Semplificazioni: Landini, scelta indecente. Pronti a sciopero Paese indietro 20 anni

“È una vera scelta indecente quella che si appresta a fare il governo” ed è per questo che siamo pronti e valutiamo lo sciopero generale. Lo dice Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, in un’intervista a ‘La Repubblica’ parlando del decreto Semplificazioni e in particolare di: “liberalizzazione del subappalto, gare al massimo ribasso, e poi ci mancava pure l’appalto integrato, quello che affida allo stesso soggetto la progettazione e l’esecuzione dell’opera. Trovo del tutto sbagliato e grave l’orientamento che il governo sembrerebbe prendere. Così si torna indietro di 20 anni, ai tempi del governo Berlusconi e del suo ministro Lunardi”. Quanto alla proposta di Letta sulla tassa di successione secondo lui “la dote principale che si dovrebbe fornire ai giovani” è “quella di un lavoro stabile, sicuro e non precario. Certo, il problema della riforma fiscale esiste come quello di una diversa redistribuzione della ricchezza per combattere le diseguaglianze crescenti. Penso sia di sinistra rimettere al centro il lavoro, non licenziare, investire sulla sanità pubblica e su un nuovo modello di stato sociale. Insomma, in questa fase non puoi licenziare i padri e offrire un lavoro precario ai figli. Mi permetto di dire che serve un progetto di cambiamento di più ampio respiro”. “Abbiamo già visto che cosa significa – prosegue – riduzione dei diritti, scarsa qualità del lavoro” e “delle opere, maggiore insicurezza nei cantieri e il rischio di alimentare corruzione e illegalità”. Pronti allo sciopero generale? “Alcune nostre categorie unitariamente sono già pronte. Noi, conseguentemente, lo valuteremo insieme a Cisl e Uil. Al governo stiamo dicendo che non va, che sta sbagliando. Si era impegnato a discutere con noi prima di approvare le riforme e i decreti, invece non lo sta facendo. Dunque è chiaro che se non cambia direzione ragioneremo su tutte le forme di mobilitazione necessarie, nessuna esclusa”. “Noi ci stiamo giocando ora il futuro del Paese – afferma – per ridurre i tempi bisogna fare le assunzioni, ridurre e riqualificare le stazioni appaltanti. La questione centrale deve essere quella della qualità dei progetti, non semplicemente quella dei costi. Non possiamo tornare a prima della pandemia, quel prezzo lo abbiamo già pagato. Gli investimenti e le riforme che possiamo fare, grazie alle risorse del Recovery fund, devono servire a cambiare il Paese e a valorizzare il lavoro. Dunque se la questione è la reingegnerizzazione dei processi delle procedure, noi siamo pronti a fare la nostra parte”. Sui licenziamenti: “È un primo passo, ma non risolutivo. Noi chiediamo la proroga del blocco generalizzato per tutti fino ad ottobre per poter definire nel frattempo la riforma degli ammortizzatori sociali”. Poi dice che il governo sta sottovalutando la questione sociale: “Trovo inaccettabile la logica che indica nei licenziamenti la strada per le riorganizzazioni aziendali”. (ANSA).
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L’INTERVISTA SU REPUBBLICA

 

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