Lavoratori agricoli senza ammortizzatori sociali, Flai Firenze incalza l’Inps

Mancato pagamento di indennità di disoccupazione (una su quattro), bonus (uno su cinque) e Cassa integrazione a migliaia di lavoratori agricoli (perlopiù stranieri) nel territorio fiorentino: la Flai Cgil lancia l’allarme e chiama in causa l’Inps. “Disorganizzazione, procedure farraginose, inadeguatezza dei sistemi informatici, poco dialogo: questi lavoratori senza reddito, pur avendone diritto, sono allo stremo – dice il sindacato -, la situazione è inaccettabile, serve una interlocuzione seria per risolvere i problemi, altrimenti siamo pronti a iniziative eclatanti di mobilitazione”

Indennità di disoccupazione ancora non pagate (una su quattro, il triplo rispetto a pari periodo dell’anno scorso, con i ricorsi che potenzialmente passeranno da zero a 200), bonus non pagati in un caso su cinque, mancato pagamento della Cassa integrazione: il combinato disposto di questi tre elementi sta creando un problema sociale gravissimo per i circa 12mila lavoratori dell’agricoltura nel territorio fiorentino (per il 70% sono immigrati). “Senza lavoro e senza ammortizzatori sociali, non hanno reddito né sostegno al reddito, pur avendone diritto”, è l’allarme che lancia la Flai Cgil Firenze. Che chiama in causa l’Inps territoriale: “Disorganizzazione, procedure farraginose, inadeguatezza dei sistemi informatici, carenza di personale rispetto alla mole di lavoro, carenza di volontà di dialogo: capiamo lo stress test del Covid sull’istituto, e nessuno ovviamente provi ad additare i lavoratori di Inps, visto che abbiamo visto uffici che ci hanno risposto di domenica o la sera alle 23: ma la situazione è inaccettabile, il problema riguarda chi organizza il lavoro anche a livello nazionale, la formazione degli operatori e i supporti informatici messi a disposizione”. Aggiunge la Flai Cgil Firenze: “Chiediamo urgentemente all’Inps una interlocuzione seria per capire come risolvere insieme questi problemi, oltre all’immediato sblocco della Cassa integrazione in deroga e della Cisoa, la Cassa integrazione per i lavoratori a tempo indeterminato. Senza risposte da Inps, siamo pronti ad iniziative eclatanti di protesta di fronte alla sede dell’istituto a Firenze: i lavoratori sono allo stremo della sopportazione, c’è chi perde l’alloggio, chi – straniero – non può più fare ricongiungimenti familiari, visto che il problema dell’assenza di reddito si ripercuote anche sulle questioni inerenti i permessi di soggiorno”.

DISOCCUPAZIONE AGRICOLA
Le domande di disoccupazione agricola che arrivano all’Inps di Firenze sono circa 3.500 l’anno (per la metà espletate dagli uffici Cgil e Flai Cgil). In media, finora, solo il 7% aveva problemi di accettazione: quest’anno si arriva al 22%, più del triplo. In pratica, quasi una domanda su quattro ha problemi di accettazione (oltre 800 lavoratori coinvolti nel fiorentino). Si parla di cifre che si aggirano tra i 3.500 e i 7.500 euro (se comprensivi degli assegni familiari) non riscossi dai singoli lavoratori. Di solito i soldi ai lavoratori venivano dati verso maggio-giugno (la domanda va fatta tra gennaio e marzo dell’anno successivo all’anno in cui il lavoratore è disoccupato), quest’anno ad agosto il piatto piange. La Flai Cgil fa il punto: “Nonostante i nostri solleciti su 35 domande ancora in istruttoria, dopo due settimane ce ne sono 18 domande ancora in istruttoria, mentre 17 sono state respinte per motivi inspiegabili. 24 domande giacciono in un limbo sconosciuto, non visualizzabili né da nostri accessi, né spesso dal call center dell’Inps, nonostante siano state inviate e il programma dell’Inps abbia generato il numero di protocollo. Rischiamo che quasi 70 domande per le quali era stata richiesta un’integrazione documentale, che abbiamo prodotto, siano respinte perché non abbiamo consegnato in tempo i documenti: in realtà abbiamo inviato tutti nei tempi previsti, ma le varie email dell’Inps sono state invase da comunicazioni e quindi per l’istituto non è stato possibile ‘leggerle tutte’. Circa 200 domande sono state respinte con reiezione per motivi secondo noi incomprensibili, nel 70% dei casi abbiamo presentato il riesame. Circa 20 domande sono state approvate, ma ancora non pagate, perché la verifica dell’Iban tra Inps e istituto di credito non ha dato esito positivo, nonostante che abbiamo prodotto lettere delle banche attestanti l’Iban, copie di estratti conto, foto delle carte con l’Iban”. Probabilmente, ammette la Flai Cgil Firenze, “rischiamo di presentare almeno 200 ricorsi alla apposita commissione dell’Inps: questo ingolferà ulteriormente l’istituto. Negli anni passati questi ricorsi, che sono l’extrema ratio, erano zero”.

BONUS AGRICOLTURA (MISURA COVID)
Per scelta dell’Inps, i bonus dell’agricoltura (600 euro a marzo, 500 ad aprile) sono stati tutti gestiti dalla sede Inps nazionale. Il che ha prodotto l’impossibilità di avere qualsiasi tipo di comunicazione o interlocuzione rispetto ai problemi sorti, anche solo per gli esiti. L’Inps ha scelto in autonomia, nel caso di un errore sull’Iban, di fare i bonifici domiciliati presso Poste Italiane, senza comunicazione alcuna. Molti lavoratori hanno quindi scoperto di avere un bonifico domiciliato lì da una lettera arrivata da Banco Posta che li informava; altri, che quella lettera non l’hanno mai ricevuta, l’hanno scoperto stando a giornate intere attaccati al numero verde dell’Inps, la cui frequente risposta è stata ‘vai al patronato a farti dare la lettera per andare a riscuotere’. Peccato che il patronato non abbia accesso a quegli atti. “Risultato, nonostante i nostri innumerevoli tentativi di chiedere lumi all’istituto: abbiamo lavoratori che ancora non hanno riscosso nessuno dei due bonus dell’agricoltura, altri che hanno riscosso il secondo bonus ma non il primo, altri il primo e non il secondo: non ne sappiamo i motivi e nessuno sa dircelo”, dice la Flai Cgil Firenze, che a Firenze si è vista non accettare il 20% delle circa 1.800 domande presentate.

CIG IN DEROGA E CIG DELL’AGRICOLTURA (CISOA)
Nel settore dell’agricoltura la Cassa in deroga riguarda i lavoratori a tempo determinato (i cosiddetti avventizi, circa 10mila su Firenze), che rappresentano in Toscana l’80% della forza lavoro in agricoltura. La cassa integrazione sta avendo ritardi incomprensibili nella gestione delle pratiche: alla Flai Cgil risulta essere stata messa in pagamento una parte molto minoritaria delle pratiche. Visti i numeri dei lavoratori a tempo indeterminato in agricoltura, possiamo affermare che gran parte di loro (circa l’80%) non hanno visto un soldo da marzo. Idem per la Cisoa, la Cassa integrazione agricola per i soli lavoratori a tempo indeterminato (circa 2500 su Firenze): l’Inps di Firenze ha scelto di mantenere in essere la commissione Cisoa (che normalmente analizza le domande di cassa integrazione ordinaria dell’agricoltura e in cui sono coinvolte anche le parti sociali e istituzionali) soppressa per la sola causale Covid, provocando ritardi mostruosi e inaccettabili nelle approvazioni e nei pagamenti. A Firenze, infatti, la farraginosità dell’attività (la commissione non è stata nemmeno convocata in videoconferenza, ma dialoga via email) ha fatto sì che non siano ancora state approvate le 280 domande aziendali presentate (280 domande che corrispondono a 1.275 addetti cioè la metà della forza lavoro provinciale, e a 9mila giornate di lavoro perse a marzo-aprile). Nessuno, quindi, ha percepito la cassa integrazione da marzo 2020.

Conclude la Flai Cgil Firenze: “Nel periodo del lockdown, come Cgil eravamo tra i pochi patronati aperti; tutte le sedi Inps erano chiuse e siamo stati invasi da centinaia di lavoratori: siamo ovviamente contenti che i lavoratori, in massa, abbiano preso la Cgil come punto di riferimento, ma l’Inps non può certo ignorare il lavoro sostitutivo fatto per conto dell’istituto, non concedendoci quell’interlocuzione necessaria a risolvere i problemi dei cittadini, spesso creati dall’Istituto stesso. D’altra parte il numero verde è pressoché irraggiungibile, e agli uffici si accede solo su appuntamento, da prendere proprio tramite numero verde: ci raccontano i lavoratori che ad oggi sono disponibili appuntamenti da ottobre in poi. Ricordiamo che l’Inps è stata tra le ultime pubbliche amministrazioni ad aprire, il primo luglio. Siamo molto preoccupati del disagio sociale che si sta creando, vorremmo che l’istituto nazionale della Previdenza Sociale, mosso da stessa preoccupazione che ad oggi sembra essere solo nostra, sblocchi immediatamente tutto ciò che è rimasto indietro, altrimenti ci vedremo costretti ad eclatanti iniziative di mobilitazione”.

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