Pmi: S.Anna, tanto smart working Covid ma produttività uguale

Prima del Covid lo smart working interessava mediamente il 7% del personale delle Pmi, durante il lockdown è stato esteso al 58% e dopo è calato al 39%, con una produttività tendenzialmente invariata mentre invece le grandi imprese registrano un aumento delle performance del 25%. Lo afferma uno studio realizzato dall’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, presentato oggi al Focus Pmi promosso da Ls Lexjus Sinacta. “Le Pmi non riconoscono l’importanza dei driver del lavoro agile, rischiando di non valorizzarlo in termini di vantaggio competitivo”, afferma lo studio secondo cui “risulta prioritario preservare la natura relazionale del lavoro: l’alternanza distanza-presenza è fondamentale per motivare il team, promuovere inclusione e integrazione, creare connessioni e brainstorming”. La soluzione di 1-2 giorni a settimana di lavoro agile, viene considerata quella ideale. Peraltro, si legge ancora, “bilanciamento distanza-presenza, diritto alla disconnessione, formazione, digitalizzazione, supporto e ascolto possono ridurre fenomeni di tecnostress e gender gap”. Allo stesso tempo, in un’ottica di sostenibilità ambientale, “è ancora necessario operare in direzione di una sensibilizzazione a favore di una maggior consapevolezza dell’impatto dello smart working sulla mobilità e sulle città, soprattutto alla luce dello scarso utilizzo di mezzi pubblici o dell’impossibilità di recarsi a lavoro a piedi o in bicicletta”. (ANSA).

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