Regioni: Toscana; Giani, Patto per lo sviluppo va riscritto

Il Patto per lo sviluppo siglato nel 2019 dalla Regione Toscana con le parti sociali “va riscritto su quelli che sono gli investimenti e gli impegni che noi oggi abbiamo”. Lo ha affermato Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, intervenendo a un’iniziativa online promossa oggi dalla Uil Toscana. “Il Patto per lo sviluppo – ha spiegato – è un documento che nasceva nell’estate scorsa, redatto nello scorso autunno, ma voi vi rendete conto che rispetto a quello che è accaduto in questo anno è come se fosse stato scritto un secolo fa: ovvero, su un Paese che ancora non aveva vissuto la pandemia che ben conosciamo, e che ha completamente capovolto gli aspetti sui quali poter puntare”. Per quel che riguarda opere da realizzare con urgenza, com’è stato il caso della trasformazione di parte del polo ex-Creaf in ospedale Covid, Giani sostiene che “con molta intelligenza dobbiamo trovare delle procedure che ci possano portare a realizzare le opere senza dover ricorrere agli interventi della Protezione civile. Quindi sul Patto per lo sviluppo ci riconfronteremo ed individueremo gli obiettivi, ma contemporaneamente vi è la necessità di ripensare un modello della Pubblica amministrazione oggi troppo appesantito da procedure assolutamente allucinanti”. (ANSA).

Recovery: Giani,megaprogetti sono difficilmente realizzabili  ‘Pericolosa tendenza a regionalismo subordinato a Governo’
In tema di Recovery Fund “il centralismo delle scelte nella lettura che io ho fatto delle 150 pagine che sono state pubblicate 3-4 giorni fa dalla Presidenza del Consiglio mi porta a vedere megaprogetti che, sono convinto, saranno difficilmente realizzabili proprio per la loro grande entità”. Lo ha affermato Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, lamentando “una pericolosa tendenza che io definisco di regionalismo subordinato”, ossia “subordinato a indicazioni centralistiche che dà solo ed esclusivamente il governo”. Ad esempio “il governo – ha spiegato Giani, intervenendo a un’iniziativa online promossa dalla Uil Toscana – ha diviso le regioni attraverso discipline diverse, zona gialla, zona arancione e zona rossa, nella legislazione sulla pandemia: in realtà nessun potere, nemmeno di far ascoltare la propria voce, viene dato alle regioni”. Secondo il governatore toscano, tuttavia, anche in merito al Recovery Fund “noi abbiamo letto dai giornali che cosa verrà fatto con questi 209 miliardi”. Per Giani “qualcuno dirà che è il solito conflitto di potere Regioni-Stato. Sono convinto che se noi sul Recovery Fund avessimo scelto, e spero di poter scegliere, la strada di medi e piccoli progetti, ma molto concreti, e con progettazione esecutiva, noi i soldi li investiremmo”.
Opere come Corridoio Tirrenico, nodo Tav con il tunnel sotto di Firenze, terza corsia dell’Autostrada A1, e i tre appalti che servono per completare la Due Mari da Grosseto a Siena, “seguendo le procedure che si dovranno seguire – ha affermato Giani citando questi lavori in Toscana – per la lunghezza dei tempi a cui portano le opere oltre i 50 milioni, fra Via, Vas, elemento partecipativo richiesto con le documentazioni comunitarie, probabilmente saranno progetti che non verranno realizzati” nel contesto delle iniziative legate al Recovery Fund. Dunque, per il governatore della Toscana, “se vogliamo attivare il volano” degli investimenti, bisogna puntare su “piccoli e medi progetti che hanno già una procedura esecutiva, che hanno una prospettiva di realizzazione più breve, e sono i progetti che presentano i Comuni e le Regioni. Quanto spazio c’è per questi progetti nel documento presentato dal presidente del Consiglio? Per quello che ho visto ce n’è zero”, quindi “o sinceramente si coglie quello che è il senso previsto nell’articolo 5 della Costituzione per Regioni e Comuni, o altrimenti la strada del regionalismo subordinato potrà infastidire il presidente della Regione, ma soprattutto da un punto di vista dell’interesse dei cittadini e della concretezza è una strada sbagliata, perché l’Italia quando ha imboccato questa strada del centralismo ha sbattuto il capo verso il binario morto”. (ANSA).

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