Siderurgia italiana in buona salute e dai forni cinesi nel 2020 è uscito il 57.6% della produzione mondiale di acciaio

La siderurgia italiana è in salute e chiude i primi otto mesi dell’anno con una produzione (16,3 milioni di tonnellate di acciaio) superiore del 27% rispetto al 2020, anno fortemente condizionato dalla pandemia: una performance migliore anche dei livelli pre-Covid (+6,1% sul 2019) e sostanzialmente in linea con i livelli del 2018, anno particolarmente buono.
E’ quanto è emerso dall’assemblea annuale di Federacciai.
A livello mondiale, la produzione da gennaio ad agosto è cresciuta del 10,6%, evidenziando gli aumenti più significativi in India (+25,6%), Brasile (+20,9%), Stati Uniti (+19,5%), Turchia (+16,7%) e Giappone (+17,0%).
Nel 2020 la Cina ha prodotto 1 miliardo di tonnellate di acciaio, il 56,7% della produzione mondiale (1,878 mld) e la sua escalation è stata rapida e costante passando nel giro di 15 anni dal 15% al 50% della produzione mondiale. La nuova geografia dell’acciaio vede dunque la posizione preminente della Cina e l’avanzare di India, Turchia e Iran, Paesi emergenti che hanno una spiccata vocazione alle esportazioni, dato anche il tenore dei consumi interni, e una attenzione alle problematiche di sostenibilità ambientale e sociale non paragonabili a quelli europei.
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Acciaio: Banzato, preoccupa ipotesi Invitalia su Piombino ‘Caso Terni dimostra che imprenditori pronti a investire’
“In questi giorni la cronaca ci ha confermato che se un asset è strategico ha mercato e gli imprenditori italiani sono disposti a rischiare investendo cifre molto considerevoli. Mi riferisco evidentemente alla Ast di Terni”. Lo ha detto il presidente di Federacciai, Alessandro Banzato, nel corso dell’assemblea della federazione. “La risoluzione positiva della questione di Terni – ha aggiunto -non fa però venir meno la necessità – più volte ribadita sia da noi che dalle Organizzazioni Sindacali – di avviare un confronto con il Mise su un Piano Strategico della siderurgia del nostro Paese”. Il Presidente Banzato, rivolgendosi in particolare al Ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, ha quindi concluso: “Noi siamo sempre pronti e aperti ad affrontare una discussione franca e senza pregiudizi e le chiediamo pertanto di avviare finalmente un confronto anche perché altrimenti a fare il Piano, se non subentreranno interventi di “doping” distorsivi della concorrenza, sarà il mercato senza guardare in faccia nessuno”. Diverso e più complesso è il “caso di Piombino. A scanso di equivoci – conclude Banzato -ribadisco la mia stima per Sanjan Jindal, ma non capisco però cosa vuole fare veramente a Piombino, anche perché in tre anni non abbiamo mai avuto, come Federacciai, l’occasione di incontrarlo e di confrontarci, nemmeno con i suoi collaboratori. Quello che posso dire però è che l’evocazione di un coinvolgimento di Invitalia desta in tutti noi grande preoccupazione” (ANSA).

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