Pres.corte appello Firenze,linciaggio nostro giudice.’Per attacchi subiti Breggia esposta a pericolo per incolumit…’

Ritengo doveroso, quale presidente della Corte di Appello, intervenire in ordine al linciaggio morale cui Š ingiustamente sottoposta la dottoressa Luciana Breggia, esposta per i gravi attacchi subiti a pericolo per la sua incolumit…, attesa la risonanza mediatica e l’effetto moltiplicatore della galassia dei social. Cos la presidente della Corte di Appello di Firenze, Margherita Cassano, parlando ai giornalisti in merito alle critiche del ministro dell’Interno Matteo Salvini sull’operato dei magistrati di Firenze.La presidente ha poi comunicato di aver richiesto l’intervento del Csm affinch‚ valuti la sussistenza dei presupposti, a mio avviso ricorrenti, per l’apertura di una pratica a tutela, volta a riaffermare la piena legittimit… dell’operato del magistrato e ristabilire il rispetto reciproco tra le istituzioni dello Stato. (ANSA).Magistrati Area chiedono pratica a tutela Breggia e BettiI consiglieri del Csm di Area, il gruppo che rappresenta le correnti di sinistra della magistratura, hanno chiesto l’apertura di una pratica a tutela di Luciana Breggia, presidente della sezione specializzata in materia di immigrazione del Tribunale di Firenze e Matilde Betti, presidente della prima sezione civile del Tribunale di Bologna, ed a presidio – sottolineano Giuseppe Cascini, Alessandra Dal Moro, Mario Suriano e Giovanni Zaccaro – dell’autonomia e indipendenza della giurisdizione. Betti e Breggia sono i giudici che, prima a Bologna il 27 marzo e poi a Firenze non hanno accolto il ricorso del ministero dell’Interno contro la decisione che disponeva l’iscrizione nel registro anagrafico di due cittadini stranieri. I consiglieri di Area fanno in primo luogo riferimento a due articoli di stampa in cui il senatore Roberto Calderoli critica in modo inappropriato due provvedimenti della Sezione Specializzata del Tribunale di Firenze: uno, che aveva ordinato l’iscrizione anagrafica di un richiedente protezione internazionale e l’altro relativo alla decisione di riconoscere la protezione ad un cittadino pakistano, poi accusato di violenza sessuale. Le accuse mosse ai magistrati coinvolti sono ben chiare: aver partecipato a dibattiti pubblici, rendendo dichiarazioni ‘favorevoli all’accoglienza dei migranti’, avere accolto un numero ritenuto troppo elevato di ricorsi (numero fornito senza alcuna indicazione dei dati utilizzati) ed aver riconosciuto la protezione internazionale ad un ricorrente poi accusato di gravissimi reati. Il Viminale ha, inoltre – proseguono i consiglieri – fatto ricorso all’Avvocatura dello Stato per ‘valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi, lasciando il fascicolo ad altri, per l’assunzione di posizioni in contrasto con le politiche del governo in materia di sicurezza, accoglienza e difesa dei confini’. Dalle notizie di stampa risulta che il Viminale avrebbe chiesto di ‘tracciare’ le uscite pubbliche dei magistrati firmatari delle sentenze, i loro rapporti di ‘vicinanza e collaborazione con chi difende gli immigrati contro il Viminale’. Si tratterebbe di raccolta di dossier relativi a partecipazioni a presentazioni di libri, collaborazioni a riviste, persino alla posizione in platea accanto a esponenti delle Ong in occasione di manifestazioni pubbliche. Si tratta di accuse e atti gravi – concludono i consiglieri di Area – rivolti nei confronti di giudici chiamati a riconoscere i diritti fondamentali nella delicata materia della protezione internazionale, che impongono l’intervento del Consiglio a tutela dell’ indipendenza ed autonomia della giurisdizione. (ANSA).

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