Landini, su Gkn lotta nazionale, legge impedisca si ripeta. Governo intervenga

Sui licenziamenti del fondo Melrose alla Gkn “siamo in presenza di un atteggiamento inaccettabile. Abbiamo visto addirittura il tentativo di mettere in discussione non solo il ruolo dei lavoratori e del sindacato, ma addirittura il ruolo delle istituzioni. Quindi è evidente che bisogna ripristinare condizioni che permettano di fare una discussione vera a partire dal rispetto degli accordi che in quella azienda esistono, e del fatto che stiamo parlando di imprese che non sono in crisi perché non hanno mercato o lavoro, stiamo parlando di imprese dove il lavoro c’è. Parliamo di fondi multinazionali che stanno decidendo di delocalizzare le produzioni”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Maurizio Landini in occasione dell’assemblea generale di Cgil Toscana a Firenze. “E’ un problema non solo di quei lavoratori, è chiaro che siamo di fronte davanti ad una questione più generale perché non può passare nel nostro Paese l’idea che multinazionali ed imprese possono comportarsi in questo modo. Quindi c’è il problema, oltre la gestione immediata, di dotarsi anche di una legislazione che impedisca che queste cose possano ripetersi, e per quanto ci riguarda, insisto, questa non è una battaglia territoriale e locale, questa giustamente è una battaglia nazionale che deve avere delle risposte sul piano legislativo, e quindi anche con l’intervento del Governo”. Oggi pomeriggio Landini andrà a parlare con i lavoratori Gkn, tutti licenziati con un e-mail dalla proprietà.
“Allo stesso tempo – ha concluso Landini – penso che sia utile che anche le associazioni imprenditoriali capiscano che se si vuole veramente difendere il sistema produttivo del nostro Paese c’è bisogno anche di una legislazione che non permetta alle multinazionali di agire e di comportarsi in questo modo, ma di rispettare e di applicare le nostre leggi, a partire dal fatto che se ci sono delle leggi prima di licenziare si utilizzano altri ammortizzatori e si fanno altre discussioni”. (ANSA).
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Landini, stop Far west automotive chiesto incontro a Draghi  Serve provvedimento straordinario, settore chiude fabbriche
“Abbiamo chiesto un incontro al presidente del Consiglio per essere in grado di poter fare un’operazione di politica industriale perché le aziende, che in modo da Far west, hanno aperto procedure di chiusura di stabilimenti, sono tutte del settore automotive, quindi è evidente che è necessario che su quel settore si faccia un provvedimento straordinario ed allo stesso tempo si apra un tavolo di trattativa perché questo meccanismo, sia sul piano occupazionale, sia sul piano dell’innovazione e degli investimenti, deve gestire un processo che durerà anni”. (ANSA).
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Automotive. De Palma (Fiom)- Schiavella (Cgil): ritiro licenziamenti e provvedimento straordinario sul settore o sarà conflitto”

Positivo il fatto che si sia tenuta ieri la prima riunione del gruppo “Aspetti produttivi e industriali” relativamente al tavolo automotive, che è stato presieduto dal Vice Ministro Gilberto Pichetto Fratin, che ha manifestato la volontà del Ministero di continuare il confronto. È necessario recuperare il tempo perso negli ultimi anni altrimenti il rischio delocalizzazioni e chiusure èsempre più concreto. Negli anni abbiamo già registrato chiusure, dalla Honeywell in Abruzzo alla TRW di Livorno per citare due delle molte aziende che dal Piemonte al resto del Paese hanno visto nel settore un aumentoprogressivo del ricorso alla cassa integrazione. Con lo sblocco dei licenziamenti siamo impegnati a contrastare le iniziative unilaterali da parte di multinazionali e fondi di investimento che oltre a colpire l’occupazione potrebbero minare la capacità industriale del Paese, come dimostrano i casi della GianettiRuote, della GKN, e della Timken. Situazioni di crisi sono presenti anche alla Denso di Chieti, azienda che realizza motorini di avviamento, in cui sono stati dichiarati circa 200 esuberi, alla Bosch di Bari stabilimento che produce il diesel dove a rischiare il posto sono 600 lavoratrici e lavoratori, alla Vitesco Tecnology Italy, con due stabilimenti a Pisa, che si occupano di ricerca e sviluppo e produzione di iniettori a benzina, su cui è previsto un pianodi 750 esuberi senza investimenti. Sono solo alcune delle aziende della componentistica, inoltre, c’è un preoccupante calo dei volumi produttivi, a cui si somma il rischio della missione produttiva per interi stabilimenti, per esempio alla Marelli che produce sistemi di scarico o sospensioni per le auto endotermiche. A tutto questo si aggiungono la crisi irrisolta di Termini Imerese e la necessità di un piano di rilancio per Industria Italiana Autobus. La trasformazione dell’automotive è un’occasione importante di politica industriale per il nostro Paese. L’apertura di un percorso al Mise deve coinvolgere anche il Ministero del Lavoro e il Ministero per la Transizione Ecologica per la costruzione di un accordo quadro di governance delle politiche e delprocesso di transizione industriale e occupazionale per i prossimi 5 anni. Inoltre, occorre convocare con urgenza tavoli specifici con Stellantis e CNH Industrial sul futuro industriale e occupazionale. È necessario individuare iniziative che si pongano l’obiettivo di una trasformazione ecologica e innovativa del settore e che salvaguardino l’occupazione in tutta la filiera anche con un ruolo diretto di Invitalia e Cassa Depositi e Prestiti. Senza un provvedimento straordinario da parte del Governo con ammortizzatori, formazione e investimenti si aprirà una stagione di conflitto a partire dalle aziende in cui è a rischio l’occupazione”.

Lo dichiarano in una nota congiunta Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabileautomotive e Walter Schiavella, Coordinatore Area Politiche Industriali e Reti per la Cgil nazionale

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