Landini, la Cgil e il vaccino contro l’ipocrosia. Lettera a Repubblica

“Caro direttore,

ho registrato con piacere che l’intervista che ho rilasciato a la Repubblica lunedì 9 agosto ha aperto un dibattito nel Paese, anche con semplificazioni e strumentalizzazioni sulle posizioni espresse che la Cgil non è disponibile ad accettare. Per responsabilità e chiarezza, al fine di ricercare soluzioni ai difficili problemi che viviamo, mi soffermo su alcune questioni.
In primo luogo, la Cgil ha sostenuto e continua a sostenere la campagna vaccinale in Italia e nel mondo. Ci stiamo battendo affinché vengano sospesi i brevetti sui vaccini che stanno impedendo il ricorso alle vaccinazioni nei Paesi economicamente più deboli. Purtroppo questo non sta succedendo, mentre il virus non conosce confini. Inoltre la Cgil, diversamente da altri, non ha mai posto questioni di principio sullo strumento del Green Pass, pur in presenza di raccomandazioni europee a non adottare norme discriminatorie.
Diciamo una cosa molto semplice: se il governo ritiene che il vaccino debba essere obbligatorio per tutti, proponga subito al Parlamento una legge. Noi non siamo contrari. La nostra Costituzione indica questa soluzione per tenere insieme i diritti inviolabili delle persone e la necessità di garantire e tutelare la salute pubblica, l’interesse e la sicurezza della collettività. Perché il governo non lo fa? Insieme a Cisl e Uil l’abbiamo detto al presidente del Consiglio: questa materia spetta al governo e al Parlamento e non può essere semplicemente delegata alle parti sociali. Ed è sbagliato pensare di raggiungere lo stesso obiettivo in modo surrettizio (paragonando ad esempio le mense aziendali a ristoranti o mettendo l’obbligo del Green Pass facendo pagare il tampone al lavoratore). Una logica sanzionatoria e punitiva verso il mondo del lavoro rischia solo di aumentare le divisioni ed allontanare l’obiettivo della vaccinazione di massa.
In secondo luogo, i protocolli alla sicurezza con la possibilità delle vaccinazioni in azienda sono stati realizzati grazie alla mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori ed in contrasto con chi sosteneva il prevalere dell’interesse economico sulla sicurezza del lavoro, delle imprese e del Paese. Per questo la Cgil non è disponibile ad accettare lezioni da nessuno. Se oggi il presidente del Consiglio può dire che siamo in ripresa economica, ciò è dovuto proprio ai protocolli ed all’impegno straordinario delle lavoratrici e dei lavoratori.
In terzo luogo, insieme al vaccino per sconfiggere il virus sono necessari altri interventi di cui oggi nessuno parla più. Viene richiesto il Green Pass per i trasporti a lunga percorrenza. Bene! Sappiamo però tutti che il problema non ancora risolto sta nel trasporto pubblico locale e nelle ferrovie regionali su cui transitano la gran parte degli utenti. Servono investimenti, qualità dei mezzi, sperimentazione di tempi ed orari diversi delle città. Invece siamo fermi ad un anno e mezzo fa. Così come nella scuola, il tema è come si supera il sovraffollamento delle classi e quindi come si garantisce il distanziamento anche attraverso assunzioni aggiuntive.
Contemporaneamente serve un piano nazionale per fermare la strage di infortuni e morti sul lavoro. Basta precarietà nel lavoro, servono formazione e prevenzione, bisogna assumere ed aumentare gli ispettori, serve il coordinamento tra i diversi soggetti istituzionali, va introdotta la patente a punti per le imprese, bisogna garantire il diritto ad eleggere il rappresentante dei lavoratori alla sicurezza in tutti i luoghi di lavoro. Infine, creare lavoro stabile, sicuro e di qualità per i giovani, le donne. Il Mezzogiorno è la bussola, la priorità per ricostruire l’unità del Paese e disegnare il nostro futuro. In questa direzione devono andare gli investimenti compreso un nuovo sistema universale di protezione e formazione per tutto il mondo del lavoro.
Ai primi di settembre sono previsti incontri specifici con i ministri, ed il presidente del Consiglio si è impegnato ad avviare un confronto per realizzare rapidamente un protocollo che permetta alle parti sociali, sia a livello nazionale che nei territori, di entrare nel merito della qualità degli investimenti del Pnrr e del suo legame con una nuova politica industriale.
Si può essere d’accordo o meno. Queste sono le nostre proposte. Questo è stato l’impegno incontestabile di tutta la Cgil, delle sue delegate e dei suoi delegati nei luoghi di lavoro nei mesi difficilissimi che abbiamo alle spalle. Ed è con questo senso di responsabilità che chiediamo al governo di essere coinvolti prima che siano prese le decisioni e non informati a cose fatte.”
Maurizio Landini
segretario generale della Cgil

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