Pensioni e non solo, scontro governo-sindacati Draghi lascia il tavolo (per un impegno)

Le parti si riuniranno di nuovo domani. A palazzo Chigi presenti anche Franco e Brunetta e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil

Il presidente del consiglio dei ministri, Mario Draghi, ha lasciato l’incontro con i sindacati sulle pensioni. Ufficialmente, il premier avrebbe avuto un impegno, ma pare che le parti siano state molto vicine alla rottura. Motivo per cui l’appuntamento è stato rinviato a domani.
Troppo poco per i sindacati la proroga di Opzione Donna e l’estensione dell’Ape social ad altre categorie di lavoratori gravosi. In manovra dovrebbe esserci anche il finanziamento di un fondo ad hoc per il taglio delle tasse, ma il presidente del Consiglio ha messo un punto fermo: dal sistema contributivo non si torna indietro.
Prima del vertice, inoltre, il ministro dell’Economia Franco ha incontrato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli e il ministro della Cultura Dario Franceschini per definire la linea del governo.
I sindacati, però, erano arrivati all’appuntamento con l’intenzione di dare battaglia: «Se non ci saranno risposte valuteremo cosa fare» dice il segretario Uil Pierpaolo Bombardieri che arrivando a palazzo Chigi ha detto: «Ricordiamo la lettera di Draghi che diede inizio al governo Monti, le condizioni oggi sono cambiate – continua – dobbiamo dare risposte ai giovani e alle donne, non si può cambiare sulle pensioni a ogni tornata elettorale».
«Penso a una riforma fiscale e a una seria lotta all’evasione fiscale – ha detto il segretario della Cgil, Maurizio Landini – Così come a una riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti e sui pensionati. E una vera lotta alla precarietà. Non è possibile assistere passivamente alla crescita di forme di lavoro precario che non fanno altro che aumentare frammentazione e divisione sociale. Basta mettere in competizione le persone che per vivere devono lavorare».

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Così su collettiva.it

Tavolo teso tra Draghi e i sindacati. Landini: “Il governo deve investire sul mondo del lavoro o sarà mobilitazione. Non è più accettabile che la crescita continui a produrre precarietà”

Clima teso al tavolo tra il premier Draghi (che ha lasciato l’incontro per un altro impegno) e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Landini Sbarra e Bombardieri. Il confronto è proseguito con i ministri Brunetta, Franco e Orlando e riprenderà probabilmente domani per “approfondire alcuni aspetti specifici“, fa sapere Palazzo Chigi.

La manovra al centro del confronto non raccoglie il favore dei sindacati mentre sulle pensioni, come largamente atteso, il dialogo si è tradotto in una sorta di braccio di ferro. Al centro il no delle tre sigle sindacali ad un ritorno alla legge Fornero seppure dilazionata negli anni; no a quota 102, sì invece ad un pensionamento flessibile dai 62 anni di età con 20 anni di contribuzione minima.

“Di accordi non ce ne sono stati. Abbiamo chiesto delle risposte al governo e ad oggi non ce le ha date: ci ha ribadito che il perimetro della manovra è quello presentato, con 600 milioni di spesa per la riforma delle pensioni, ma con tale cifra non fai una riforma degna di questo nome”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini al termine dell’incontro con il governo.

“Ci hanno confermato – ha proseguito il numero uno di Corso Italia – che allo stato quelle sono le decisioni prese e giovedì dovranno discutere. Noi abbiamo reso esplicito il nostro giudizio: il governo deve investire sul mondo lavoro e non contro. Se la decisione del governo confermerà questa impostazione – ha concluso – è chiaro che nei giorni successivi dovremo valutare quali iniziative mettere in campo per portare a casa risultati per i giovani e il Paese”.

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