RCS: FNSI, SI A TRATTATIVA MA STOP A DISMISSIONI. PIANO INDUSTRIALE ED EDITORIALE E RICAPITALIZZAIONE A CARICO AZIONISTI

Disponibilita’ a trattare con l’azienda un piano di rilancio, che preveda risparmi, tagli agli sprechi e soprattutto l’inserimento pieno nell’informazione digitale, che dovra’ affiancare e integrare quella su carta. Chiedono dunque, prima di avviare trattative con l’azienda, la presentazione di un piano industriale ed editoriale, con l’indicazione preliminare e chiara della ricapitalizzazione a carico degli azionisti, che negli anni si sono distribuiti lauti dividendi, e delle condizioni di rinegoziazione del debito. Chiedono di non proseguire sul fronte delle dismissioni e ritengono non discutibile un progetto che voglia soltanto stravolgere l’assetto delle testate e distruggere patrimoni accumulati negli anni.Queste le indicazioni emerse dall’incontro tra la Segreteria della Fnsi ed i comitati di redazione ed i fiduciari delle testate tenutosi questa mattina a Milano e dedicato all’esame del piano di ristrutturazione del gruppo.Il segretario Fnsi Franco Siddi e gli altri membri della segreteria e i rappresentanti sindacali dei quotidiani e dei periodici Rcs – informa una nota – hanno convenuto sui seguenti punti: 1) la difficile situazione economica dell’azienda Rcs e’ dovuta alla crisi mondiale del settore, ma in primo luogo a scelte sbagliate del management, come l’acquisto a prezzi fuori mercato dell’azienda spagnola Recoletos, nell’anno 2007, causa principale dell’attuale elevato indebitamento. 2) Il piano di tagli radicali e’ tutto concentrato sugli aspetti finanziari del problema e appare rivolto a trovare consenso presso banche e mercati piuttosto che allo sviluppo dell’azienda. 3) in questi anni l’azienda non ha investito sul futuro, non si e’ preoccupata di trasformare la piu’ grande azienda editoriale del Paese alla luce delle possibilita’ offerte dai nuovi mezzi digitali.Emblematiche le storie di quattro iniziative di prodotti informativi per iPad avviate al Corriere della Sera, a Max, a Bravacasa e ad A sono state chiuse dopo poco tempo, l’una per gli scadenti risultati, le altre inopinatamente. ASCA

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