Sentenza Luana D’Orazio, Angelini su Repubblica: “Brutta giornata”

Luana D’Orazio, gli imputati patteggiano e non vanno a processo: si è conclusa così l’udienza preliminare per l’omicidio colposo a Prato della giovane operaia tessile. Su Repubblica l’intervista di Azzurra Giorgi alla segretaria generale Cgil Toscana Dalida Angelini

«Capisco la madre di Luana, le sono vicina. È stata una brutta giornata». Dalida Angelini, segretaria regionale della Cgil Toscana, commenta a caldo la decisione del giudice di accogliere il patteggiamento dei due titolari della ditta in cui lavorava Luana D’Orazio, morta nel maggio 2021.

Angelini, che ne pensa di questa decisione?
«Il patteggiamento è un po’ una forma di ammissione di colpa, vedere che l’accordo è per 2 anni in un caso, e un 1 e 6 mesi nell’altro con la condizionale penso sia un problema. È un fatto grave. Questo Paese non si può indignare ogni volta che accade un fatto e poi, però, non ci sono conseguenze. Mi preoccupa, il messaggio che ne esce è molto negativo. Il fatto di patteggiare, rispetto a una morte sul lavoro avvenuta, come dimostrato dal consulente della procura, per una manomissione, non deve esistere. Andare a processo sarebbe stata la cosa più giusta».

Pensa sia sbagliato prevedere il patteggiamento in casi simili?
«Bisognerà leggere gli atti. Però nessuno ridarà Luana alla sua famiglia. Questa morte ha come conseguenza, al momento, un patteggiamento che, sommato, fa 3 anni e 6 mesi (il terzo imputato ha chiesto il rinvio a giudizio, ndr). La legge lo permette, ma è giusto, di fronte a una morte e un accertamento del fatto che ci sia stata manomissione nella macchina?»

La madre di Luana, Emma Marrazzo, ha detto che si aspettava una sentenza più esemplare.
«La capisco e le sono vicina. La perdita di una figlia credo sia un dolore immenso».

Prima e dopo Luana ci sono state molte altre morti. Perché, mancano i controlli?
«La settimana scorsa abbiamo fatto una manifestazione nazionale, anche con Cisl e Uil, proprio sul tema della sicurezza. Ci sono ancora troppi morti. E la Toscana è nella parte in alto della classifica nazionale (è 5°, secondo l’Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering, che ha calcolato gli incidenti fatali nei primi 7 mesi del 2021, ndr). È estremamente grave. Noi continuiamo, anche al nuovo governo, a chiedere provvedimenti, che si attivino i controlli, e che si metta un’attenzione particolare sul tema. Perché finché la sicurezza viene considerata un costo, e non un investimento, questo Paese rimarrà incivile. Pensiamo anche al rider morto a Firenze qualche settimana fa, ai ragazzi dell’alternanza scuola-lavoro: serve tanta formazione. La stessa Luana ne aveva fatta pochissima, e un orditoio è un macchinario complicato. E poi non ci sono solo le morti, ma anche le malattie. Le invalidità dovute alle malattie gravi sul lavoro sono un costo per la collettività, bisogna metterci un freno».

In che modo?
«Bisogna far entrare nella testa di tutti, dei datori di lavoro, e anche a partire dalle scuole, che lavorare in sicurezza è un diritto fondamentale. Per questo siamo andati in piazza e ci torneremo se non ci saranno risposte. Perché da una parte ci sono governo e politica, dall’altra le imprese: il primo deve attivare controlli, fare quel che compete alla politica, e poi però ci deve essere anche una responsabilità del sistema delle imprese. Non si può tagliare sulla sicurezza, mettere in competizione i lavoratori, assumere con contratti precari e favorire la produttività a danno della sicurezza».

 

LA NOTA DI CGIL PRATO

«Ci sono, probabilmente, delle ragioni tecniche che hanno portato al patteggiamento. Ma in una vicenda così grave, da un’aula di giustizia ci saremmo attesi altro, ovvero il rinvio a giudizio». E’ il commento del segretario generale della Cgil di Prato Lorenzo Pancini, dopo il patteggiamento che ha chiuso l’iter processuale per l’incidente nella fabbrica di Montemurlo che costò la vita alla giovane Luana D’Orazio.
«Anche se tecnicamente è tutto secondo norme e procedure, un sistema giudiziario – continua Pancini – non può prevedere pene da reato infinitamente minori per la morte di una lavoratrice, provocata dall’aver eluso le norme di sicurezza. La sicurezza non può essere considerata un costo, dal momento che c’è sempre in gioco la vita di lavoratrici e lavoratori. E’ bene non dimenticarlo mai».
«E’ una sentenza – conclude il segretario generale della Camera del Lavoro di Prato – che non rende piena giustizia a Luana e ai troppi morti sul lavoro, anche nel nostro territorio, e che rischia di non avere nessun effetto deterrente nei confronti di chi, per il profitto, è disposto ad eludere le cautele antinfortunistiche».

L’INIZIATIVA FIOM CGIL FIRENZE-PRATO-PISTOIA

Riteniamo che la sentenza per la morte di Luana d’Orazio non renda pienamente giustizia per un atto gravissimo che ha causato la morte della lavoratrice al solo scopo di aumentare il profitto di un’azienda.
La sicurezza sul lavoro deve diventare pratica costante e diffusa nell’organizzazione del lavoro in ogni fabbrica, in ogni ufficio, in ogni luogo.
La nostra attenzione ed il nostro impegno continuano ad essere costanti affinché gli incidenti sul lavoro, a partire da quelli mortali, diminuiscano finalmente in maniera rilevante; la vita di una giovane lavoratrice non può essere barattata con una ingiustizia.
Pertanto la Fiom di Firenze Prato e Pistoia proclama un’ora di sciopero, per oggi venerdì 28 ottobre, all’ultima ora di ogni turno di lavoro.
Le RSU delle aziende metalmeccaniche delle tre province possono articolare in maniera diversa lo sciopero.

Le Segreterie della Fiom/Cgil di Firenze-Prato-Pistoia

Sentenza Luana D’Orazio, la madre al Governo: verificare procedimento

“Faccio appello al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro della Giustizia Carlo Nordio per verificare gli atti del procedimento che ha portato al patteggiamento per i titolari della ditta in cui è morta mia figlia mentre stava lavorando”. Così Emma Marrazzo, la madre di Luana D’Orazio – la 22enne morta il 3 maggio 2021 a Montemurlo (Prato) trascinata dall’orditoio in cui lavorava, all’indomani del patteggiamento della pena a due anni di reclusione per Luana Coppini, titolare dell’azienda in cui è avvenuto l’incidente mortale, e a un anno e sei mesi per il marito Daniele Faggi, alla guida di fatto di quella stessa ditta. Secondo Marrazzo “la legge non è adeguata se permette di arrivare ai condannati a pene così lievi”. “È dimostrato – aggiunge Marrazzo – che al macchinario a cui lavorava mia figlia erano state rimosse le sicurezze e messa una staffa più lunga del dovuto, che era non conforme, diversa da quella data in dotazione dalla casa madre produttrice dell’orditoio”. La madre di Luana richiama infine l’opinione pubblica a una riflessione: “Ho sentito parlare alcuni avvocati di sentenza giusta, però è il risultato è esattamente l’opposto di quel che predicava il presidente Sergio Mattarella su questo caso, che aveva parlato di leggi che vanno applicate”. (ANSA).

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