Firenze sta perdendo le sue mani migliori, che per decenni hanno ridato vita ad opere d?arte di ogni genere. L?Opificio delle Pietre dure al collasso. Oggi ci lavorano 100 persone rispetto a una pianta organica di 160 e la prospettiva per il 2015 di perdere il 70% del personale. La colpa del blocco del turn over. Quando un restauratore va in pensione non viene sostituito. Si perde un lavoratore e si perdono capacit sviluppate in anni di lavoro. Potrebbero essere tramandate ai pi giovani, che per non ci sono.I dati sono eloquenti. Degli 11 settori in cui divisa l?attivit dell?istituto, uno dei pi importanti quello dei dipinti. Un tempo ci lavoravano 30 persone, oggi sono 14. Agli arazzi rimasta una sola restauratrice, come a oreficeria e ai tessili (per queste attivit c?erano 4 o 5 addetti). L?anno prossimo andranno in pensione altre 7 o 8 persone, tra cui le due del settore terrecotte, che praticamente scomparir . ®Non possiamo prendere nessuno perch il ministero ormai da molto tempo non fa concorsi, c? il blocco delle assunzioni. La situazione sta diventando drammatica¯, spiega Marco Ciatti, il dirigente vicario dell?Opificio. Nel giro di quattro anni le risorse di personale saranno praticamente azzerate. ®Il grande incremento di organici spiega Ciatti risale all?alluvione, cio a 45 anni fa. Quei professionisti stanno uscendo adesso per raggiunti limiti di et . All?Opificio ci sono pochi giovani e questo un fatto preoccupante¯.La soprintendente dell?Opificio ad interim, Cristina Acidini, chiede al ministero di intervenire: ®Occorre un provvedimento in deroga al blocco delle assunzioni perch in alcuni settori l?istituto in difficolt . Di recente c? stata anche una mozione del consiglio comunale che invita a considerare l?eccellenza di questa istituzione¯. La presa di posizione dell?ottobre scorso e a proporla stato il presidente della commissione cultura di Palazzo Vecchio Leonardo Bieber.I restauratori sono circa la met dei lavoratori, poi ci sono amministrativi, chimici, biologi e un fotografo (erano quattro). Oltre all?attivit di restauro, l?istituto svolge quelle di ricerca e formazione. ®Cerchiamo di trasmettere le nostre competenze prosegue Ciatti Ma con meno addetti sempre pi difficile adempiere anche a questa missione. I giovani che hanno voglia di imparare da noi sono tanti. Si presentano in 3400 per i 15 posti annuali della nostra scuola, che dura 5 anni. Il problema che dopo i migliori non possiamo assumerli. Cos vanno in giro per il mondo a fare i restauratori. Poi c? la ricerca, importantissima per documentare quello che facciamo. Se venisse meno questa funzione, piano piano tutto il mondo del restauro, nazionale e internazionale, sarebbe depauperato¯. Le difficolt di organico portano ad utilizzare sempre pi spesso ditte esterne per fare alcuni lavori e producono anche contratti a termine. In questo momento li hanno una quindicina di ex allievi.Secondo Ciatti, il nuovo ministro ai Beni culturali Lorenzo Ornaghi ha dimostrato attenzione ai problemi di organico, anche se per ora ha annunciato un concorso per il settore dell?archeologia. In realt un concorso qualche tempo fa c? stato ma i risultati sono stati bloccati. Si tratta di quello che ha permesso a 15 lavoratori dell?Opificio inquadrati come assistenti restauratori di diventare restauratori. A queste persone, che lavorano quotidianamente ad alcune delle opere d?arte pi importanti del mondo, lo scatto non stato ancora riconosciuto. Il loro stipendio di 1.350 euro al mese. Poco pi alto di quello di un bidello.Michele Bocci da repubblica.it
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