REFERENDUM: NELLE MANI DELLA LEGA IPOTESI DI ELECTION DAY

Camera e Senato sono chiusi per l’intera settimana ma il dibattito politico non si ferma. E’ il problema della data del referendum sulla legge elettorale a far discutere. Accorpare o meno il voto referendario con l’election day gia’ in calendario il prossimo 6 e 7 giugno con le elezioni europee e amministrative, destinando i soldi risparmiati alle popolazioni terremotate? Silvio Berlusconi ha annunciato che della questione se ne parlera’ nella prossima riunione del Consiglio dei ministri che dovrebbe tenersi a L’Aquila. Il premier si e’ dichiarato disponibile a prendere in considerazione l’accorpamento: Penso che valga la pena fare un ulteriore riflessione perche’ le argomentazioni che sono state esposte a favore di questa soluzione sono degne di approfondimento.Spetta a Roberto Maroni, ministro leghista degli Interni, istruire la questione per il governo. Secondo le indiscrezioni provenienti da Palazzo Chigi, un orientamento definitivo dell’esecutivo potrebbe essere preso entro giovedi’.Della questione discute oggi il Consiglio federale della Lega, la forza che piu’ di altre si oppone all’accorpamento delle scadenze elettorali. Finora gli esponenti di governo del Carroccio si sono schierati decisamente per il no facendo prevalere le ragioni politiche su ogni altra considerazione.Del resto se il quesito referendario raggiungesse il quorum e prevalessero i si’, la modifica dell’attuale legge elettorale comporterebbe che il premio di maggioranza invece di andare alla coalizione vincente premierebbe il partito che ha ottenuto piu’ voti. Facile intuire che sono le forze minori a essere penalizzate. La Lega e’ l’unico partito alleato al centrodestra, dopo la recente nascita del Pdl.Oltre che sulle ragioni di opportunita’ politica sull’unificazione delle giornate elettorali, la polemica investe anche la quantita’ di soldi che verrebbero risparmiati con questa soluzione. Maroni, e’ stato netto: Berlusconi sa come la pensa la Lega, il risparmio derivante e’ di soli 173 milioni.Secondo il Comitato promotore del referendum e il Pd, anch’esso favorevole a un unico election day, i soldi risparmiati oscillerebbero tra i 300 e i 400 milioni di euro: una somma non piccola e imprevista da destinare all’Abruzzo terremotato.La Lega ha puntato finora al fallimento del referendum: tre scadenze elettorali nel mese di giugno aiuterebbero a far salire la quota di astensione (6 e 7 elezioni europee, 21 i ballottaggi per le elezioni dei sindaci e un’altra data da fissare per il voto referendario).Giovanni Guzzetta, il giurista che presiede il Comitato referendario, invita la Lega a dire senza tentennamenti quello che pensa: Ci si batta pure contro il referendum ma non si usi la propria posizione istituzionale per boicottare un’iniziativa che e’ prevista dalla Costituzione e che i cittadini vogliono.Mario Segni, ex dirigente democristiano che affianca Guzzetta nell’iniziativa referendaria, ha intanto rivelato di essersi incontrato con Massimo D’Alema. L’ex ministro degli Esteri gli avrebbe detto di essere favorevole non solo all’accorpamento elettorale ma alla vittoria del si’ nel referendum.Sul fronte del governo, c’e’ da segnalare la posizione di Ignazio La Russa, ministro della Difesa, favorevole all’accorpamento delle scadenze elettorali. Uguale posizione e’ quella di Daniele Capezzone, portavoce del Pdl. Fabrizio Cichitto, capogruppo del Pdl a Montecitorio, sottolinea polemicamente rivolgendosi alla Lega che nessuna componente della maggioranza puo’ imporre alle altre le proposte estreme della sua impostazione originaria.Quanto agli aspetti tecnici del problema, dal 15 aprile la legge consente di fissare la data precisa del referendum.C’e’ tempo fino a mercoledi’ 22 aprile se si vuole realizzare un unico election day il 6 e 7 giugno incorporando anche il voto referendario.Una mediazione con la Lega, che pero’ scontenterebbe i promotori del referendum e il Pd, potrebbe essere quella di fissare il voto sul referendum domenica 21 giugno, data degli eventuali ballottaggi per l’elezione dei sindaci. La soluzione piu’ discutibile sarebbe quella di fissare il voto referendario per domenica 14 giugno nel mezzo di due tornate elettorali.Se prevalesse la mediazione del 21 giugno, sarebbe pero’ relativo il risparmio dei soldi da destinare alle zone terremotate. Il governo, in questa eventualita’, dovrebbe emanare anche un decreto ad hoc perche’ a norma di legge il voto del referendum deve tenersi entro il 15 giugno.Guzzetta e Segni hanno annunciato che da domani prendera’ il via un presidio permanente davanti a Palazzo Chigi promosso dal Comitato referendario.(IL PUNTO) Asca

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