Negli ultimi decenni le organizzazioni mafiose storiche italiane hanno fatto registrare ampie trasformazioni, assumendo formule organizzative e modelli di azione sempre pi multiformi e complessi. Lo afferma la relazione della presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi, sull’attivit svolta dalla commissione. Sintetizzando, le quattro principali dimensioni di questo fenomeno vengono cos delineate: progressivo allargamento del raggio d’azione delle mafie in territori diversi da quelli di origine storica; assunzione di profili organizzativi pi flessibili, spesso reticolari, con unit dislocate su territori anche lontani e dotate di autonomia decisionale; pi accentuata vocazione imprenditoriale espressa nell’economia legale; mutamento nei rapporti intessuti con i contesti sociali e con i territori, dove al generale ridimensionamento dei tratti pi esplicitamente connessi all’intimidazione violenta si affianca la promozione di relazioni di collusione e complicit con attori della cosiddetta ‘area grigia’ (imprenditori, professionisti, politici, burocrati e altri). Emblematico in tal senso il reinvestimento dei proventi illeciti nell’economia pubblica, dove le mafie prediligono il ricorso sistematico alla corruzione per facilitare l’infiltrazione negli appalti e nei sub-appalti. Si tratta di quattro dimensioni strettamente interconnesse l’una con l’altra. Il metodo mafioso sembra poggiare, sempre pi rispetto al passato, su risorse di capitale sociale, vale a dire su risorse di tipo relazionale, che derivano da rapporti di collusione, scambi corruttivi e ‘alleanze nell’ombra’, conclude la Relazione in un altro passaggio.(ANSA).Massoneria:Bindi,pentito dice Provenzano aveva info da loroEsisteva un terzo livello di soggetti in relazione direttamente con Bernardo Provenzano, all’epoca, che consentiva alla mafia di avere benefici a livello di informazione da forze dell’ordine, magistrati, servizi segreti, ecc. (..) Informazioni di prim’ordine. (..) a un terzo livello dove c’era di mezzo la massoneria. E’ quanto dichiara il collaboratore di Giustizia, Francesco Campanella, originario di Villabate, in provincia di Palermo, e riportato nella relazione conclusiva su mafia e massoneria presentata oggi a Roma dalla presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi. Francesco Campanella, pur dichiarando che non ebbe il tempo di capire come funzionavano, per dirla con tutta franchezza, ha riferito di uno specifico episodio di fughe di notizie che potette constatare personalmente: in quel momento specifico in cui Mandala era nelle grazie di Provenzano e gestiva la latitanza, (..) Provenzano comunica a Mandala, esattamente la settimana prima che sar arrestato, che si deve fare arrestare, che cambier covo, quindi di non parlare, di mettere tutto a posto. Mandala lo comunica a me: mi arresteranno, fai riferimento a mio padre Tutta questa serie di informazioni arrivavano. Un gioco a fare il massone (cos Campanella ha definito la sua partecipazione alla Triquetra) ma che, tuttavia, corrispondeva all’interesse dello stesso collaboratore di giustizia, della sua famiglia mafiosa e della massoneria. Va ricordato che stato sentito dalla Commissione Antimafia anche Cosimo Virgiglio, collaboratore calabrese, gi pi volte ascoltato dai magistrati di Reggio Calabria ai quali aveva reso un ampio resoconto sui meccanismi propriamente massonici. Davanti alla Commissione ha sostanzialmente confermato le sue ampie dichiarazioni, peraltro riportate in diversi giudiziarie. Tra queste si ricorda, come nota di colore, che dopo il suo arresto, l’obbedienza lo fece raggiungere in carcere da un avvocato incaricato di dirgli di tacere il nome dei fratelli. Un segreto dunque ancor pi valido anche per chi sta dietro le sbarre di un carcere. Anche lui confermava, come Campanella, che il vincolo massonico e perpetuo: si estingue solo con la morte, si legge nella relazione. (ANSA).
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