Porti: assemblee operai Livorno, pensione 67 anni non si può, ‘Nostro lavoro è usurante’

Si prepara un calendario serrato di assemblee dei lavoratori, azienda per azienda nelle ditte portuali di Livorno, a partire da sabato 30 ottobre e fino all’8 novembre, secondo quanto deciso il 25 ottobre quando è stato proclamato lo stato di agitazione dell’intero sistema portuale livornese. “Livorno – spiega oggi il segretario generale Filt Cgil di Livorno, Giuseppe Gucciardo – si è smarcata dalle proteste sul Green pass ed è diventata capofila di una serie di rivendicazioni sindacali a partire dalla mancata proroga da parte del governo dei sostegni alla portualità per il 2022, ma non solo”. Nel pacchetto di iniziative promosse da Filt Cgil, Cisl e Uiltrasporti le motivazioni dell’azione di protesta riguardano infatti altri temi caldi degli ultimi giorni come la bocciatura dell’emendamento sul prepensionamento dei lavoratori portuali e il riconoscimento del lavoro usurante. “E’ impensabile rimanere sulle banchine fino a 67 anni e le attività svolte sono tutte altamente usuranti”, dicono i sindacati livornesi. Poi si rivendica il monitoraggio dello straordinario, prima causa di infortuni sul lavoro e la “autoproduzione” del lavoro portuale: “Una pratica cara agli armatori – sostengono Filt Cgil, Cisl e Uiltrasporti – che con il Dl Concorrenza rischia di spalancare le porte a un drastico ridimensionamento dei lavoratori a banchina e per Livorno, primo porto per traffico rotabili, sarebbe un’ecatombe”.
“I lavoratori dei porti della provincia di Livorno hanno fatto da apripista in maniera seria e responsabile alle rivendicazioni che stanno emergendo a livello nazionale a difesa dei lavoratori delle banchine – spiega Giuseppe Gucciardo segretario Filt-Cgil provinciale – A livello nazionale, Filt-Cgil Fit-Cisl e Uiltrasporti si sono appellati al governo affinché riconosca come usurante il lavoro portuale e dunque consenta anche ai lavoratori delle banchine un esodo anticipato dal lavoro. E’ bene ricordare che l’esodo anticipato oggi è consentito soltanto ad una parte di questi lavoratori: l’auspicio è che il governo si attivi per stanziare quelle risorse necessarie per permettere a tutti questi lavoratori un’uscita anticipata. Anche sul tema dell’autoproduzione delle operazioni portuali si stanno chiedendo al governo risposte chiare”. “Le rivendicazioni a livello nazionale stanno andando nella stessa direzione di quanto chiediamo già da giorni nei porti di Livorno e della provincia: maggior tutela per i diritti dei lavoratori e maggiori garanzie per il futuro dei sistemi portuali – sottolinea -. E’ inoltre bene sottolineare come i lavoratori livornesi stiano facendo da traino alle rivendicazioni nazionali comportandosi in maniera responsabile. Tre giorni fa insieme a Fit-Cisl e Uiltrasporti abbiamo indetto a livello provinciale lo stato di agitazione dei portuali per denunciare la mancata approvazione di quegli emendamenti al decreto legge Infrastrutture che avrebbero permesso di prorogare al 2022 i ristori Covid in favore della portualità. Livorno e la sua provincia sono in ginocchio da anni a causa di una pesante crisi occupazionale. Non possiamo più permetterci di perdere posti di lavoro. In un momento di estrema delicatezza e complessità i portuali livornesi stanno dimostrando grande senso di responsabilità. Da parte del governo però servono risposte chiare: in caso contrario saranno messe in campo tutte quelle azioni necessarie per tutelare l’occupazione e il salario”. (ANSA).

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