La rottura del Duomo, intervento di Mauro Fuso su Repubblica Firenze
Intervento di Mauro Fuso (segreteria Cgil Toscana) pubblicato su Repubblica Firenze il 6 maggio:?A Firenze cambiato tutto con piazza Duomo pedonalizzata? stato l’incipit con cui il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha esordito ieri iniziando la campagna sul referendum costituzionale. E’ vero, cambi molto, ma non tutto. La bellezza non si coniug con l’efficienza, salt completamente la ?cura del ferro?, quell’idea innovativa frutto della discussione intorno alla mobilit urbana e il traffico fiorentino. Il centro storico fu immaginato pi propriet privata che bene comune, un museo a cielo aperto a disposizione della rendita: del turismo mordi e fuggi come del turismo di lusso, piuttosto che un luogo da vivere, da attraversare e da godere soprattutto da parte dei fiorentini. Come avviene in tutte le grandi citt del mondo piene di arte e nello stesso tempo con criticit pi o meno grandi nel trasporto pubblico. Da Amsterdam a Siviglia, da Lisbona a Colonia, tanto per rimanere in Europa. Da quel fatidico ottobre 2009 son passati sette anni circa e i fiorentini sono ancora l ad attendere la soluzione per il passaggio del centro storico. Nel frattempo quella rottura ha lasciato i fiorentini in attesa della soluzione che possa connettere in modo utile il centro storico con le periferie. Impegno di ogni buon amministratore pubblico che abbia a cuore una visione coesa e unitaria del proprio territorio. Purtroppo prevalse la rottura come prassi politica, pochi provarono a fermarla con intelligenza e questo metodo caratterizza tuttora lo stile politico di Renzi. Tanti presero e continuano a prendere questo metodo sottogamba e con estrema leggerezza, dentro una diffusa sottovalutazione generale. Oggi siamo dentro una nuova fase di profondo cambiamento costituzionale che passa attraverso un nuovo slogan, ottimistico, d’azione, tutto proteso in avanti: ?L’Italia che dice s?. Il punto non il cambiamento in quanto tale, ma quale cambiamento, con quali tratti e con quali riflessi sulla partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica e la loro rappresentanza, cio i cardini di una societ civile articolata. Lo slogan opera di nuovo quella rottura e il dispiegarsi della tifoseria, chiamata a raccolta per un consenso personale. Mentre ci si dovrebbe misurare sulle regole del gioco, sui fondamentali della Costituzione. Non sar semplice perch una trappola dalla quale ogni sincero democratico dovrebbe rifuggire. Rifuggire dalle insidie del marketing politico che semplifica tutto, personalizza, isola il cittadino identificato come consumatore del prodotto elettorale. Rifuggire quindi dal marketing elettorale, dal plebiscito invocato per imporre invece nel dibattito generale un vero giudizio di merito sulla riforma costituzionale e le sue contraddizioni. Una grande attenzione sarebbe d’obbligo perch parliamo di regole generali e non di governabilit a prescindere. Non si vota su un governo, ma per le regole di sempre.