Presidio a Roma: il ddl Pillon va respinto. Camusso, Lede la libert delle donne e non tutela i minori
Sit-in a Montecitorio di Cgil e associazioni in occasione della discussione in Senato del disegno di legge che riforma il diritto di famiglia. Camusso: ? parte di una pi vasta campagna oscurantista. Lede la libert delle donne e non tutela i minori?Il disegno di legge inemendabile, tutto il suo impianto va respinto?. Inizia oggi (marted 9 aprile) in Commissione Giustizia al Senato la discussione generale sul ddl Pillon. Una riforma del diritto di famiglia fortemente contestata dalla Cgil, che ha organizzato per l?occasione, assieme a tante altre associazioni, un presidio in piazza Montecitorio, a partire dalle ore 12. ?Inemendabile?, appunto, lo definisce Susanna Camusso, titolare per la confederazione delle Politiche di genere, precisando che il provvedimento del senatore leghista (presentato il 1ø agosto scorso) che modifica le norme attuali su affido condiviso, mantenimento diretto e bigenitorialit , ?una sorta di antipasto ?moderato?, non certo nei toni, ma negli strumenti utilizzati, di una pi vasta campagna oscurantista?.In un?intervista esclusiva rilasciata a Rassegna Sindacale, Susanna Camusso evidenzia alcuni aspetti particolarmente critici. ?Il primo ? spiega l?esponente sindacale ? che il testo si propone come un intervento sul diritto di famiglia, affermando che i minori sono il punto di riferimento, ma in realt trasforma quei minori in un pacchetto confezionato con il nastro a disposizione delle esigenze degli adulti. In pi, l’operazione avviene attraverso una finzione: il ddl sostiene di intervenire sulle situazioni critiche e di conflitto, ma non cos, perch invece di aiutare i ragazzi nei problemi che vivono fa il contrario, restringendo il loro spazio di libert ?.Il secondo elemento evidenziato da Camusso riguarda la libert delle donne. ?Il provvedimento nega una realt fatta di differenziali occupazionali e salariali e di problematiche abitative?, spiega la titolare nazionale Cgil delle Politiche di genere: ?Il disegno di legge pretende che non ci sia la salvaguardia del soggetto debole da parte dello Stato e, come se ci non bastasse, introduce perfino una misura vietata dalla Convenzione di Istanbul, ovvero l’idea della mediazione obbligatoria, che esattamente lo strumento da evitare con pi cura, perch costringe a mediare con colui che autore della violenza?.? l?intero impianto del provvedimento a provocare le critiche. Particolarmente colpiti sono le bambine e i bambini delle famiglie che decidono di separarsi, obbligati a regole rigide che non tengono conto delle loro esigenze e delle diversit di condizioni: molto grave, ad esempio, l?imposizione per loro di tempi paritari da passare con i genitori e la doppia domiciliazioneresidenza. Su questo punto, va ricordato che l?affidamento condiviso gi oggi regola (con la legge 54 del 2006) l’affidamento dei figli in caso di cessazione di convivenza dei genitori. La novit introdotta dal ddl Pillon, specificatamente nell?articolo 11, dunque l?introduzione di ?tempi paritetici o equipollenti, salvi i casi di impossibilit materiale? da trascorrere con ciascuno dei genitori. Una novit che investe anche il caso in cui un minore venga affidato dal giudice in via esclusiva a un solo genitore: anche qui, il giudice ?deve garantire il diritto del minore alla bigenitorialit , disponendo tempi adeguati di frequentazione dei figli col genitore non affidatario?. In sostanza, il ddl Pillon fa riferimento a un principio di genitorialit disgiunto da ogni contesto, dunque anche quando il contesto violento.Altrettanto grave l?introduzione del concetto di alienazione parentale (articolo 17 del disegno di legge). La Parental alienation syndrome (da cui l?acronimo Pas) l?incitamento ad allontanarsi da uno dei due genitori portato avanti intenzionalmente dall?altro genitore, e fu introdotta nella psichiatria forense dall?americano Richard Gardner a met degli anni ottanta. Ma la Pas non per riconosciuta come patologia dalla maggioranza della comunit scientifica e, infatti, non inserita nel Dsm 5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (considerato a livello mondiale come fonte primaria per i disturbi psichiatrici), in ragione della sua a-scientificit .Ma il ddl Pillon si abbatte anche sulle donne. L?assegno di mantenimento per i figli viene sostituito dal mantenimento diretto (le spese per i figli minori vengono ripartite tra i genitori in base al ?piano genitoriale? deciso da loro stessi o, in assenza di accordo, dal giudice), e viene introdotto l?obbligo di pagamento di un affitto per restare nella casa di famiglia. Una ?novit ? che volutamente ignora il fatto che tuttora le donne sono i soggetti economicamente pi deboli, visto che la maggioranza di loro non lavora (sono impiegate soltanto il 49 per cento delle donne in et lavorativa) e che quando lo fanno percepiscono in genere una retribuzione inferiore a quella assicurata agli uomini (le donne guadagnano dal 4 al 27 per cento in meno dei colleghi maschi secondo gli anni di anzianit in servizio).Il provvedimento, infine, impone la mediazione civile obbligatoria (anche in ipotesi di separazione consensuale), mettendo in grave pericolo le donne che sono riuscite a mettere fine a relazioni improntate sulla violenza, obbligandole dunque a una mediazione con il maltrattante che non tiene conto delle dinamiche pericolose che si attivano in questi casi. La mediazione, peraltro, anche a pagamento, un ?dettaglio? non di poco conto, visto che scoragger il ricorso alla separazione e soprattutto al divorzio, che il ddl Pillon subordina al raggiungimento di un accordo davanti al mediatore familiare.?Un ddl maschilista e classista, che vuole riformare il diritto di famiglia sovvertendone alcuni princpi cardine che tutelano donne e figli?, conclude Camusso. Il disegno di legge del senatore Pillon, dunque, vuole riportare ?le donne indietro di cinquant?anni, non mette al centro il benessere dei bambini, ostacola la separazione rendendola di fatto accessibile solo a persone con reddito elevato. E manca nella tutela dei diritti dei minori e, soprattutto, delle donne in situazioni di abusi e violenza?. da rassegna.it