REFERENDUM: SI VOTERA’ IL 21 GIUGNO. IL GOVERNO CERCA L’ASSENSO DELL’OPPOSIZIONE

Restano data del referendum e provvedimenti in aiuto alle popolazioni terremotate i problemi allo studio del governo, prima che Camera e Senato riaprano i battenti la prossima settimana.Oggi potrebbe sciogliersi definitivamente il rebus sulla data del voto referendario. Scartato l’accorpamento in un unico election day il 6 e 7 giugno, quando si terranno elezioni europee ed amministrative per la ferma opposizione della Lega, restano due possibilita’: 14 o 21 giugno.Il governo punta sulla soluzione di buon senso che gioca a favore del 21 giugno, data in cui si terranno i ballottaggi per le elezioni dei sindaci e dei presidenti delle province.Se la scelta cadesse sul 14 giugno, ci troveremmo infatti di fronte a una terza scadenza elettorale nello stesso mese che certo farebbe piacere alla Lega, il cui obiettivo e’ far fallire il referendum, ma risulterebbe incomprensibile all’opinione pubblica.L’orientamento favorevole al 21 giugno e’ stato messo a punto in un vertice di maggioranza che si e’ tenuto nella residenza romana di Palazzo Grazioli del premier Silvio Berlusconi. I ministri leghisti Roberto Maroni e Roberto Calderoli, alla fine della riunione, hanno espresso la convinzione che il referendum verra’ fissato per il 21 giugno.Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchetto, capigruppo del Pdl al Senato e alla Camera, hanno spiegato che in ogni caso la maggioranza chiedera’ una consultazione alle opposizioni per verificare se l’ipotesi migliore per svolgere il referendum sia il 14 o il 21 di giugno. Ma anche loro hanno chiarito che se si vogliono risparmiare dei soldi da destinare alle popolazioni terremotate e trovare una soluzione ragionevole non ci sono alternative al 21 giugno.Dario Franceschini, segretario del Pd, commenta l’esito del vertice di maggioranza dicendo che Berlusconi ha ceduto al ricatto di Bossi e della Lega, gli italiani devono sapere che pagheranno inutilmente centinaia di milioni di euro in un momento in cui tutte le risorse del paese servirebbero all’emergenza in Abruzzo.Parole molto polemiche da parte di Antonio Di Pietro, leader dell’Idv: Fissare il referendum in qualsiasi data diversa da quella del 6-7 giugno e’ una presa in giro, una truffa, oltre che un’azione di peculato politico.Che si voti il 14 o il 21 giugno, significa comunque che ci saranno 300 o 400 milioni di euro gettati dalla finestra. Noi siamo comunque pronti a fare i referendum in qualunque data, e’ il commento di Giovanni Guzzetta, del Comitato promotore dell’iniziativa referendaria.Per ora, a causa della querelle sulla data, restano in ombra i contenuti dei tre quesiti referendari. I primi due puntano a cancellare il meccanismo che prevede l’attribuzione del premio di maggioranza alla coalizione che ottiene piu’ voti, per assegnarlo invece alla singola lista piu’ votata (da qui la ferma opposizione della Lega). L’obiettivo dei promotori e’ impedire che si creino coalizioni a scopo elettorale.Il terzo quesito cancella le candidature multiple con l’obiettivo di evitare che i leader dei partiti possano presentarsi in piu’ circoscrizioni elettorali e risultare eletti in piu’ di una. I quesiti non reintroducono il voto di preferenza (Non era possibile tecnicamente, spiegano i promotori).Per quanto riguarda il decreto a favore delle popolazioni terremotate, il governo sta studiando la possibilita’ di un prelievo extra sui redditi degli italiani piu’ ricchi che hanno redditi oscillanti tra i 130 e i 140 mila euro o superiori. Secondo le prime stime, con questa soluzione si riuscirebbero a reperire 12 miliardi di euro.Ieri sera, Palazzo Chigi ha pero’ smentito che questa decisione sia gia’ stata assunta dall’esecutivo. La notizia si era diffusa dopo un summit tra il premier Berlusconi e Giulio Tremonti, ministro dell’Economia.In vista della riunione straordinaria del Consiglio dei ministri che si terra’ la prossima settimana a L’Aquila, Tremonti non demorde intanto dall’idea della possibilita’ di destinare il 5 per mille ai terremotati. Non soldi in meno al volontariato, ma soldi in piu’ per il terremoto, ha precisato il ministro.Questa soluzione e’ stata pero’ bocciata in modo bipartisan da una nota congiunta di Maurizio Lupi e Maurizio Gasparri (Pdl), Vannino Chiti e Ugo Sposetti (Pd) che a nome dell’Intergruppo per la sussidiarieta’ hanno chiesto a Tremonti di recedere dalla sua idea che metterebbe in difficolta’ le organizzazioni no-profit.asca

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