“Saremo minoritari ma siamo convinti che il rapporto con gli insegnanti e tra studenti sia essenziale, quindi, anche complice il fatto che con i dati ce lo possiamo permettere, in Toscana il 7 gennaio si riparte con le scuole secondarie superiori”. Così il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. In Toscana le scuole ripartiranno “secondo le indicazioni dell’ordinanza del ministro della Salute Speranza, ovvero al 50%” di didattica in presenza, “se poi i dati epidemiologici peggiorano si tornerà alla dad in modo esclusivo”.
Gli studenti delle superiori della Toscana, ha poi precisato il presidente della Regione, Eugenio Giani in conferenza stampa, faranno “una settimana dal 7 al 15 gennaio al 50% di didattica a distanza e poi dal 15 al 75% in presenza”. “Riteniamo – ha aggiunto – che vi sia la necessità di fare di tutto affinché i ragazzi tornino a comunicare tra loro. Magari sarà per un breve periodo perché poi i dati ci porteranno a vedere la zona arancione, magari lo faremo per qualche giorno, ma il segnale che i ragazzi possano ritrovarsi tra di loro è importantissimo. Noi dobbiamo essere coraggiosi e riportare i ragazzi a scuola perché l’anno scolastico ne ha bisogno”. Secondo Giani, “anche poter avere un giorno sì e un giorno no in classe consente a quel 50% di didattica a distanza di essere concordata il giorno prima a scuola e, quindi, di essere ben impostata. Inoltre permette ai ragazzi di ritrovare per metà della settimana la loro socialità, di ritrovare il loro rapporto diretto”. (ANSA).
Scuola: Iss, ambienti relativamente sicuri Deve far parte di un sistema di test tracciamento
Allo stato attuale delle conoscenze le scuole sembrano essere ambienti relativamente sicuri, purché si continui ad adottare una serie di precauzioni ormai consolidate quali indossare la mascherina, lavarsi le mani, ventilare le aule, e si ritiene che il loro ruolo nell’accelerare la trasmissione del coronavirus in Europa sia limitato. Lo scrive in un Rapporto l’Istituto Superiore di Sanità che analizza l’andamento epidemiologico nazionale e regionale dei casi di Covid-19 in età scolare (3-18 anni), “La decisione di riaprire le scuole comporta un difficile compromesso tra le conseguenze epidemiologiche e le esigenze educative e di sviluppo dei bambini. Per un ritorno a scuola in presenza, dopo le misure restrittive adottate in seguito alla seconda ondata dell’epidemia di COVID-19, è necessario bilanciare le esigenze della didattica con quelle della sicurezza. Le scuole devono far parte di un sistema efficace e tempestivo di test, tracciamento dei contatti, isolamento e supporto con misure di minimizzazione del rischio di trasmissione del virus, compresi i dispositivi di protezione individuale e un’adeguata ventilazione dei locali”. L’esperienza di altri Paesi, spiega ancora il Rapporto, mostra che il mantenimento di un’istruzione scolastica in presenza dipende dal successo delle misure preventive adottate nella comunità più ampia. Quando sono in atto e ampiamente seguite misure di mitigazione sia a scuola che a livello di comunità, le riaperture scolastiche pur contribuendo ad aumentare l’incidenza di COVID-19, causano incrementi contenuti che non provocano una crescita epidemica diffusa. (ANSA).
Covid: studio,nessuna relazione apertura scuole e 2/a ondata Incidenza positività studenti più bassa che resto popolazione
Non c’è evidenza di correlazione tra l’apertura delle scuole e la seconda ondata pandemica in Italia, tanto che l’incidenza di positività al Coronavirus tra gli studenti italiani (108/10.000) è stata inferiore a quella registrata nella popolazione generale, indipendentemente dalla tipologia di istituto considerata. Contrariamente, tra gli insegnanti e il personale non docente l’incidenza è stata due volte superiore a quella della popolazione generale (circa 220/10.000). Lo evidenzia uno studio condotto attraverso dati raccolti dal sistema di rendicontazione nazionale istituito dal Miur tra il 12 settembre e il 7 novembre 2020, pubblicato, in forma preprint, nelle scorse settimane sulla piattaforma MedRxiv. Nei giorni scorsi l’articolo è stato pubblicato, in sintesi e tradotto, anche sul sito dell’Ars della Toscana, l’Agenzia regionale di sanità. Il database ministeriale utilizzato contiene i dati sulla positività da Covid provenienti da 7.976 istituti scolastici pubblici (97% del totale), pari a 7.376.698 studenti, 775.451 insegnanti e 206.120 dipendenti. In base ai risultati, si legge sul sito dell’Ars, “gli autori sostengono che anche durante il picco della seconda ondata negli istituti scolastici gli studenti sono risultati meno infetti degli adulti e, nel complesso, a fronte di un tasso di positività molto basso tra gli studenti, il sistema di quarantena è stato molto diffuso. Inoltre gli autori suggeriscono che la ricerca dei contatti secondari dia luogo a un numero elevato di tamponi per contatto, soprattutto quando il caso indice è uno studente, superiore alla media nella popolazione generale”. Lo studio evidenzia inoltre la mancanza di una relazione temporale tra l’apertura delle scuole e l’aumento del valore Rt. Gli autori concludono infatti che “i dati non dimostrano un’associazione diretta tra la riapertura della scuola e l’aumento dell’indice Rt analizzato su base regionale”. In vista della riapertura delle scuole in Toscana il 7 gennaio, Fabio Voller di Ars sottolinea che “è importante implementare, come la Toscana sta facendo, la capacità di tracciamento con la campagna ‘Scuola sicura’ che interessa le superiori” e partirà a breve con lo screening sugli studenti. (ANSA).