“La gestione della non autosufficienza”, Cgil-Fp-Spi Toscana hanno presentato lo studio Ires

“La gestione della non autosufficienza”: è lo studio realizzato da Ires Toscana e Ires Emilia Romagna, una sorta di rilevazione quantitativa e un focus sugli orientamenti dei principali stakeholders e dei decisori politici, presentato oggi in un webinar organizzato da Cgil Toscana, Fp Cgil Toscana e Spi Cgil Toscana. Si tratta del primo di un ciclo di incontri online sui temi della non autosufficienza e della cura di comunità

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La ricerca confronta alcuni modelli europei (Francia, Germania, Svezia, Regno Unito) con la situazione italiana e quelle delle sue regioni, con un focus sulla Toscana, e illustra le proposte in tema della Regione Toscana e del sindacato, secondo cui “le tutele e la protezione degli anziani e dei disabili, contro l’abbandono, la solitudine e le difficoltà di accesso alle cure, vanno di pari passo con la qualificazione di chi esercita un ruolo strategico nell’assistenza agli anziani, dalle professioni sanitarie alle assistenti familiari. La transizione verso il territorio, che dovrà assumere sempre più un ruolo centrale, non può prescindere da una forte sinergia di tutto il sistema, pubblico e sussidiario, in una convergenza strategica di saperi e intelligenze che dovrà saper affrontare la sfida più importante per le generazioni future: la prevenzione e la cura come diritto di cittadinanza, dal primo all’ultimo giorno della vita di ognuno”

LA PRESENTAZIONE DELL’INIZIATIVA

Spiegano Cgil Toscana, Fp Cgil Toscana e Spi Cgil Toscana: “L’urgenza di una discussione partecipata e ampia sul tema della non autosufficienza, già presente in una regione come la nostra, tra le più longeve e invecchiate, è diventata indifferibile l’avvento della pandemia, che ha reso evidente la necessità di misure sistematiche e finanche di un ripensamento dell’intero sistema della residenzialità assistita e della domiciliarità. In attesa di proseguire un confronto già programmato con la Regione Toscana su questo tema, abbiamo ritenuto importante disporre di un punto di partenza univoco per l’intera organizzazione, a partire da un monitoraggio condiviso della situazione esistente, fino all’elaborazione di un pensiero ampio che possa intravedere nel welfare della cura un elemento di crescita sociale e occupazionale, oltre che di superamento delle disuguaglianze e consolidamento dell’equità”.

LA RICERCA

Ci sono circa 3 milioni di anziani non autosufficienti in Italia. Se rispetto al dato dell’aspettativa di vita l’Italia si colloca tra i primi posti in Europa, quando si considera la qualità degli anni che restano da vivere, ovvero in buona salute e senza limitazioni, l’Italia si colloca tra i livelli più bassi, soprattutto per le donne. Nel 2015 in Italia un uomo di 65 anni si può attendere di vivere ancora 13,7 anni in buona salute e una donna 14,3 anni, rispetto a una media europea rispettivamente di 14,4 anni per gli uomini e 15,8 anni per le donne. Circa un anziano su dieci (11,2%) riferisce gravi difficoltà in almeno un’attività di cura della persona (ADL), quota che comprensibilmente cresce per i grandi anziani over75, dove la 3grave difficoltà coinvolge circa un anziano su cinque (18,9%). Rispetto alle limitazioni nelle attività quotidiane strumentali di tipo domestico, circa un quarto degli anziani ha difficoltà a svolgerne almeno una (30,3%), percentuale che anche in questo caso sale per gli over75, dove ha gravi difficoltà circa un anziano su due (47,1%).
Per la non autosufficienza, nel sistema italiano i trasferimenti monetari principali sono due: l’indennità di accompagnamento per gli invalidi civili di competenza dell’Inps, e gli assegni di cura erogati principalmente dai Comuni su finanziamento regionale. Come riportato dalla Ragioneria di Stato, l’indennità di accompagnamento per invalidi civili rappresenta la componente maggiore di spesa per l’assistenza alle persone non autosufficienti. In media circa il 10,6% della popolazione anziana riceve l’indennità di accompagnamento per invalidi civili totali, percentuale che sale per le regioni del Centro-Sud, dove troviamo proporzioni ovunque al di sopra della media nazionale (tranne per la Toscana), con percentuali che arrivano a punte del 16,3% e del 15,9% in Umbria e in Calabria. Nel nord d’Italia invece la percentuale resta in un intervallo del 7,7-9% in tutte le regioni. Anche la Toscana si colloca in tale traiettoria totalizzando una percentuale pari all’8,5%.
Capitolo Adi. L’Adi (Assistenza domiciliare integrata) consiste nell’erogazione di trattamenti sanitari e socio-sanitari alla persona non autosufficiente presso il proprio domicilio, da parte di diverse professionalità (infermieri, fisioterapisti, operatori socio-sanitari, medici, ecc.) e sulla base di un Piano di assistenza individuale (Pai). Nel 2017 (ultimo anno disponibile), gli anziani over65 che usufruivano del servizio Adi erano circa il 6,2% a livello nazionale. Così come per l’indennità per gli invalidi civili, anche per l’Adi si riscontrano forti differenziazioni a livello regionale: le regioni che presentano tassi più elevati della media sono Veneto (13,4%), Molise (12,6%), Toscana (11,6%) ed Emilia-Romagna (10,9%).
Oltre ai tassi di presa in carico del servizio Adi, è importante osservare anche l’intensità di tale servizio (le ore dedicate a ciascun utente), dimensione fondamentale per capire se tale servizio può configurarsi come alternativa ai ricoveri e gestire casistiche sempre più complesse. A livello nazionale in media si registrano 17 ore annuali per utente: un’intensità maggiore della media si registra in Calabria, Piemonte, Sardegna e Basilicata. In Toscana si registrano in media 7 ore annuali per utente, rispetto alle 17 totalizzate dalla media nazionale.
Capitolo Servizio di Assistenza Domiciliare (Sad). Il Sad è il principale strumento con cui i comuni forniscono un insieme di prestazione socio-assistenziali al domicilio degli anziani non autosufficienti per supportarli nello svolgimento delle attività della vita quotidiana, come la cura personale e l’integrazione sociale. Rispetto al tasso di presa in carico, nel 2016 (ultimo anno disponibile), gli anziani over65 che usufruivano del servizio Sad erano circa l’1%, con anche in questo caso forti differenziazioni a livello regionale. Un maggior tasso di copertura si riscontra in Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Sardegna e Liguria, mentre sull’estremo opposto troviamo l’Umbria, la Toscana (0,5%), le Marche e il Lazio.
Ultimo tassello utile a completare la fotografia sui servizi dedicati alla non autosufficienza è il dato sulla percentuale di anziani over65 ospiti nei presidi residenziali socio-assistenziali quali alloggi con servizi, case di riposo, case-famiglia per anziani, comunità alloggio, residenze sanitarie assistenziali per anziani, residenze e alloggi protetti per anziani. Percentuali più elevate si registrano in Trentino-Alto Adige, Piemonte, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Lombardia (tassi di copertura superiori al 3%). Al contrario, le regioni con una copertura inferiore sono la Campania, la Calabria, la Puglia, la Sicilia e il Lazio. Anche la Toscana si colloca al di sotto della media nazionale con una copertura dell’1,7%.

MODELLI REGIONALI A CONFRONTO

In Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige, regioni a statuto speciale, si riscontra un modello basato sul ricorso alle strutture residenziali e all’assistenza sociale domiciliare (Sad) erogata dai Comuni, mentre risultano essere al di sotto della media nazionale il ricorso all’Adi e all’indennità di accompagnamento. Secondo modello, quello dell’assistenza residenziale, interessa le regioni del Nord-ovest di Piemonte, Lombardia e Liguria, dove si riscontra un orientamento più marcato verso il ricorso ai presidi residenziali, mentre la diffusione di Adi, Sad e indennità è più contenuta. Segue il modello dell’assistenza sanitaria domiciliare, dove si collocano le regioni del Centro-nord di Emilia-Romagna e Toscana, dove vi è un più elevato ricorso all’assistenza domiciliare integrata (Adi) e al contempo livelli più contenuti di Indennità e di Sad. Quarto modello, quello dell’assistenza mista, interessa le regioni del Nord-est di Veneto e Friuli-Venezia Giulia, dove vi è un ricorso importante all’Adi, al Sad (in Fvg) e ai presidi residenziali. Spostandoci verso il Centro-sud emergono due modelli più orientati verso il ricorso all’indennità. Nelle Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata, Sicilia, Sardegna emerge un modello cash for care misto, dove prevale l’indennità di accompagnamento con l’affiancamento di un servizio piuttosto sviluppato (Adi in Abruzzo e Basilicata, Sad in Abruzzo, Molise, Basilicata, Sicilia, Sardegna). Infine, in Umbria, Campania, Puglia e Calabria si registra il modello cash for care, dove l’indennità di accompagnamento risulta essere lo strumento principale di gestione della non autosufficienza, e con servizi domiciliari e residenziali poco sviluppati.

RIFLESSIONI E PROPOSTE DI REGIONE E CGIL-FP-SPI TOSCANA

La ricerca si conclude con delle riflessioni e proposte del sindacato (con Gessica Beneforti di Cgil Toscana, Giuliana Mesina di Cgil Toscana, Marisa Grilli di Spi Cgil Toscana, Bruno Pacini di Fp Cgil Toscana) e della Regione (con l’Assessora alle Politiche sociali Serena Spinelli) su alcuni nodi tematici:
• Fondo regionale per la non autosufficienza: con la Legge regionale n. 66/2008 viene istituto il FRNA; quali le azioni da mettere in campo per il futuro sia da un punto di vista quantitativo che da un punto di vista qualitativo di strutturazione dell’offerta?
• Integrazione socio-sanitaria: quali strumenti è necessario istituire/rafforzare per integrare la filiera sanitaria e sociale? Quale il ruolo dei Mmg e degli infermieri di quartiere/comunità?
• Rsa: quali le principali misure per assicurare una elevata qualità di assistenza all’interno di queste strutture?
• Caregiver e assistenti familiari: quali strumenti è necessario mettere in campo per sostenere i caregiver nel lavoro di cura e le assistenti familiari da un punto di vista contrattuale e formativo?
• Autonomia, abitare, nuove tecnologie: quale ruolo può ricoprire il tema dell’abitare e delle nuove tecnologie nel supportare l’autonomia della persona?

Per Cgil-Fp-Spi Toscana, le strade da seguire sono: implementare il Fondo regionale per non autosufficienza, a livello nazionale e regionale; integrazione socio-sanitaria; ripensamento culturale del sistema delle Rsa, passando dalla gestione della quantità alla qualità, e dunque renderle dei luoghi dove poter vivere dignitosamente, attraverso una qualificazione delle strutture, delle professionalità e delle professioni, con un rafforzamento della componente sanitaria e assicurando una dotazione adeguata di personale; rendere più virtuoso il sistema di caregiver e assistenti familiari; integrare le politiche su autonomia, abitare e nuove tecnologie.

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