Ripensare Prato, la Cgil ha presentato le proposte per un nuovo distretto

“Ripensare Prato”: non è lo slogan o il logo con cui la Cgil si è presentata nella conferenza stampa odierna, il progetto lanciato dalla Camera del Lavoro di Prato e dai suoi vertici confederali, il segretario generale Lorenzo Pancini, e i segretari Massimiliano Brezzo (segretario generale Filctem), Manuela Marigiolli e Cristina Pierattitini, intitolato “Il distretto che vogliamo”, è il disegno di un sistema socio-economico locale che “deve cambiare radicalmente e velocemente”, con “la crescita dimensionale delle imprese tramite aggregazioni”, per “posizionarsi sulle fasce alte del mercato”, con “produzioni green di alta qualità”, in “una filiera digitalizzata e totalmente tracciabile”, capace di “dimostrare la propria sostenibilità ambientale e sociale”, di “affrontare e risolvere il problema dell’illegalità e dello sfruttamento lavorativo che lo identifica nel mondo”, “senza lasciare indietro nessuno”. Un progetto offerto dalla Cgil ai suoi interlocutori sociali e istituzionali per «recuperare velocemente la capacità di formulare proposte condivise» (Pancini), e cogliere «l’ultimo treno» (Brezzo) rappresentato dai fondi europei del programma Next Generation Eu, e dai relativi progetti «da presentare entro aprile e ancora da scrivere» (Brezzo), senza però pensare «di chiedere soldi per finanziare il sistema attuale, perchè la pandemia ha reso esplicita una crisi già evidente» (Brezzo), e «perché – sintetizza Pancini – il distretto che noi vogliamo deve essere funzionale alle politiche dell’Unione europea: green economy, transizione digitale, economia circolare, lavoro». La Cgil di Prato, che già si è attrezzata con l’Osservatorio sulla crisi pandemica, incardina le proposte per un “nuovo distretto” sulla sua base industriale, «altrimenti non c’è alcuna possibilità di sviluppo» (Pancini): l’aumento delle dimensioni delle aziende, con aggregazioni orizzontali e verticali tra imprese di fase, committenti e terzisti; la creazione di rapporti simbiotici tra le imprese aggregate e quelle IT a più alto valore aggiunto del territorio, con l’obiettivo di utilizzare le nuove tecnologie nelle fasi di innovazione di prodotto, di processo e di commercializzazione; la creazione di un polo integrato della moda, tessile e abbigliamento, che sappia presentarsi come distretto ai grandi marchi ed entri a far parte delle filiere produttive toscane del lusso, dalle quali Prato è esclusa. Un progetto industriale di tale portata non può realizzarsi (“non c’è futuro” declama il documento) “nella convivenza con lo sfruttamento e l’illegalità”. La Cgil non chiede solo controlli, il più possibile mirati per “andare a colpo sicuro”, e con un valore deterrente anche per recuperare evasione fiscale e contributiva («i controlli si autofinanzierebbero con il recupero di evasione fiscale e contributiva»), si spinge oltre fino a chiedere alla Regione un piano integrato per “l’emersione, la protezione e tutela delle vittime di sfruttamento lavorativo”, dal momento che la “mancanza di garanzie (e di risultati) per chi denuncia il proprio sfruttamento” è “l’ostacolo da abbattere per la risoluzione de problema”. Da qui la proposta di integrare e rinnovare in un unico documento i protocolli scaduti a dicembre, sottoscritti separatamente dal sindacato e dal Comune con la Procura della Repubblica. Un nuovo distretto è tale per la Cgil se non taglia la sua base occupazionale (1500 posti persi in un anno, ed altri 15-20 mila congelati se si traducono in unità lavorative le ore autorizzate di cassa integrazione): «Non può sorgere senza le competenze del mondo del lavoro, la perdita del lavoro è perdita anche di competenze. Non è solo una questione etico-sociale, è un danno anche economico» (Pancini). Servono quindi interventi che salvaguardino l’occupazione con la proroga del blocco dei licenziamenti “fino alla ripresa della crisi post pandemica”; la riforma degli ammortizzatori sociali in senso universalistico e la loro proroga con causale “Covid-19”; ma anche interventi locali che tutelino salari e redditi, falcidiati dal ricorso alla cassa integrazione, con l’incremento della fascia d’esenzione dell’addizionale Irpef; la riduzione per le utenze domestiche della parte variabile della tassa dei rifiuti; la proroga del blocco degli sfratti; il contributo straordinario scanso sfratto per morosità incolpevole causale Covid-19; il contributo straordinario affitto causale Covid-19.
Cgil Prato

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