Una prima mappatura dei servizi e delle strutture dedicate all’esclusione sociale e al disagio grave operanti in Toscana. E’ questo l’oggetto della ricerca condotta dalla Regione, attraverso l’Osservatorio sociale regionale e gli osservatori provinciali, che stata presentata stamattina nella sede della Provincia di Prato nel corso di un convegno. Il lavoro stato realizzato nel 2010, anno europeo della lotta alla povert e all’esclusione sociale, utilizzando la base di dati gi esistente costituita dalle ricerche realizzate in anni precedenti dalla Caritas, attraverso i Centri di ascolto territoriali, e dai lavori della Fondazione Michelucci sulle strutture di accoglienza e dell’abitare precario. Rispetto alla base di dati iniziale, costituita da 209 strutture e servizi, gli osservatori hanno ricevuto 157 questionari. Manca nell’indagine il territorio di Firenze. Rispetto alla distribuzione di servizi e strutture, 29 sono a Pisa, 26 a Livorno, 25 Pistoia, 24 a Lucca, 15 a Prato, 13 a Grosseto, 11 ad Arezzo, 8 a Siena e 6 a Massa Carrara. Pi della met delle organizzazioni (89) ha la propria sede in comuni con pi di 50 mila residenti; una su tre (56) si trova in comuni medio-piccoli (tra 10 mila e 50 mila residenti). Rispetto all’incidenza dei servizi per area vasta, quella maggiore stata individuata in quella centrale (soprattutto mense); le strutture, sempre per area vasta, sono maggiori nelle aree nord-ovest (comunit di tipo familiare) e sud-est (strutture accoglienza). A Livorno e Pisa prevalgono le attivit a titolarit pubblica, mentre a Pistoia, Prato e Grosseto le attivit di enti religiosi. I soggetti titolari censiti sono 112, quelli gestori 117. Le strutture prevalgono, sia pure di poco (55% circa) rispetto ai servizi. Le comunit di tipo familiare sono 13 delle attivit rilevate; mense, attivit di distribuzione pasti e cibo sono poco meno del 28%; strutture diurne o notturne di accoglienza sono un quinto circa del totale; le attivit di distribuzione di indumenti sono 11, le agenzie sociali per l’alloggio 9. Gli enti religiosi hanno la titolarit del 40% circa delle attivit censite, gli enti pubblici di un quarto (soprattutto strutture). La gestione dei servizi pressoch esclusiva del privato sociale (solo nel 10% dei casi in regime di convenzione), in particolare i servizi di mensa e di distribuzione del vestiario. Anche per le strutture prevale la gestione del privato sociale ma prevalentemente in convenzione. La gestione di servizi a titolarit pubblica soprattutto a cura di associazioni di promozione sociale e cooperative sociali. Per quanto riguarda la provenienza degli assistiti, si registra la presenza esclusiva di solo italiani o stranieri solo nell’11% delle attivit censite. In oltre 13 dei casi gli stranieri costituiscono la componente maggioritaria e nel 40% circa c’ un sostanziale equilibrio tra italiani e stranieri. In generale, prevalgono i nordafricani, seguiti da rumeni, albanesi e nigeriani. Sempre i nordafricani sono i pi numerosi in tutte le tipologie di interventi rilevati, ma soprattutto nel caso delle mense e dei servizi di distribuzione del vestiario. Persone di nazionalit nigeriana sono numerose nelle strutture dedicate alla protezione di donne vittime di tratta. (ANSA).
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