‘Ndrangheta: maxi blitz Polizia e GdF Sequestri per 2.2 milioni, 100 misure cautelari di cui 54 fermi

C’è anche una azienda del Comasco che opera nel settore logistico tra i beni per un valore complessivo di 2.2 milioni di euro sequestrati oggi in Lombardia nel blitz della Polizia e della Guardia di Finanza in diverse regioni italiane contro presunti appartenenti alla cosca Molè, una delle storiche famiglie di ‘Ndrangheta, che ha portato a 100 misure cautelari, di cui 54 fermi. Nell’operazione, coordinata dalle Dda di Milano, Firenze e Reggio Calabria, sono stati sequestrati anche immobili e conti correnti. Per l’azienda è stata emessa una misura di prevenzione ed è già stato nominato un amministratore giudiziario.
L’indagine che ha portato ai 54 fermi in Lombardia da parte della polizia e della guardia di finanza, spiega un comunicato congiunto predisposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, ha permesso di ricostruire 15 anni di presenza della ‘ndrangheta nell’area fra le province di Como e Varese fino alla Svizzera, una storia che può essere suddivisa in tre fasi. Dal 2007 al 2010 ci sono state numerose estorsioni nei confronti di imprenditori locali. Nel lungo periodo fra il 2010 e il 2019 alle estorsioni si sono aggiunti il controllo e la gestione economica di appalti importanti per servizio di pulizia di grandi imprese grazie alla collusione di un imprenditore dalla “faccia pulita” che era formalmente il titolare di cooperative del settore con cui era stato realizzato un sistema di frode per evadere le tasse e finanziare la criminalità organizzata. Il sistema di frode è stato in parte scardinato con alcuni arresti e questo a portato dal 2018 alla ripresa “su larga scala” delle estorsioni. La ‘ndrangheta non si è però infiltrata solo nel settore delle pulizie. Ci sono “gravi indizi” che sia arrivata a coinvolgere trasporti per conto terzi, il facchinaggio. Nel caso della ristorazione, c’è l’esempio di un ristorante milanese in un punto panoramico, gestito da una società riconducibile agli indagati, dichiarato fallito “per aver sistematicamente omesso il versamento delle imposte”. E “in via indiziaria” sono accusati di aver usato estorsioni e violenza e di illecita concorrenza per gestire dei subappalti di una storica società lombarda del settore delle bevande, connessa alla logistica. Questa ‘ndrangheta “2.0’ non aveva però abbandonato i vecchi affari come quello del traffico di droga con un occhio alla Svizzera e in particolare al cantone di San Gallo, che era “una vera base logistica” per alcuni degli indagati che ci stavano stabilmente e avevano iniziato a ramificarsi per costruire ramificazioni locali, un filone d’indagine per cui autorità giudiziaria italiana e Ministero Pubblico svizzero hanno creato una squadra investigativa comune. E il coordinamento investigativo fra polizie giudiziarie e Dda di Milano e Reggio Calabria ha confermato “la struttura unitaria della ‘ndrangheta” confermando il legame fra i ‘locali’ lombardi e calabresi e il “rilevante ruolo di Milano e della Lombardia” negli interessi della criminalità organizzata al Nord. (ANSA).
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‘Ndrangheta: boss ‘arriviamo a casa come le raccomandate’   Procuratore facente funzioni Targetti, imprenditori costretti a esser complici
“Noi siamo come le raccomandate, arriviamo direttamente a casa”: così ha detto intercettata una delle persone finite in carcere oggi nel blitz contro la ‘Ndrangheta, coordinato dalla Procura di Milano Firenze e Reggio Calabria. La frase che mostra “minaccia e autorevolezza” è stata citata durante la conferenza stampa indetta a Milano per spiegare il carattere di “arcaicità e modernità della ‘Ndrangheta”, con imprenditori, come ha spiegato il procuratore facente funzioni Riccardo Targetti, costretti a diventare “complici e a fornirei l loro know-how” sia con la permanenza degli aspetti della “tradizione” violenta delle cosche. (ANSA).
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‘Ndrangheta: moglie imprenditore a pm, ridotti sul lastrico Pm Milano, ‘ndrangheta 2.0 sfrutta competenze evasione fiscale
Imprenditori lombardi prima “ridotti sul lastrico”, attraverso meccanismi di estorsione “a tappeto” ed usura, e poi “sfruttati” per le loro competenze e con le loro imprese ‘divorate’ dai clan. E’ il quadro che emerge dal filone lombardo della maxi inchiesta contro la ‘ndrangheta che oggi ha portato ad oltre 100 misure cautelari, per come è stato descritto dai pm di Milano Sara Ombra e Pasquale Addesso e dall’aggiunto della Dda Alessandra Dolci. Ombra ha raccontato anche un particolare di una testimonianza della moglie di un imprenditore (“una famiglia sul lastrico, sfrattata”), riportando le parole della donna: “Mio marito era costretto a dormire in macchina”. Una “ndrangheta 2.0” che ha “cambiato rotta”, stando alla descrizione di Dolci, con gli “imprenditori trasformati da vittime in strumenti di arricchimento e collusi”. Il pm Addesso ha chiarito che ad “unire” alcuni imprenditori lombardi alle cosche della ‘ndrangheta è la “evasione fiscale”, perché una volta che gli imprenditori accettano di far entrare la ‘ndrangheta “la massimizzazione dei profitti” viene realizzata attraverso “l’evasione”. (ANSA).
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‘Ndrangheta: Lamorgese, soddisfazione per vasta operazione
Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha manifestato la propria “soddisfazione per le vaste e articolate indagini condotte dalla Polizia di Stato, con il coordinamento delle Direzioni Distrettuali Antimafia di Reggio Calabria, Milano e Firenze e con il supporto del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine, che hanno portato all’arresto su tutto il territorio nazionale e all’estero di più di 100 persone ritenute appartenenti alla ‘ndrangheta”. “Le complesse operazioni, che hanno, tra l’altro, consentito di intercettare un importante traffico internazionale di sostanze stupefacenti e di sequestrare un ingente quantitativo di cocaina, testimoniano ancora una volta l’elevata capacità investigativa e la professionalità delle nostre forze di polizia nel contrasto alle organizzazioni criminali i cui interessi illeciti assumono sempre più un carattere transnazionale”, ha concluso la titolare del Viminale. (ANSA).
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‘Ndrangheta:pm Milano a ‘società’, non scherzare con fuoco  Appello procuratore Targetti, ‘clan possono prendere controllo’
“La criminalità organizzata non è un fenomeno incentrato solo in certe regioni, qua ha più difficoltà a prendere il controllo, anche politico, ma rischia di arrivare a prenderlo, se non si alza la soglia di allerta”. E’ l’appello alla “società civile” lanciato dal procuratore facente funzione della Procura di Milano Riccardo Targetti nel corso della conferenza stampa per illustrare il maxi blitz contro la ‘ndrangheta che sta “inquinando” il tessuto economico lombardo. Per Targetti “chi si avvicina a questo mondo, per difficoltà o per timore nell’illusione di guadagnare migliori condizioni, deve sapere che sta giocando col fuoco”.
Agli atti dell’inchiesta anche un’intercettazione nella quale si sente uno degli indagati affiliato al clan che si presenta in un’abitazione per un recupero crediti e “il povero malcapitato”, come spiegato dai pm, “dice ‘mi fa vedere il tesserino?’ e quello risponde ‘il tesserino sono io!'”. A dimostrazione della “tracotanza” della ‘ndrangheta. Molte delle persone fermate oggi erano già state condannate in passato per associazione mafiosa e un indagato, uscito dal carcere, intercettato diceva: “Io sono uscito con gli stessi principi con cui sono entrato”. Nell’ambito delle indagini, come chiarito dal pm Addesso, “5 consorzi e 28 cooperative sono state dichiarate fallite su istanza” della Procura. Indagine che ha mostrato la “acquisizione di fatto di società” le cui ricchezze “venivano drenate con condotte distrattive ed estorsive”. (ANSA)
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‘Ndrangheta: inchiesta Milano, tra fermati anche finanziere Militare accusato di corruzione, ‘a libro paga della cosca’
C’è anche un finanziere, ormai ex militare della Gdf di Olgiate Comasco (Como), tra le 54 persone fermate nel filone lombardo della maxi inchiesta contro la ‘ndrangheta. Il finanziere Michele Contessa, come si legge nelle quasi 1500 pagine del decreto di fermo dei pm milanesi, è un “soggetto a ‘libro paga’ della famiglia Salerni” che in cambio di denaro avrebbe compiuto “atti contrari ai doveri d’ufficio”, ossia “comunica informazioni riservate” nell’ambito di una verifica fiscale sulla Sea Trasporti, società al centro dell’indagine e controllata dai clan, o “effettua interventi su loro richiesta in caso di sanzioni amministrative irrogate ai loro mezzi”. Da qui l’accusa di corruzione per “somme di denaro mensili”, promesse e in parte date, “complessivamente non inferiori a 4.700 euro”, oltre a “reiterate erogazioni di carburante”. (ANSA).
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‘Ndrangheta: indagato anche ex sindaco del Comasco  E ex assessore. Dolci, ‘rapporti clan-pubblici amministratori’
Nel filone lombardo della maxi inchiesta, coordinata dalle Dda di Milano, Reggio Calabria e Firenze, contro la cosca Molè della ‘ndrangheta risultano indagati anche l’ex sindaco di Lomazzo (Como) Marino Carugati e anche un ex assessore della giunta che era guidata dal primo cittadino, entrambi, tra l’altro, già condannati per bancarotta. Lo ha precisato il procuratore aggiunto della Dda milanese Alessandra Dolci nella conferenza stampa in Procura a Milano. Dolci ha messo in luce i “rapporti” tra il clan, attivo in Lombardia soprattutto tra le province di Varese e Como, e “ex pubblici amministratori”, ossia i due indagati.
Stando a quanto spiegato dagli inquirenti nel corso della conferenza stampa in Procura a Milano, per descrivere i dettagli dell’inchiesta ‘cavalli di razza’ condotta per il filone lombardo dalla Squadra mobile milanese e dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Como, l’ex sindaco Carugati e l’ex assessore di Lomazzo Cesare Pravisano, avrebbero preso parte anche ad una “riunione” degli uomini del clan Molè a Gioia Tauro nel 2010. In quella riunione, come chiarito dal pm Pasquale Addesso, si sedettero al tavolo anche alcuni “imprenditori estorti” e accettarono “di fare entrare la ‘ndrangheta a cui interessava investire”. Nel 2019 Carugati, 79 anni, e Pravisano, ex funzionario di banca, erano stati arrestati (e poi condannati) in un’inchiesta della Procura di Como su un ‘sistema di bancarotte’ sempre con l’ombra della ‘ndrangheta. (ANSA).
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