La fiducia che non c?

Mentre l?Italia ha da poco iniziato il semestre di presidenza europeo, continua inesorabile da parte dei principali istituti di ricerca la rilevazione di altri dati statistici che disegnano un paese al declino, con una disoccupazione al 12,6 per cento, soprattutto giovanile (43 per cento), con un aumento della povert? tra i pensionati, che dal 2008 a oggi, secondo la Confesercenti, hanno visto ridursi il loro potere d?acquisto di oltre 1400 euro.Ma quello che colpisce di pi?, lo segnala una indagine del Censis sul mondo della scuola, il veicolo principale attraverso cui fino ad ora, era data la possibilit? di migliorare la posizione sociale individuale. Un riscatto sociale che per?, a causa della crisi, mostra seri cenni di cedimento. I dati del Censis rilevano che al primo ingresso nel mondo del lavoro, solo il 16,4 per cento dei nati tra il 1980 e il 1984, ? salito nella scala sociale rispetto alla condizione di provenienza, il 29,5 per cento ha invece sperimentato una mobilit? discendente rispetto alla famiglia di origine. Non c?? da meravigliarsi che a risentirne di pi? siano i ragazzi economicamente e culturalmente meno attrezzati.L?abbandono scolastico tra i figli dei laureati, infatti, ? un fenomeno marginale, toccando appena il 2,9 per cento, mentre sale al 7,8 per cento tra i figli dei diplomati, per raggiungere addirittura il 27,7 per cento, quasi uno studente su 3, tra i ragazzi che hanno genitori con appena la scuola dell?obbligo. Fa da corollario a questo quadro sconfortante, la mancanza dei servizi sociali, a cominciare da quelli destinati all?infanzia. Infatti, solo il 55 per cento dei Comuni italiani ha attivato asili nido e servizi integrativi, arrivando a soddisfare appena il 13,5 per cento della domanda potenziale. Osservando i datidisaggregati, le diseguaglianze diventano ancora pi? marcate. Nei comuni capoluogo di regione, la percentuale di coloro che restano esclusi dai servizi sociali raggiunge il 35,2 per cento. Le realt? peggiori sono Palermo (71,9 per cento) e Roma (67,3 per cento), mentre sul versante opposto ci sonoTorino, unica realt? che riesce a soddisfare l?intera domanda effettiva, e Milano che copre il 95,1 per cento.Una situazione sociale che ? avverte il Censis ? favorisce la sfiducia verso i percorsi di istruzione e l?abbandono scolastico . Nell?anno 2013- 2014 risulta ?disperso?,considerando gli ultimi cinque anni, il 27,9 per cento degli studenti, pari a circa 164 mila giovani. Secondo la societ? di ricerca, complessivamente,si pu? stimare che la scuola statale abbia perso nel giro di quindici anni circa 2,8 milioni di giovani, di cui solo 700 mila hanno poi proseguito gli studi nella scuola non statale o nella formazione professionale, oppure hanno trovato un lavoro. Inevitabile conseguenza di questa situazione ? anche la riduzione degli iscritti alle universit?. Tra i 30-34enni, gli italiani laureati sono appena il 20,3 per cento contro una media europea del 34,6 per cento. E l?andamento delle immatricolazioni mostra un significativo calo negli ultimianni. Quelli che possono contare sull?aiuto delle famiglie scelgono sempre pi? di andare all?estero perproseguire gli studi. Tra il 2007 e il 2011 il numero di studenti italiani iscritti in atenei stranieri ? aumentato del 51,2 per cento, passando da 41.394 a 62.580. Di fronte ad una crisi dalla quale non siamo ancora usciti, la partita del semestre italiano di presidenza Ue si gioca su un campo minato: tra l?incubo del rispetto dei parametri finanziari e il bisogno sempre pi? urgente di modificare le politiche europee per ridare slancio all?economia reale e all?occupazione nel nostro paese

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