Lavoro: studio, colmare gender gap aumenterebbe Pil tra 9-11%

Osservatorio 4.Manager,su parità genere Italia 14/ma in Paesi Ue

L’Italia al momento occupa il 14/o posto tra i Paesi Ue nella classifica dell’Indice sull’uguaglianza di genere elaborato da Eige, l’European institute for gender equality; eppure colmare la parità tra donna e uomo in ogni ambito della vita privata e pubblica consentirebbe di avere un impatto molto positivo sul Pil, valutato tra il 9 e l’11%: questi alcuni dei dati emersi da una analisi dell’Osservatorio di 4.Manager (associazione costituita da Confindustria e Federmanager), secondo la quale le posizioni manageriali femminili sono ferme al 28% del totale e la quota si riduce al 19% se si considerano le posizioni regolate da un contratto da dirigente, “anche se il 31% delle imprese sta adottando strategie significative per favorire la convergenza lavorativa tra uomini e donne”. Per superare il gender gap un importante aiuto arriva dalla certificazione della parità di genere, normativa che viene definita dagli addetti ai lavori “importantissima”, in grado di innescare meccanismi di cambiamento interno alle aziende che sono quanto mai urgenti e necessari. I temi del gender gap nel mondo del lavoro e delle imprese è stato oggetto di un focus nell’ambito del workshop ‘Politiche di genere per imprese e manager. Azioni e strumenti’, organizzato da 4.Manager. In questo momento in Italia – secondo i dati dello studio, realizzato su un campione di 6mila imprese manifatturiere – le posizioni manageriali femminili sono solo il 28% del totale e la quota si riduce al 19% se consideriamo le posizioni regolate da un contratto da dirigente, con un incremento annuo che è solamente dello 0,3% in più negli ultimi 10 anni. L’indagine indica anche che solo il 14% sono a conduzione femminile contro il 79% a conduzione maschile. In particolare le imprese a guida femminile operano per il 21% nel settore tessile e si concentrano per il 19% nel Sud Italia. Ciò significa una propensione alla concentrazione solo in alcuni settori industriali e all’autoimpiego da parte soprattutto di donne del Mezzogiorno d’Italia. Sempre secondo lo studio, le imprese femminili del settore manifatturiero hanno un ridotto grado di innovatività, ma hanno una propensione alla transizione sostenibile molto elevata: solo il 12% di quelle femminili è altamente innovativa contro l’88% di quello maschile, di contro il 66% delle imprese femminili ha una propensione alla transizione sostenibile contro il 34% di quelle maschili. Per contrastare le dimensioni della discriminazione verso le donne, nel Pnrr il Governo – è stato ricordato nel corso del workshop – ha annunciato l’adozione di una Strategia nazionale 2021-2026 – in coerenza con la Strategia per la parità di genere 2020-2025 adottata dalla Commissione Ue per la parità di genere – che si propone di raggiungere entro il 2026 l’incremento di 5 punti nella classifica dell’Indice sull’uguaglianza di genere elaborato dall’Eige. (ANSA).

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