LAVORO: CNEL, LA CRISI HA PENALIZZATO I GIOVANI (-10,8% NEL 2009)

La crisi ha penalizzato i giovani, soprattutto sul versante del lavoro. Nel 2009, rileva infatti un rapporto del Cnel, si e’ registrato un taglio degli occupati del 10,8% tra i 15 e i 24 anni mentre non e’ stata toccata la fascia piu’ matura dei 55-64 anni. In termini assoluti tra il 2008 e il 2009 si sono persi 485mila posti di lavoro per persone fino ai 34 anni, mentre dai 35 anni in su si registra un incremento di 125mila occupati, concentrati essenzialmente sulle eta’ prossime al pensionamento. In questa ottica – sottolinea il rapporto Cnel – la crisi nei suoi effetti occupazionali appare aver avuto una chiara caratterizzazione generazionale. Ad aver pagato i maggiori costi sono infatti i piu’ giovani.Il fenomeno non e’, pero’, un’esclusiva italiana, ma si sta registrando in altri Paesi. Il tasso di disoccupazione giovanile nei paesi Ue e’ decisamente piu’ alto di quello riscontrato complessivamente; per l’area euro, questo tasso (per la forza lavoro con meno di 25 anni) e’ pari a due volte quello complessivo, e lo stesso si osserva anche in paesi non europei, come gli Stati Uniti o il Giappone. Rispetto alle persone di eta’ maggiore (con piu’ di 25 anni), il tasso di disoccupazione dei giovani e’ piu’ che doppio; per la media dei paesi europei, e’ pari a 2,3 volte quello dei piu’ maturi, e in Italia arriva a essere pari a 3 volte quello rilevato per il complesso delle persone con eta’ compresa tra i 25 e i 74 anni.Nel rapporto del Cnel si sottolinea, peraltro, come le nuove forme contrattuali, piu’ flessibili, abbiano facilitato l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro: in periodi in cui la domanda di lavoro cresceva, le imprese facevano maggior ricorso a forme flessibili di impiego, dati i costi di licenziamento nettamente inferiori a queste connessi.L’altro lato della medaglia e’ stato pero’ la maggior instabilita’ del posto di lavoro. Un numero crescente di giovani ha trovato un impiego temporaneo, ovvero con un contratto di lavoro dipendente a tempo determinato oppure con una forma contrattuale indipendente. Tra i giovani occupati con meno di 25 anni, l’incidenza dei dipendenti temporanei e’ pari a quattro volte l’incidenza osservata presso gli adulti delle eta’ centrali (25-54 anni); in altre parole, un giovane corre un rischio di essere occupato con un contratto a termine pari a quattro volte quello corso da un adulto. ASCA

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