Landini: bisogna riscrivere il diritto del lavoro. Ci sono leggi sbagliate da cambiare

Il segretario generale della Cgil interviene a un’iniziativa della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e chiede alla politica di cambiare il Jobs Act e tutte le norme che hanno reso il mercato del lavoro più precario

“Non dimentichiamo che in Italia ci sono delle leggi sbagliate che vanno cambiate”. Maurizio Landini torna ad attaccare il Jobs Act e tutte quelle norme che hanno “tolto i diritti ai lavoratori anziché estenderli a tutti. Se oggi nel nostro Paese c’è una quantità di lavoro precario spaventosa è perché governi di destra e di sinistra hanno precarizzato il mercato del lavoro. Serve un nuovo Statuto che stabilisca stessi diritti e stesse tutele, indipendentemente dalla tipologia di contratto che si ha”. Il segretario generale della Cgil interviene a un’iniziativa promossa dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. “Forza Lavoro” è il titolo di una serie di appuntamenti che in quest’occasione ha guardato all’Europa. Un vecchio continente che ha scommesso sull’austerità e sul rigore e ha esasperato il ricorso al lavoro flessibile e precario. Le scelte adottate dall’Italia – Jobs Act compreso – ne sono lo specchio. “Le persone che lavorano – spiega Landini – devono essere messe nella condizione di utilizzare la loro intelligenza anche per decidere le scelte produttive”. La pandemia e i suoi effetti si fanno sentire eppure i mesi di lockdown hanno già molto da insegnare: “Il virus lo sconfiggiamo noi che lavoriamo; è il lavoro delle persone – a ogni livello – che lo sconfigge. Ma pensiamo che gran parte di quel lavoro giudicato essenziale nei mesi scorsi è anche il lavoro più sfruttato e meno pagato”.

Maurizio Landini chiede una cosa semplice: applicare i principi sanciti dalla Costituzione: l’articolo 36, il 39, persino il 46 sulla partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa e rilancia il progetto di legge di iniziativa popolare (la Carta dei diritti) sul quale la Cgil ha raccolto un milione e mezzo di firme e che al momento è incardinato in Parlamento. “Bisogna riscrivere il diritto del lavoro dalla legge Treu al Jobs Act: i diritti devono essere in capo alla persona, universali, come universale deve essere il sistema di tutela dei redditi e degli ammortizzatori sociali. I contratti collettivi di lavoro devono diventare validi per tutti, erga omnes come si dice in gergo e come è scritto nella Costituzione”. Lo Stato non deve voltarsi dall’altra parte, al contrario serve un nuovo intervento pubblico che abbracci e rilanci il lavoro: la sfida ambientale, quella digitale, quella occupazionale viaggiano di pari passo. E se è vero che le organizzazioni sindacali devono cambiare, aprire per diventare, come dice Landini, la casa e il luogo di tutte le forme di lavoro il nodo politico è proprio questo.

Nel lavoro le persone devono trovare la condizione per vivere dignitosamente, lo strumento per poter essere libere di realizzarsi. Per questo spiega il numero uno di Corso d’Italia competenze e formazione saranno essenziali: “Immagino il diritto alla formazione permanente come un accompagnamento alla vita professionale delle persone con delle ore in cui si verrà pagati per essere formati. Orari ridotti, una diversa scansione del tempo, una commistione tra lavoro in presenza e a distanza”. Alla politica Landini chiede piani straordinari, lungimiranza e strategia. All’Europa un cambio di passo radicale perché “quel che è chiaro dopo questa pandemia un singolo Paese da solo non può andare da nessuna parte. E quindi attraverso la ricostruzione di uno stato sociale, attraverso il lavoro pubblico, attraverso la rappresentanza e la contrattazione collettiva dobbiamo ridare significato alla storia dell’Europa”. Da collettiva.it

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