Quota 100: Cgil, si spenderanno 7 miliardi in meno del previsto

“Dalle misure previdenziali contenute nel decreto 4/2019, compresa ‘Quota 100’, nel triennio 2019-2021 verranno spesi quasi sette miliardi di euro in meno rispetto a quelli inizialmente previsti. Nonostante in tanti, in Italia e in Europa, continuino ad agitare questo problema, i risultati e le previsioni che ragionevolmente si posso fare attestano altro”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli, che cita l’analisi elaborata dall’Osservatorio sulla Previdenza della Fondazione di Vittorio e dalla Confederazione, che “dimostra che il costo delle misure previste lo scorso anno per ‘Quota 100’, blocco adeguamento speranza di vita e proroga Opzione donna, era assolutamente sovrastimato, e verrà coinvolta una platea decisamente inferiore a quella preventivata”.
“Le domande di ‘Quota 100’ presentate sino ad oggi sono circa 276.763 – spiega Ezio Cigna, responsabile Previdenza pubblica della Cgil nazionale – ma le accolte sono state solo 202.859, mentre 35.143 sono le respinte e 39.031 sono ancora giacenti. Numeri che sviluppati secondo l’attuale flusso delle domande, confermano che ‘Quota 100’ è una misura che coinvolgerà poco più di un terzo della platea prevista nel triennio, ossia 356mila persone anziché 973mila, determinando un avanzo importante di risorse”. “Nel prossimo triennio, anche analizzando il blocco dell’adeguamento alla speranza di vita e la proroga di Opzione donna – prosegue Cigna – non verranno utilizzati 6 mld 811 mln, e nello specifico 1 mld 309 mln nel 2019, 2 mld 904 mln nel 2020 e 2 mld 597 mln nel 2021”.
“Notiamo con soddisfazione – sottolinea infine il dirigente sindacale – che i dati reali hanno confermato appieno le stime che la Cgil fece un anno fa rispetto a queste misure, e riteniamo del tutto indimostrabile la previsione di una prossima impennata delle domande di ‘Quota 100’ legata all’epidemia Covid 19”.
“Purtroppo – afferma Ghiselli – si continua strumentalmente ad attaccare il nostro sistema previdenziale, denunciando la sua presunta insostenibilità, con l’obiettivo di ottenere ulteriori interventi restrittivi. La verità è che il nostro sistema è sostenibile finanziariamente, ora e in prospettiva, come certificato anche dalla Corte dei Conti, ed il regime pensionistico italiano, con i 67 anni di età per poter accedere alla pensione di vecchiaia, attualmente è il più restrittivo in Europa”.
“Visto che le risorse previste per ‘Quota 100’ saranno utilizzate solo in parte – aggiunge il segretario confederale – vi sono ancor di più le condizioni per intervenire nell’attuale sistema, che riteniamo iniquo e insostenibile socialmente, prevedendo una flessibilità in uscita a partire dai 62 anni, interventi a favore delle donne, dei lavoratori precoci, dei lavoratori gravosi o usuranti, degli esodati. E per introdurre una pensione contributiva di garanzia per i lavori poveri o discontinui e per i più giovani”. “Tutte proposte – conclude Ghiselli – contenute nella Piattaforma che il sindacato unitariamente ha già presentato al Governo. Ci auguriamo che il confronto, la cui riapertura è prevista per il prossimo 28 luglio, possa dare dei risultati concreti e immediati”.

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