Mps, aumento da 2,5 miliardi e quasi 5 mila esuberi Verso consorzio con Bofa, Credit Suisse, Jp Morgan e Mediobanca

Si vanno definendo i contorni dell’aumento di capitale che dovrà finanziare la definitiva ristrutturazione di Mps, nell’ambito del piano che verrà presentato al mercato il prossimo 23 giugno dal nuovo amministratore delegato Luigi Lovaglio. L’ammontare della ricapitalizzazione, che vedrà l’impegno del Tesoro, primo azionista con il 64% circa del capitale, a sottoscrivere la quota di sua competenza, dovrebbe attestarsi attorno ai 2,5 miliardi di euro, sostanzialmente in linea con quanto ipotizzato nel piano messo a punto dal predecessore di Lovaglio, Guido Bastianini, revocato su richiesta del Mef a febbraio. In via di definizione anche il consorzio di garanzia, con Bofa-Merrill Lynch, Credit Suisse, Jp Morgan e Mediobanca in pole position per firmare l’accordo di pre-underwriting che potrebbe allargarsi in un secondo momento ad altri istituti. La ricapitalizzazione partirà dopo l’estate, una volta incassato il via libera della Bce e della Ue al piano che Lovaglio sta discutendo passo passo con le authority e che ne rifletterà le indicazioni. Il banchiere, reduce dalla riuscita ristrutturazione del Creval, dovrà convincere gli investitori ad accompagnare il Tesoro nell’iniezione di ulteriori risorse in Mps, indispensabili per qualificare agli occhi della Ue l’operazione come di mercato e non come aiuto di Stato. Al netto dei circa 1,6 miliardi a carico del Mef, ci saranno da raccogliere 900 milioni – 1 miliardo di capitali privati, a fronte di una capitalizzazione di Siena che si aggira oggi attorno agli 800 milioni. I denari serviranno anzitutto a finanziare il taglio dei costi di cui Mps ha bisogno per ridurre un rapporto tra costi e ricavi che si aggira attorno al 70% e che non è più sostenibile. “Le azioni più urgenti sono sul lato dell’efficienza, perché siamo consapevoli che la struttura dei costi della banca richiede aggiustamenti in relazione alla capacità di generare utili”, aveva dichiarato il manager agli analisti lo scorso 6 maggio. Si parla di alcune migliaia di esuberi, prossimi alle 5 mila unità, su un totale di 21 mila dipendenti. Si tratterà di uscite volontarie, con la possibilità di ricorrere a scivoli fino a sette anni attraverso il fondo esuberi. Il piano dovrà anche dare indicazioni sulla gestione del contenzioso legato alla correttezza delle informazioni finanziarie che Siena si trascina da alcuni anni e che, seppur ridotto in maniera sostanziosa nell’ultimo anno, ammonta ancora a 1,9 miliardi di euro, e che attende di essere rivalutato sulla base delle motivazioni della sentenza di assoluzione di Giuseppe Mussari e Antonio Vigni nella vicenda dei derivati. L’aumento servirà a preparare Mps ad un nuovo matrimonio, dopo quello fallito con Unicredit, avvalendosi della proroga che la Ue concederà al Mef per uscire dal capitale e, auspicabilmente, senza più la necessità della dote miliardaria chiesta lo scorso autunno da Andrea Orcel. (ANSA).

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