Pd: Miccoli, attacco stizzito Nardella, vuol tornare a 2018? Non rincorra chi provocò macerie

“Scusa Dario Nardella, ma oltre a questa serie di accuse e offese alla Borghezio della prima ora, cosa proponi esattamente? Il ritorno al partito isolato e perdente del 2018? O rincorrere chi come Renzi ha provocato quelle macerie ed ora viaggia con un consenso che va dal 2% al 3%? A parte la proposta di dare vita al sindacato degli eletti, sembra più un attacco personale e stizzito che non ha niente di politico. Un abbraccio”. Così su Facebook Marco Miccoli, responsabile Lavoro Pd, replica a Dario Nardella che in un’intervista ha chiesto al Pd di “cambiare davvero” per evitare “l’estinzione”. (ANSA).
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Nardella, ‘Pd o cambia o rischia l’estinzione’ Alleanze possono arrivare solo dopo chiaro profilo identitario
“Siamo in un momento storico decisivo, per la politica in generale, ma soprattutto per il Pd: o si cambia davvero, o si rischia l’estinzione”. Così il sindaco di Firenze Dario Nardella in un’intervista alla Nazione. Per Nardella il Pd, “non può perdere un’altra occasione per trasformarsi. Quello che più mi preoccupa è che sta diventando il partito dell’establishment: autoreferenziale, lontano dal Paese reale e legato all’apparato romano, in cui comandano esclusivamente le correnti, che non si dividono sulle idee ma sui posti”. Per cambiare il partito “ora più che mai gli amministratori locali devono fare squadra”: è “giunto il momento in cui sindaci e governatori si facciano sentire con idee e proposte forti”. Se a Goffredo Bettini Nardella dice che “un congresso in piena pandemia non ha senso”, che l’alleanza con il M5s “non ha prospettiva strategica, e che le sue posizioni sono inspiegabili, anche perché non si è mai capito a nome di chi parla”, a Nicola Zingaretti rivolge l’invito a trovare “la forza di cambiare il Pd. Perché il vero punto è questo: le alleanze possono arrivare solo dopo la costruzione di un chiaro profilo identitario. Il Pd non può negoziare su valori e temi chiari”. Quanto a Giuseppe Conte, “lo stimo molto”, ma “mi pare il leader in pectore dei 5 Stelle”, non “di un’alleanza interforze, che tra le altre cose ritengo essere avventata”. “Per farla dovrebbe rispondere a tre condizioni”: che la leadership nasca “da un confronto vero” e che “deve essere espressione del partito più forte della coalizione”, oggi il Pd. Poi “non si capisce il tentativo di una fusione a freddo fra Pd e 5 Stelle, anche perché finora le uniche circostanze in cui questa alleanza è stata sperimentata sono state fallimentari”. Terzo: il sistema elettorale: “Se il Pd auspica un proporzionale, non si capisce perché dovrebbe fare alleanze precostituite”. (ANSA).

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