E’ stata una 2 giorni straordinaria quella di Firenze del 25 e 26 Ottobre al Palaffari. Oltre 2.000 persone complessivamente hanno assistito con grande attenzione al confronto su L’Europa del Lavoro e della Crescita e al confronto tra i leader sindacali di alcuni tra i pi importanti paesi europei in relazione con i partiti progressisti. Ascoltare Michael Sommers, leader della potente DGB tedesca, dichiarare che alla giornata di iniziativa e mobilitazione generale promossa dalla CES in Europa per il 14 Novembre, vedremo sventolare da Berlino anche le bandiere del sindacato tedesco, non era scontato e ci piace pensare che sia stato il frutto dei colloqui (molti bilaterali si sono svolti a margine del convegno) ai quali Firenze ha fornito l’opportunit . Sia negli interventi in plenaria che nei colloqui privati emersa la fase di difficolt nel rapporto tra la dimensione sociale dell’azione sindacale e la sua traduzione in azione politica da parte delle rappresentanze tradizionali della sinistra e dello schieramento progressista nei vari paesi; per questa ragione che si deciso di fare di Firenze, non solo come proposto dalla CGIL Toscana, il luogo della riflessione sull’Europa del sindacalismo continentale strutturando un appuntamento nato per scommessa lo scorso anno grazie al contributo della Fondazione Friederich Ebert, ma addirittura di promuovere da qui, nel 2013 un documento, gi battezzato carta di Firenze che costituisca la piattaforma sociale del sindacato da rivolgere ai partiti progressisti in vista delle elezioni europee del 2014. Non potevamo sperare in un risultato politico maggiore come organizzatori. La 2 giorni di Firenze ci dice per un’altra cosa e cio che quando si offrono opportunit di questa natura, con un confronto impegnato, aperto, problematico, sulle risposte da dare ad una crisi sistemica di questa proporzioni, quando si parla e ci si interroga con seriet e rigore sul futuro e non solo con slogan populistici o con aspirazioni da demiurgo di provincia come qualche nostro leader da bolla mediatica, la partecipazione straripante. Le centinaia di studenti(provenienti da diverse regioni) i professori, gli economisti, gli imprenditori, non solo militanti sindacali ce ne danno conferma. Ci vorr tempo, ma abbiamo fiducia che prima o poi lo capisca anche una certa elite dei media, che interpretando la rappresentazione del dibattito socio-politico, anche in Toscana, solo a partire dal colore e dalla polemica del momento, contribuisce ad abbassare il confronto riducendolo a stucchevole polemica tra comari. Discorso complesso questo, ma che investe come un tram la qualit della nostra democrazia e la conseguente selezione delle classi dirigenti. C’ in giro una certo odore di dejav, non solo per le ridiscese in campo patetiche di queste ore che preoccupa. Per la nostra parte cercheremo di fare del nostro meglio. Appuntamento al 14 Novembre.ÿDaniele Quiriconi, segretario confederale CGIL Toscana26 OTTOBRE – TUTTI GLI INTERVENTIRassegna stampa del 26 ottobre – Clicca quiRassegna stampa del 27 ottobre – Clicca qui (1)ÿÿ-ÿ ÿClicca qui (2)I VIDEO – Clicca quiSusanna Camusso, segretaria generale della CGIL, ha chiuso dinanzi alla sala gremitissima del Palazzo dei Congressi, la due giorni su Europa, Lavoro e Crescita. Ha parlato di equit , eguaglianza, processo politicoÿdi governo europeo e moneta unica. Lavoro, giovani, futuroÿdinanzi alle minacce di ritorni a autoritarismi e ancor prima di forme di nazionalismo. Con forza ha rilanciato il ruolo del sindacato e del significato del 14 novembre. E’ il momento della partecipazione democratica ai processi decisionali e rappresentativi dell’Europa.ÿIl 14 novembre, insieme CGIL CISL e UIL in nome dell’Europa.ÿAscolta l’intervento in podcast – Clicca quiÿÿ Franco Marini, senatoreÿPD, gia’ presidente del Senato della Repubblica. In Europa ci sono circa 25 milioni di disoccupati, inÿItalia la percentuale dei disoccupati sulla popolazione e’ del 10,8%. La media tra i 27 e Eurozona varia, anche se di poco e oscilla tra il 10,4% e poco sopra l’11%. In Europa del nord la situazione migliora ma nel sud del continente non e’ cos.ÿIn Spagna e Grecia la met dei giovani disoccupata. Barroso, Schultz parlano di presa di coscienza chiara e questo punto significativo. Non c’ destino fuori dall’Europa. Punto vero non solo consapevolezza e accettazione.Il rischio consiste nel fatto cheÿcon interessi contraddittori tra aree europee ci sia tentazione non di accelerare, e invece il momento e’ giunto: il presidente della Commissione Europea andrebbe eletto direttamente s o no? L’UE ha bisogno di veri e propriÿministri di interni ed esteri, e soprattutto di unÿgoverno finanziario: queste sono le scelte da fare. Scelte su finanza: c’ l’accettazione che BCE vigili ed abbia una potest unica. Sapendo come sta la Spagna ma anche l’Italia, passata questa scelta forte ma alla fine la stessa conclusione passata anche con Corte tedesca. ? bastata BCE con minacce di azioni forti ed immediatamente le speculazioniÿsiÿsonoÿfermate. Interessi sul debiti che crescono ci tolgono risorse:ÿoggi il confronto politico basato sui passi avanti da dare per segnali forti.Rispetto ai debiti dell’Italia (126% sul PIL), nel momento in cui si accetta un passaggio impegnativo come il fiscal compact ed duro, certo ma rispetto a questo visto che abbiamo accettato piano di rientro possiamo chiedere che Europa partecipi con sue risorse. Se non c’ domanda interna si crolla. Ma non si pu essere soli.Il debito con Padoa Schioppa arretr, ma con Tremoti crebbe, e parecchio, ma ha radici antiche. Miguel Gotor in un suo libro riporta prospettiva da Moro: l’Italia era ferma dopo il forte sviluppo e la politica non aveva laÿforza ch occorreva per aprire una fase nuova, quella necessaria che implicasse una vera e propria solidariet nazionale. Fin in tragedia, purtroppoÿlo sappiamoÿe tramont quella prospettiva con quei due grandi statisti. Oggi, per queste eredita’ e per il buon senso mostrato allora e soprattutto per quello che dobbiamo al nostro futuro, non deve sorprendere l’alleanza di centrosinistra in Italia. L’idea liberista ha intaccato in modo forte la politica, eÿconservatorismiÿcontrastano questa prospettiva di futuro da intraprendere.Su Monti e sull’agenda Monti, cos chiamata io dico questo: vogliamo cambiare Legge Stabilit e Bersani lo dice sempre, ma si deve andare verso il lavoro. E nel dibattito che sento sulle primarie dico questo: ho sentito fesserie tipo cheÿPD doveva andare al governo dopo la caduta Berlusconi e fare subito le elezioni. Sonoÿfesserie, appunto: allora non avevamo la maggioranza e non l’abbiamo nemmeno oggi. Si guardino i numeri in Parlamento ed ecco, allora venuto Monti. E mi ricollego alla cosiddetto Agenda Monti: io non parlo di singole cose ma faccio una valutazione piu’ ampia: l’austerit senza risorse non una buona politica, maÿcontro l’evasione fiscale, e con autorevolezza il Paese si e’ rialzato. Ma no aiÿtagli di spesa lineare e dobbiamo spingere Monti settore per settore eÿ intervenire dove si pu. Monti ha anche toccato la spesa pubblica come non si era fatto in passato.II intervento: alla domanda di Marco Panara di Repubblica su rapporti tra sindacati, risponde:ÿ parto dagli anni 1980, dalÿreferendum sui punti di scala mobile. ? necessario sempre trovare l’intesa tra sindacati ed oggi le difficolt addirittura lo impongono. Nel 1984 referendum divise la politica, si discuteva se abrogare quell’accordo o meno. Mai era stato cos aspro il rapporto tra sindacati. Ricordo che il sindacato confederale in Italia era rappresentato daÿLama, Carniti e Benvenuto. Ebbene, dopo soliÿotto mesi daÿquello scontro ritornammo all’unit e non fu semplice ma allora c’era bisogno che i lavoratori trovassero unit nel sindacato. Oggi mi auguro che accada di nuovo. Bisogna farlo e raccomando a Susanna Camusso unit di azione. Certo, c’e’ daÿritrovare spazi nellaÿcontrattazione aziendale. Ma prima si arriva ad unaÿintesa e meglio .ÿ Zita Gurmai, presidente donne PSE. Sinistra, siamo pronti? La asinistra deve riprendersi i giovani ed necessario pensare alle donne, perch ci sono poche donne nella leadership europee. La risposta di pi Europa quella di Hollande, lui ha compresoÿcos’ l’Europa sociale, perch l’Europa impaziente, scalpita. E’ vera una cosa:ÿnoi non siamo stati in grado di spiegare la situazione, perch c’ necessit di Europa dei giovani, ci sono cinque milioni e mezzo di giovani disoccupati: per offrire loro qualcosa questi giovani vanno ascoltati. Abbiamo bisogno di maggiori socialdemocratici femministi come Zapatero, come diceva Jesus Caldera che mi ha preceduto.Noi socialdemocratici dobbiamo capire che la disuguaglianza di genere una questione di democrazia. Si pu vincere solo se si capisce che donne e uomini devono essere sullo stesso cammino.Partiamo Europa dalÿbackground conservatore del nostro continente che spinge perÿmettere al margine l’uguaglianza di genere. A Lisbona abbiamo fatto il progetto sulle donne nel mercato del lavoro, e ora la sfidaÿ anche sulle nuove generazioni. I giovani disoccupati costano 100 miliardi: i socialisti devono guardare a questo e ridurre la disoccupazione e si pu. La crisi da che nasce? Ci sono sempre uomini al potere, o sbaglio? Abbiamo donne sempre pi povere e meno posti di lavoro tra le donne e penso alle migranti, alle madri single, al traffico di donne, alle violenze: importante un’azione europea su pi livelli per riaffermare i valori di uguaglianza e democrazia. Credo in quanto hanno detto e fatto Spinelli, Brandt ma non dobbiamo mai dimenticare di quanto fanno le donne. L’Italia torner a sinistra, e dobbiamo farlo insieme perch i sindacati e i partiti vanno sempre d’accordo quando governa la destra e sono all’opposizione, ma devono trovarsi d’accordo anche quando governano.II intervento: alla domanda di Marco Panara sul referendum europeo, risponde che i cittadini devono disporre di uno strumento, che serve agli Stati per ascoltare le voci. Purtroppo ci troviamo aÿparlare di euroscettici e nazionalismi, che aumentano in questa crisiÿaumentano. La nostra iniziativa volta ad avere un’Europa migliore attraverso un vero dibattito transfrontaliero.ÿÿ Jesus Caldera Sanchez Capitan, PSOE, gi ÿministro di Lavoro e Welfare del primo governo Zapatero. Per molto tempo la politica non ha fissato regole di governo giuste per l’economia, perdendo terreno. Noi dimostrammo che le scelte della politica e la politica avevano un valore. Dopo 8 giorni dal nostro insediamento abbiamo ritirato le nostre truppe dall’Iraq, abbiamo varato la legge sull’uguaglianza e alzato il salario minimo ma non ci siamo fermati perchÿabbiamo messo obblighi alle imprese.Posso dire con certezza che nel governo din un Paese, coloro che favoriscono l’inclusione hanno migliori risultati sia economici che sociali. Sono favorevole a sacrifici, se necessari, ma insieme e in modo condiviso. Mi spiego: possiamoÿridurre il salario ai lavoratori ma poi occorre creare una situazione sopportabile intervenendo sui prezzi, sul mercato.ÿL’equit ci guid nel nostro governo ed quello che occorre perseguire quando necessario scegliere.L’austerit non funziona e non d risultati. Quando ci sono crisi finanziarie la conseguenza sono laÿcontrazione generale, minori investimenti, minori consumi da parte dei cittadini e conseguentemente la depressione dell’economia. Nel 2009 sembrava si potesse uscire dalla crisi ma poi arrivata austerit .Ogni punto di caduta degli investimenti nel settoreÿpubblico costituisce un moltiplicatore di conseguenze negative. O c’ uno stimolo per laÿcrescita per creare impieghi associati a servizi o tutto il complesso ne risente. Creare occupazioneÿnel sociale,ÿnella conoscenza o ricerca, nell’energia. Sono quello che chiamo rispettivamente bianco, azzurro e verde.ÿDeve esistere un nuovo diritto, quello di produrre energia, da regolamentare con sforzi e solidariet , ma i tempi nuovi ci impongono nuoviÿmodelli. Bene le riforme fiscali, d’accordo, ma occorre una crescita economica sostenibile.Ignacio Lula a Madrid l’anno scorso, lodando il modello europeo fatto di inclusione e welfare, disse che tutto il mondo avrebbe dovuto ambire a quello. Anzi, disse che tutti ci aspirano. E sorpreso dalla situazione disse: voi che lo avete creato e praticato che fate, lo smantellate?II intervento:ÿalla domanda di Marco Panara su Europa e separatismo, risponde: in Spagna c’ un federalismo addirittura pi accentuato che in Germania, nei Lander. Pwer comprendere lo sviluppo sociale ed economico spagnolo occorre sempre tener presenteÿil modello di autogoverno e diÿfederalismo spagnolo. Il grande accordo postfranchista stato un condiviso da tutti. Oggi in Catalogna c’ una spinta autonomista, c’ un referendum in calendario. Ma laÿCatalogna ha un altissimo livello di autogoverno! E’ stato creatoÿad arteÿun problema del tutto artificiale, enfatizzato dallaÿforza autonomista ora l al governo. Essi prtono dall’idea che loro paghino troppo e che lo Stato centrale non d ad essi quanto dovuto, sento uno squilibrio insomma. Ma non sono le istituzoni a pagare, pagano iÿcittadini. Io credo che sia necessario rilegittimare decentramento in chiave diÿarmonizzazione delloÿsviluppo e della coesione. Questo ci porta a ripensare fiscalit in terminiÿredistributivi per attenuare la disuguaglianza. Perch po alla fine accade che il risentimento porta alla via dell’isolamento e a poi a decisioni sbagliate.ÿÿ Klaus Barthel, SPD. Dobbiamo dare alla banca centrale la possibilit di dare stabilit alla moneta e all’economia, non certo il potere delÿfiscalismo. Ridurre tassi per mettere fine alla speculazione e non dobbiamo permettere che i soldi dei lavoratori e dei cittadini finiscano nella speculazione. L’austerit deve finire attraverso le riforme e abbiamo bisogno di un programma europeo per crescita e per gli investimenti. Un new deal per Europa, un pi forte settore e maggiori responsabilit dello Stato nelle telecomunicazioni, nell’energia, nei trasporti. Sono settori nei quali l’attenzione europea deve essere forte.ÿNon c’ solo la necessit di investimenti. Faccio l’esempio del sistema in cui le parti sociali e lo Stato assumano responsabilit comuni: insieme si pu arrivare ad unÿpiano di coinvolgimento ?duale?. Questo accade in Germania. ? un modello di cooperazione e di partenariato sociale. la crescita e l’occupazione sono i punti da cui partire, mentre dall’altra parte occorreÿridimensionare i mercati finanziari. Abbiamo bisogno di una ricetta per il rifinanziamento della crisi. I debiti devono essere ridotti attraverso un miglior gettito. Molti patrimoni privati aumentano nonostante la crisi, per questo occorre unaÿpatrimoniale e una tassazione minima in Europa, perch non possibile che lavoratori debbano pagare. In Irlanda usano la tassa aziendale del 12% e altrove si deve pagare e scompaiono posti di lavoro. C’ bisogno di una vera giustizia sociale, debbono essere rafforzati gli investimenti e gli standard minimi comuni. Non ammissibile che le politiche concorrenziali siano in atto con stipendi pi bassi. C’ bisogno di quote minime di salari, di pensioni, di spesa. Deve finire dumping sociale e lo sciacallaggio in Europa.Ci vuole pacchetto un comune perch agire da soli non ha senso ma dobbiamo elaborare un concetto comune perch funzioniamo solo cos. Solo concentrandoci unicamente su gettito e aspetti finanziari lasciamo il sociale e non va bene.II intervento: alla domanda di Marco Panara su unione bancaria con sorveglianza e vigilanza europea, risponde: pu essere la soluzione della crisi ma con altri provvedimenti di vigilanza del settore bancario. Devono essere puniti gli attori sbagliati. Affrontare la crisi in modo mirato e senza politica neoliberale intervenendo su regole perch non si possono usare le stesse regole per le grandi banche internazionali e per le banche del territorio.ÿÿBrando Benifei, vice presidente Ecosy (Giovani PSE). Il rapporto Delors poggiava sull’unione monetaria e sull’unione politica. La prima servita per arrivare all’unione politica, e daÿdopo Maastricht prevalse una visione nazionale. L’unione monetaria da strumento si convertita inÿobbiettivo. Vi sono oggi varie campagne per impedire lo sviluppo della precariet e per contrastare l’inattivit dei giovani, nonch per procedere a tassare le transazioni. Bisogna assolutamente impedire la disoccupazione di lungo periodo, e nonÿ accettabile che giocando e scommettendo sulla crisi ci si arricchisca mentre in pericolo ci sono i lavoratori e lo stesso progetto Erasmus. Il ministro Fornero ha detto che la laurea non serve, che i giovani sono schizzinosi e questo non accettabile.Ci voglioni investimenti in strutture, economia verde, infrastrutture. I giovani devono essere i protagonisti della democrazia e il parlamento europeo deve avereÿadeguati strumenti di inizitiva legislativa.Dipender molto anche dalla Germania, anche se sinoÿad oggi la cancelliera Merkel si mostrata inadeguata alla guida di questo percorso. Siamo fiduciosi per il futuro, vogliamo rinnovamento, equit .ÿÿGuglielmo Epifani, presidente Associazione Trentin. La crisi ha accentuato iÿproblemi che gi esistevano. Si sta usando la crisi per colpire il modello sociale europeo ma anche il diritto uguaglianza e cittadinanza. La CES ha deciso per 14 novembre una giornata mobilitazione per tutta Europa. La crisi divide tra Paesi che hanno l’euro e tra Paesi che hanno la stessa moneta, tra debitori e creditori e divide all’interno degli stessi Paesi. La crisi toglie anche la speranza. La crisi sta allargando le disuguaglianze tra generazioni, tra fasce sociali. Si sta discutendo il bilancio europeo e sappiamo che l’Inghilterraÿminaccia di non votarlo. Vediamo difficolt di unire l’euro con le politiche di convergenza. L’Europa sembra unaÿnave con il mare in tempesta senza timoniere o anzi con troppeÿguide, in balia di onde e diÿeventi con processi che non si riesce a governare.Tutti hanno laÿpropria legittima ragione. Ha ragione la Grecia. Hanno regione i Paesi pi forti, hanno ragione i creditori. Ma cosa aspettiamo a dotarci di unaÿagenzia di rating europea? Abbiamo pensato alla moneta ma non alle strutture di supporto. La moneta potere ed tra poteri dello Stato quello di battere monenta. Dall’entrata dell’euro ci siamo cullati nell’et dell’oro con la crescita e con il calo deiÿtassi di interesse. Ci sono Paesi che ci guadagnano ed altri in difficolt . Ora non c’ pi la corsa per entrare nell’euro. Si dice di ?fare i compiti a casa propria?, che poi significa essere lasciati soli. Come si fa ad avere la stessa moneta con differenze tra costo del denaro, costo del debito e del credito? Questo sistema non regge. Riguarda imprese ma anche i cittadini, per esemopio per tutti coloro cheÿchiedono prestiti e mutui. Con 150 miliardi avremmo potuto salvare la Grecia tre o quatto anni fa, oggi invece occorreÿalmeno il triplo.Ma oggi, chi decide e chi decise per chi? Come si tengono insieme democrazia e moneta senza Stato?Ieri Sommer ricord che Hitler arriv al potere per strade democratiche e oggi la nascita dell’antieuropeismo e deriveÿantidemocratiche riguardano e riguarderebbero tutti. Ci vuole una comune democrazia. Pensare a se stessi in Europa non il futuro perchÿchiudere stabilimenti in un Paese per portarli in un altro accentua il racndore, fare alleanze a scapito di altri fa nascere i nazionalismi.Per millenni in Europa si sono massacrati, c’ stata la guerra. Oggi non pi cos grazie alla nostra cultura eÿgrazie all’Europa. Se l’Europa si presenta divisa, se l’Europa non si sveglia, saremo meno forti. Ci sar meno Europa anche per la democrazia, per i diritti, per i doveri, per la cultura.Continuo a pensare che austerit non risolve i problemi ma divide. Il FMI ha dato due anni per salvare la Grecia: dovevamo farcelo dire da fuori? E il fondo salvastati e le decisioni del 28 giugno, tutto fermo? Oggi c’ tregua e dopo?Concludo con due osservazioni. Jaques Delors diceva che l’Europa come una bicicletta, se non pedali ti fermi e cadi. E poi, questo ilÿsecondo anno di questa iniziativa a Firenze. Abbiamo ancora voglia di proseguire con la CGIL e con laÿFondazione Ebert in questa esperienza in Toscana. Dobbiamo indicare un manifesto, una carta di Firenze per proseguire e costruire qualcosa che possa essere diretta al futuro. Firenze e la Toscana e l’orgoglio di essere europei, perch siamo tutti i figli di una comunit pi grande.ÿ Ascolta l’intevento in podcast – Clicca quiÿÿEnrico Rossi, presidente della Regione Toscana. La speculazione induce alla recessione e distrugge la ricchezza. Ma passi avanti sono stati fatti. Politiche di austerit e di rigore senza crescita e sviluppo daranno risultati negativi. Cita il presidente Napolitano su questo, su disoccupazione giovanile e assenza prospettive per i giovani, su disoccupazione europea, su preparazione occupazionale. In Toscana con Giovani S sono statiÿraggiunti 35.000 giovani, e questo stato possibile grazie a alle imprese, al settore pubblico e con la concertazione con i sindacati. Con FSE la Regione contribuisce con 300 euro, a cui si aggiungono altri fondi e forme di abbattimento fiscale. ? poco ma un inizio, fa uscire dall’immobilismo e dall’inedia. La met di questi giovani trova lavoro. Abbiamo creato anche un fondo per l’agricoltura. I giovani quando vengono aiutati rispondono. Non devono essere solo iÿfigli di pap ad accedere alle banche!Ripartire dall’Europa, e dire noÿall’antipolitica europea e italiana. Martin Schultz ha parlato di necessit democratica anche per il bilancio. Ci vuole un cammino europeo per unÿgoverno economico e finanziario, per il lavoro e per l’economia reale.Vogliamo risposta precisa su contributo di solidariet dei ricchi per gli esodati.ÿÿÿAscolta l’intervento in podcast – Clicca quiÿ25 OTTOBRE – TUTTI GLI INTERVENTIÿ Ignacio Fernandz Toxo, segretario generale Comisiones Obreras, Spagna. Grazie alla CGIL e a voi. Ilÿcomitato esecutivo CES del 17 ottobre mi ha eletto presidente e sono contento di questo, ottenuto anche grazie alla CGIL.Decisione presaÿsu 14 novembre credo sia storica: una iniziativa europea comune. ? un passo avanti da completare da altri passi, senza aspettare troppo. Dopo quattro anni e mezzo di crisi si fa un’azione comune. Sono passati i tempi delle migliaia e migliaia di partecipanti, vero ma unaÿgiornata di azione e diÿsolidariet , infattiÿpensavo dopo Sommer che i tedeschi avrebbero dovuto muoversi per solidariet . S, certo ma solidariet propria perch quello che tutti vogliamo il cambiamento del paradigma europeo e il movimento sindacale deve interiorizzarlo. La crisi attacca e intacca tutti. La cifre della Spagna sono chiare e l’austerit e leÿriduzioni di spesa determineranno unÿ2013 peggiore del durissimo 2012. Dopo Keynes e Smith c’ ancora un’Europa in recessione. Quest’anno ci saranno pi di sei milioni di disoccupati. Le protezioni sociali hanno limiti e milioni di persone saranno senza alcun tipo di protezione. Quasi 53% di disoccupazione giovanile. Lo scoppio della bolla immobiliare ha creato disastri nell’occupazione e nella tenuta del welfare. In Europa (in particolare riguardo a Grecia Italia Portogallo Spagna) la crisi politica, alimentare, sociale non solo economica.Nei paesi in crisi cresce l’antipolitica. C’ anche ilÿtentativo di limitare leÿazioni sindacali. Il licenziamento la prima cosa a cui faÿricorso immediato l’impresa. Abbiamo messo in opera due iniziative: un accordo di contenimento dei salari per contenere i prezzi, una specie di patto per contenere la situazione. Oggi siamo al terzo sciopero, noi facciamo attenzione a come usarlo, e ora dovevamo passare allo sciopero generale una volta il cui governo presenta misure depressive. Ma c’ altra un’iniziativa: il sindacato da solo non pu fare tutto. Il PSOEÿcala nei consensiÿe il movimento sindacale ha l’obbligo di circondarsi di altri attori per avere luoghi, altre voci come organizzazioni associazioni etc. e con loro abbiamo lanciato lo sciopero e il referendum. Il governo spagnolo ha partecipato alle elezioni e governa con il programma non suo, con cui si presentato agli elettori. ? quello di adesso un programma imposto e allora il popolo deve dare un segnale e reagire, affinch non prosperi l’antipolitica. Per il referendum per contrastare riforma del lavoro abbiamo raccolto firme per un milione, ma adesso vogliamo raccogliere milioni di firme per contrastare il mancato rispetto.Oggi vi sono molte persone che riconoscono laÿresistenza alla crisiÿnei Paesi dove c’ tenuta sociale. Il modello sociale in ognuno dei Paesi deve essere corretto grazie alla presenza nel pubblico in economia e nei servizi, per iniziare una nuova fase. La soluzione in Europa: pi Europa. La cessione sovranit ÿa favore dell’Europa va adesso su altre basi, per preservare il modello sociale europeo. C’ molto da fare e la deriva attuale un rischio. Attenzione con questa dinamica su riduzione del debito solo con misure di aggiustamento. ? importante che si ponga fine al mercato speculativo o nessuna misura sar utile. I mercatiÿcapiscono che la mancanza di misure decisive trasformeranno tutto in tempesta. L’Europa non pu essere solo una moneta, senza governo economico. Questo deve essere punto di riferimento del movimento sindacale per creare un modello alternativo in Europa. Non l’austerit il fondamentaleproblema dell’Europa, ma la gestione della crisi.Il movimento sindacale deve occupare gli spazi lasciati vuoti. ? importante muoversi, i sindacati che l’hanno capito devono trascinare tutto il movimento verso questo. Il nuovo paradigma deve considerare il lavoro come base, comeÿpunto centrale per la redistribuzione della ricchezza. Non si pu continuare a generare il divario. O il modello sociale si protegge o non torneremo al modello sociale dei padri fondatori dell’Europa.ÿÿ Georges Dassys, presidente economico sociale Europeo GSEE, Grecia. In Grecia ho fatto autocritica. Mi hanno detto che l’unica via austerit e si sono concentrati sui piccoli. L’austerit porta alla recessione e a misure sbagliate. Visti gli interessi che laÿGrecia paga, aumentato il debito. Se le cose vanno male per la scarsit di Europa. Perch a livello mondiale non possiamo esprimerci con un’unica voce? Perch preferiamo gli accordi bilaterali tra singoli Stati? Accanto allo stipendio minimo occorre un reddito minimo. Il messaggio dev’essere quello dell’Europa dei propri cittadini. Abbiamo il compito di dare unÿfuturo ai nostri figli affinch loro credano all’Europa. Spero che tra CES e sindacati troviamo una linea comune perch non credo sia possibile pretendere accordi dagli altri se non ci mettiamo d’accordo noi.Uscire dalla crisi non il salvataggio ma la condizione dell’Europa nuova. Solidariet e lavoro.ÿÿ Marcel Grignard, segreteria nazionale CFDT. In Europa c’ una cosa che ci accomuna, l’aumento della disoccupazione e della precariet . Questaÿcrescer ancora nel 2013 con la crescita di populismi e la demagogia, con il conseguente rischio per la democrazia. In Francia successo qualcosa, c’ stata la vittoria di Hollande. Hollande ha proposto ai sindacati di affrontare i problemi con il dialogo sociale prima che il parlamento affrontasse gli stessi problemi in termini legislativi. Ci siamo incontrati ed abbiamo trovato un accordo, che sar molto difficile far passare nel Paese e fra gli altri sindacati. I problemi sono iniziati prima della crisi, quando con l’entrata nell’unione dei paesi dell’Est si sono create le condizioni per il dumping sociale. La globalizzaione prima e la crisi poi hanno aggravato il tutto.In Francia siamo d’accordo sul fatto che bisogna riformare il mercato del lavoro per eliminare la differenza fra garantiti e non garantiti, per dare un futuro di diritti ai nostri giovani, ma come possibile farlo se le riforme degli altri mettono a dura prova la nostra competitivit ?Quando aumentano le disuguaglianze aumentano anche i rischi per il sindacalismo europeo. Non abbiamo niente da dire in proposito? No, a livello teorico abbiamo delle risposte, la fine dell’austerit una. Ci mancano proposte concrete, obbiettivi precisi che valgano per tutti i lavoratori di tutti i Paesi, che rispondano alle domande dei lavoratori.Se questo non avverr negli anni a venire il modello sociale scricchioler e l’Europa diventer attore marginale del mondo. Il 14 novembre questo quanto cercheremo di dire.ÿÿÿ Michael Sommer, presidente DGB. Con Camusso e Toxo c’ una discussione aperta, in corso. L’Europa sar sociale o non ci sar Europa. Ora siamo di fronte ad un bivio: se non c’ sviluppo di modello europeo o modello di Europa, la stessaÿverr distrutta dall’interno. Oggi c’ una contraddizione del movimento sindacale europeo: vediamo diversi problemi, diversi interessi ma emergenze diverse che come conseguenza l’unione deiÿlavoratori con difficolt ma i conservatori hanno sempre pi forza. Oggi in Germania nel sindacato entra la propaganda. Oggi difficile parlare, per me e per tutto. Non un problema del vertice dei sindacati, ma una forma di difesa dei propri interessi interni.Vedo sindacati uno contro l’altro ma non solo a livello di cose da fare ma a livello pi profondo. Si tratta di capire cosa fare nell’interesse dei lavoratori per salvare l’Europa comune. Se perdiamo questa idea perderemo noi i nostri lavoratori e lavoratrici.Il 23 marzo del 1933 Hitler nelle istituzioni democratiche tedesche avanz la proposta per il governo di agire al posto del parlamento. Socialdemocratici e comunisti, minoranza, si opposero. ?Ci potete togliere libert ma non dignit ?. Una istituzione non pu essere salvata se l’idea fallisce: non posso salvare l’Europa senza modello sociale. Senza questo, l’Europa finita. Sul Fiscal Compact: concordato contro Lisbona, Maastricht e Roma: colpo contro idea delle idee, contributo a cancellazione della democratizzazione di Europa. ? il passo verso la distruzione del modello sociale. Quello che abbiamo visto il tentativo di massa verso coloro che hanno causato la vera crisi finanziare di discolparli a scapito dei lavoratori. Quando Merkel parla, intende togliere diritti, togliere il sistema sociale, distruggere, creare societ con ampio divario e questo accade in Germania. Se 5 anni fa mi avessero chiesto autonomia contrattuale o salario minimo avrei detto si. Oggi il 25% dei lavoratori tedeschi sono in povert , e questa politica stata definita e concordata conÿSocialdemocratici e Verdi. Oggi la Germania guarita? Forse s, ma ci sono state amputate braccia e gambe.Ci sono tre strategie: la prima, deregulation del finanziatore. C’ stata la crisi e i contribuenti hanno pagato. Due: il lavoro caro e c’ possibilit per ridurre costo lavoro: vanno cos a repentaglio diritti, c’ precariet , si riduconoÿstipendi o ci sono minori tutele per lavoratori e pensionati. Questo accaduto, ma non sono riusciti a distruggere i sindacati. Noi siamo forti, noi abbiamo combattuto contro Agenda 2010 contro conservatori, socialdemocratici e verdi, ma abbiamo perso la battaglia. La Germania ha investito e salvato per esempio il mercato e per salvare posti di lavoro, abbiamo accordato politiche di riduzioni e fatto accordi per lavorare insieme per riqualificazione non dicendo che i lavoratori dovevano solo guadagnare di meno.La Grande coalizione disse che non c’erano stati peggioramenti. Si deve lavorare con i lavoratori e non contro: va fatto tutto insieme, non contro i lavoratori e questo punto decisivo.Dal 2008 al 2010 sono stati anni di crisi per noi e non abbiamo fatto austerit ma il contrario e cos siamo usciti. Senza austerit siamo usciti.ÿLa battaglia sul lavoro vinta ma altre le abbiamo perse. Sindacato si sempre battuto ma mai pi deve succedere che speculatori finanziari non vengano puniti. Nessuno ha fatto qualcosa all’epoca: leggete la biografia di Montiÿe Draghi, oggi sono loro al potere e da me mai avranno il governo economico dell’Europa.Oggi combattiamo per l’Europa sociale e per la democratica, ma le istituzioni democratiche falliscono. La commissione Europea agisce per i governi conservativi, Consiglio pi o meno uguale e governi nazionali dicono poco. BCE spender 1 miliardo di euro con riduzioni tassi interessi dell’1,5% ma noi vogliamo un’Europa diversa per combattare contro il peggioramento dei diritti dei lavoratori. Per il futuro ma anche respingendo gli attacchi immediati, quelli di oggi. Condizioni sono difficili. Va fattoÿtutto questo insieme: in Germania molti lavoratori pensano di vivere su un’isola di benes
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