Migranti Cgil: sulla crisi umanitaria serve una risposta forte della Ue

ÒLe notizie e le immagini drammatiche che arrivano dal Mar Egeo e dal confine tra Turchia e Grecia, come dalla Bulgaria, delle migliaia di profughi siriani in cerca di rifugio in Europa e respinti violentemente via terra e via mare, sono un preciso richiamo alle nostre responsabilitˆ, nazionali ed europee. Sia per quanto riguarda lÕassistenza umanitaria, che la necessitˆ di porre fine ad una guerra che dopo nove anni non trova soluzioneÓ. é quanto dichiarano il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra e la responsabile Politiche europee e internazionali della confederazione Susanna Camusso.ÒLa Grecia, come  successo all’Italia nelle precedenti crisi, non pu˜ essere lasciata sola. L’Europa – proseguono i dirigenti sindacali della Cgil – deve prevenire comportamenti aggressivi ed intervenire con immediatezza per evitare i respingimenti, le violenze, le manifestazioni e le provocazioni di una parte della popolazione locale contro i profughiÓ.Massafra e Camusso avanzano le richieste della Cgil alle istituzioni dellÕUnione europea. Innanzitutto ÒlÕattivazione immediata di un programma umanitario straordinario per ricollocare, con il criterio della solidarietˆ tra stati membri, le migliaia di profughi dalle isole greche, a partire dal campo profughi di LesboÓ. Inoltre occorre Òidentificare i canali umanitari dalla Siria, come da ogni altra zona di guerra, in accordo con l’Unhrc, garantendo cos“ alle persone in fuga da Siria e Turchia lÕaccesso a un percorso sicuro, ordinato e legaleÓ. é poi indispensabile Òsuperare lÕattuale regolamento di Dublino e adottare una nuova normativa che consenta il ricollocamento immediato dei richiedenti asilo in base a criteri di ricongiungimento familiare, opportunitˆ occupazionali, solidarietˆ tra stati membriÓ.ÒL’Unione Europea non pu˜ nascondere una delle crisi umanitarie, sicuramente la pi drammatica di questo inizio secolo, e – concludono Massafra e Camusso – deve assolutamente uscire dagli accordi ricatto, dalla politica della paura, per ritornare ad essere un attore politico protagonista, responsabile, costruttore di pace, facendo valere il proprio peso politico ed economico anche al centro del MediterraneoÓ.

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