Landini: ”Cos“ ricostruiremo il Paese”. La video intervista di Gabriele Polo per Collettiva

Il segretario generale della Cgil di fronte alla Fase 2: ÒUscire dall’emergenza cambiando il modello di sviluppo. E facendo partecipare i lavoratori che ci hanno salvatoÓ. Attraverso i contratti nazionali di lavoro. Il sindacato prepara la sua proposta per l’ItaliaDallÕemergenza la necessitˆ di una svolta radicale. Dalle relazioni sociali ai rapporti di lavoro, dalla politica industriale alla gestione della spesa pubblica, dal ruolo del pubblico in economia al macrotema della compatibilitˆ ambientale e dellÕuso delle risorse naturali: ÒPerchŽ il modello di sviluppo che abbiamo alle spalle ha dimostrato tutta la sua incoerenza con il concetto di pubblico benessere e ci ha portato al disastroÓ. Questo pensa Maurizio Landini su Fase 2 e seguenti, aggiungendo che per cambiare davvero Òserve molta pi partecipazione e democrazia, in particolare nel ruolo assegnato ai lavoratori e al loro organizzarsi in sindacatoÓ. E anche arriva qui la richiesta di una svolta rispetto a ci˜ che  andato per la maggiore negli ultimi decenni, dalla marginalizzazione politica e culturale del lavoro alla teoria della residualitˆ dei corpi sociali intermedi.SullÕattualitˆ il segretario generale della Cgil non polemizza direttamente con Salvini che attacca la Cgil accusandola di Òfermare il paese dettando la linea al governoÓ, ma risponde rivendicando Òil contributo fondamentaleÓ dei cosiddetti ÒessenzialiÓ – le lavoratrici e i lavoratori che hanno tenuto in piedi il Paese nelle settimane pi dure della pandemia – e anche dei sindacati che Òindicando la garanzia alla salute come requisito indispensabile per lavorareÓ hanno definito insieme al governo e associazioni aziendali le regole per lavorare in sicurezza (perlomeno il pi possibile e dove queste regole sono state davvero applicate). Convinto che questo abbia posto le condizioni per far la Fase 2.Quanto al neo presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che considera i contratti nazionali di lavoro Òun vincolo per la ripresaÓ e auspica tante deroghe al punto di azzerarne il ruolo, Landini evita il ÒfrontaleÓ ma la pensa esattamente allÕopposto: i contratti nazionali vanno rafforzati, anzi devono Òessere lo strumento per affrontare i cambiamenti in attoÓ. In altre parole, bisogna ampliarne i compiti e oltre a essere istituto salariale devono gestire la ÒricostruzioneÓ delle politiche sociali e industriali coinvolgendo i lavoratori e il sindacato sulle scelte strategiche, su come e cosa si produce: ÒAnche le imprese devono cambiare e se non ricostruiscono insieme a noi rischiano di proseguire su una linea fallimentareÓ.Rappresentanza, confronto e pratica democratica sono, in conclusione, le chiavi per uscire dallÕemergenza. Proprio per la sua profonditˆ Ð Òuna situazione oggettivamente drammatica, non solo in Italia, ma in tutto il mondoÓ Ð e per la radicalitˆ con cui la pandemia ha svelato tutte le fragilitˆ del sistema, Òda una sanitˆ pubblica penalizzata da anni di tagli che si  salvata solo grazie ai sacrifici dei lavoratori del settore alla precarizzazione del lavoro che ha messo a nudo il lavoro povero e senza tutele fino a unÕEuropa che continuando a muoversi in ordine sparso crea nuovi conflitti interni anzichŽ risolverliÓ.é partendo da questo quadro che sono in arrivo una serie di proposte per Òpassare dallÕemergenza a un nuovo modello di sviluppoÓ, un vero e proprio progetto da consegnare al Paese, individuando i settori strategici Ð Landini per il momento cita sanitˆ, scuola-formazione e industria della mobilitˆ Ð su cui ricostruire lÕItalia e lÕEuropa su paradigmi diversi rispetto al passato, a partire dalla richiesta che a pagarne il prezzo non siano Òcoloro che per vivere debbono lavorareÓ. E anche questo sarebbe un fatto abbastanza inedito. Gabriele Polo dacollettiva.itLA VIDEO INTERVISTA

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