adozione di pratiche agricole più sostenibili, quelle di potenziare e diffondere tecniche di acquacoltura e incentivare il trattamento di acque reflue, insufficienti in molti Paesi. Risulta inoltre urgente che i Paesi adottino standard ambientali condivisi per tutelare la biodiversità, i bacini idrici e le aree marine costiere. Ancora il 70% della popolazione vive in città ed è esposta ad alte concentrazioni di polveri sottili. Occorre poi migliorare l’accessibilità ai servizi di trasporto pubblico e la gestione dei rifiuti, potenziare le infrastrutture digitali e garantire una più ampia accessibilità a Internet. Il rapporto ha portato anche alla costituzione di 6 centri geografici, definiti Mediterranean hubs: si occuperanno di educazione e disuguaglianze sociali e di genere (Sdsn France); salute e benessere (Sdsn Spain); energia, decarbonizzazione e produzione sostenibile (Sdsn Greece); cibo, suolo, acqua e mare (Sdsn Mediterranean – Italy, con sede in Italia al Santa Chiara Lab); città e comunità sostenibili (Sdsn Turkey); rivoluzione digitale (Sdsn Cyprus). Il centro italiano, spiega Angelo Riccaboni, anche presidente del S.Chiara Lab, “supporterà le imprese nell’adozione di processi di innovazione e trasformazione in grado di declinare sostenibilità e redditività del settore agrifood”. “I risultati dello studio – commenta poi – confermano le grandi sfide e le enormi opportunità che caratterizzano l’area del Mediterraneo. Abbiamo bisogno di uno sforzo collettivo per dare attuazione ad una reale transizione verso la sostenibilità”. (ANSA).

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