Patto tra Procura Prato e sindacati. Permesso soggiorno a chi denuncia lo sfruttamento sul lavoro

La procura della Repubblica di Prato e i sindacati Cgil, Cisl e Uil, Filctem Femca e Uiltec hanno firmato un protocollo di intesa per contrastare i fenomeni di sfruttamento lavorativo e per tutelare le vittime dello stesso sfruttamento. Procura e confederazioni sindacali, spiega una nota, “stringono un patto di collaborazione diretta per realizzare a Prato un sistema in grado di intercettare capillarmente e di approntare adeguate efficaci strategie di contrasto dei fenomeni di sfruttamento”. Il documento è stato firmato per la procura dal procuratore capo Giuseppe Nicolosi e dal sostituto procuratore, coordinatore del gruppo sicurezza del lavoro della stessa procura, Lorenzo Gestri. Per la Cgil Prato ha firmato il segretario generale Lorenzo Pancini e il segretario generale della Filctem Massimiliano Brezzo, per la Cisl Firenze-Prato la segretaria Erika Caparrini e il segretario generale della Femca Mirko Zacchei, per la Uil il responsabile della Camera sindacale di Prato Rodolfo Zanieri e il responsabile Toscana e area vasta tessili Uiltec Qamil Zejnati. “Sulla base dell’esperienza realizzata”, le parti firmatarie, “potranno elaborare, delineare e suggerire l’adozione di nuovi strumenti operativi” per un contrasto “adeguato al contesto territoriale e alla sua evoluzione” e quindi più efficace contro lo sfruttamento. Il fenomeno ha come principali vittime stranieri, spesso senza permesso di soggiorno, con falsi contratti part-time, costretti a orari massacranti e retribuzioni irrisorie, in attività e ambienti ad alto rischio di incidenti e pericolosi per le scarse condizioni igienico-sanitarie. Un protocollo, quindi per difenderli da “un sistema – è scritto in premessa nel protocollo – di produzione illegale di abbigliamento che ha già risalito la filiera produttiva nelle ultime fasi della produzione tessile, ma ormai allargato a tutti i settori produttivi, dall’agricoltura, all’industria e nei servizi”.

Un sistema, più volte denunciato dalle organizzazioni sindacali, descritto nel protocollo siglato nel marzo 2017 da Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil con le associazioni datoriali, e sancito dalle indagini promosse dalla Procura della Repubblica e dalle condanne che ne sono seguite. Un sistema illegale che può contare su una notevole riserva di manodopera in virtù del massiccio flusso migratorio, che fa di Prato, con il 21,72%, uno dei territori in Italia con la più alta percentuale di stranieri residenti, interessato anche ad un notevole afflusso, negli ultimi anni, di richiedenti protezione internazionale. Se questa è la realtà, Procura e Cgil, Cisl e Uil, Filctem Femca e Uiltec, ognuno per i propri ruoli, stabiliscono percorsi di prima assistenza e tutela per quei lavoratori stranieri che denunciano la loro condizione di “vulnerabilità”, fino alla possibilità, prevista dal decreto legislativo 286 del 1998 di rilasciare da parte del questore, “con il parere favorevole dell’autorità giudiziaria procedente ovvero su proposta di quest’ultima” un permesso di soggiorno, che “in caso di accertate situazioni di violenza e di grave sfruttamento”, si legge nel protocollo consenta alle vittime di venirne fuori. Confederazioni e Procura si dividono i compiti: Cgil Cisl e Uil,e i rispettivi sindacati di categoria, Filctem, Femca e Uiltec, si impegnano a svolgere la funzione di “presidio territoriale”, assicurando servizi di consulenza giuridico-amministrativa, ma soprattutto a raccogliere la denuncia dei lavoratori vittime di violenza e sfruttamento; la procura procederà ad aprire le indagini, sia che la segnalazione proveniente dai sindacati firmatari abbia una “immediata rilevanza penale” sia che “necessiti di preliminari approfondimenti”, e a proporre al questore, se “ricorrano i presupposti”, il rilascio di uno speciale permesso di soggiorno. (ANSA).

Pulsante per tornare all'inizio