Rischio liquidità per 100 mila imprese, +6.5% usura. I dati nel rapporto “La tempesta perfetta” di Libera

Impennata del numero di interdittive antimafia che nei primi nove mesi dell’anno viaggia alla media di sei al giorno, 23 prime attività pre investigative collegate alla criminalità organizzata, più 6,5 per cento di usura, rischio liquidità per circa 100mila imprese, società di capitali e allarme per i cybercrimes in aumento rispetto allo scorso anno. Sono alcuni dei dati contenuti nel rapporto “La tempesta perfetta, le mani della criminalità organizzata sulla pandemia”, curato da Libera e da Lavialibera riferito ai mesi della pandemia.
“Se è vero che mafiosi e corrotti approfittano da sempre delle sciagure sociali e naturali – pensiamo solo al malaffare fiorito attorno ai progetti di ricostruzione post-terremoto – è anche vero – dichiara Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera – che le conseguenze della pandemia rischiano di produrre danni permanenti e strutturali se non sarà realizzato quel cambiamento di paradigma politico-economico a cui sempre il Papa ci richiama con forza, nella consapevolezza che quello che ci governa – e dal quale ci lasciamo governare – è un ‘sistema ingiusto alla radice’. Impegno a cui anche questo rapporto ci richiama con forza. Colpisce infatti, tra i molti aspetti denunciati, il rischio di una progressiva assuefazione e, quindi, normalizzazione del fenomeno criminale mafioso e di tutte le storture che lo alimentano. Rischio tanto maggiore in quanto le mafie hanno adottato da tempo una strategia di basso profilo, privilegiando il crimine informatico, la corruzione e tutta una serie di reati collaterali capaci di garantire enormi profitti senza quasi destare allarme sociale. Conoscenza, corresponsabilità e, quindi, impegno. Ingredienti- conclude Luigi Ciotti- necessari per contrastare mafie e altri parassiti del bene comune, ingredienti che più che mai oggi, nella crisi epocale determinata dal Covid, devono ispirare le nostre azioni, affinché dalla crisi scaturisca una svolta”. Nel rapporto viene presentato uno studio dei ricercatori della Banca d’Italia che hanno analizzato l’impatto dello shock generato dall’epidemia di Covid-19 sul fabbisogno di liquidità, la patrimonializzazione, la redditività e la struttura finanziaria di circa 730.000 società di capitali italiane. I dati si riferiscono per le sole società di capitali, che costituiscono un sottoinsieme altamente rappresentativo delle imprese attive in Italia (80 per cento del valore aggiunto e 87 per cento del fatturato complessivi). Nel dettaglio -scrivono i ricercatori Banca d’Italia – in assenza delle misure di sostegno, la riduzione dei fatturati generati dall’emergenza Covid-19, avrebbe determinato un fabbisogno di liquidità di circa 48 mld di euro per 142.000 imprese (19 per cento del campione totale). Le misure di sostegno previste dal Governo hanno permesso a 42.000 delle 142.000 imprese di fronteggiare le loro esigenze di liquidità. Il fabbisogno di liquidità delle rimanenti 100.000 imprese ammonterebbe però a circa 33 mld di euro. Sono i primi effetti della crisi che solo in parte è stata ammortizzata dagli interventi del Governo (contributi e finanziamenti garantiti) ma che andando ad incidere su un sistema imprenditoriale già fortemente compromesso ha considerevolmente amplificato la probabilità di insolvenza delle imprese, ovvero la loro probabile incapacità di fare fronte ai debiti. Centomila imprese, un numero che preoccupa e che pone tanti interrogativi. Quante di queste imprese ritorneranno sul mercato salvate da una liquidità “sporca” che necessita di essere riciclata? Una domanda per ora senza risposta. “Oggi – commenta Libera – sappiamo che queste imprese si trovano in difficoltà per carenza di liquidità e per sotto patrimonializzazione, il timore è che domani una significativa frazione di queste imprese rischi di rappresentare un interessante obiettivo per la criminalità organizzata. Speriamo solo di essere smentiti”. (ANSA).

Mafia: +6,3% interdittive in piena emergenza pandemia Aumentano crimini informatici +23%, Report Libera
In piena emergenza pandemia si registra un’impennata del numero di interdittive antimafia emesse dalle prefetture nei confronti di aziende controllate o condizionate dalle organizzazioni criminali. Nei primi nove mesi dell’anno si viaggia alla media di sei interdittive al giorno. Il ministero dell’Interno ne registra 1.637 (nello stesso periodo del 2019 erano state 1540) con un incremento del 6,3 per cento. Gli aumenti maggiori si registrano in Campania che passa dalle 142 interdittive del 2019 alle 268 del 2020 (+229 per cento) segue Emilia Romagna con + 89 per cento ( passa dalle 115 del 2019 alle 218 del 2020) Puglia che passa da 101 a 112( +11 per cento). Da segnalare le new entry della Sardegna che passa da zero interdittive del 2019 alle otto del 2020, le Marche da zero del 2019 alle dieci del 2020, Trentino Alto Adige da zero a due interdittive. Significativo il dato del Molise che passa dalle sei interdittive del 2019 alle 28 del 2020(+366 per cento) e della Toscana con 26 interdittive nel 2020 erano dieci nel 2019( +160 per cento). E’ quanto emerge dal rapporto “La tempesta perfetta” a cura di Libera Associazioni e Lavialibera. Inoltre nel primo semestre 2020 si registra un forte incremento di crimini informatici (furti di identità digitale, frodi informatiche, donazioni di carte di credito e altre forme di reato online), con 9.380 delitti, alla media di 52 denunce al giorno (+23 per cento rispetto stesso periodo nel 2019). (ANSA).

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