Disoccupazione galoppante, crescita della povert in senso assoluto e relativo, stipendi praticamente bloccati. E’ la fotografia dell’Italia che emerge dal Rapporto sulla Coesione Sociale del 2013 (con dati riferiti nella maggioranza dei casi al 2012) stilato da Inps, Istat e Ministero del Lavoro.Giovani senza lavoro. Il tasso di disoccupazione nel 2012 ha raggiunto il 10,7%, con un incremento di 2,3 punti percentuali rispetto al 2011 (4 punti percentuali in pi rispetto al 2008). Il tasso di disoccupazione giovanile supera il 35%, con un balzo in avanti rispetto al 2011 di oltre 6 punti percentuali (14 punti dal 2008), e i disoccupati sono 2 milioni 744 mila, 636 mila in pi rispetto al 2011. Il tasso di disoccupazione della popolazione straniera si attesta nel 2012 al 14,1% (+2 punti percentuali rispetto al 2011). I valori pi alti si registrano al Nord dove il tasso raggiunge il 14,4% (16,3% per la componente femminile).Nel 2012 gli occupati sono 22 milioni 899 mila, 69 mila in meno rispetto alla media del 2011. Il tasso di occupazione della popolazione 20-64 pressoch stabile da qualche anno (61% nel 2012, 61,2% nel 2011), ma sceso di due punti percentuali dal 2008. Il calo pi vistoso quello registrato dal tasso di occupazione per la classe di et 15-24, che dal 2008 ha perso 5,8 punti percentuali, passando dal 24,4 al 18,6%. Gli occupati a tempo determinato sono 2 milioni 375mila, il 13,8% dei lavoratori dipendenti. Si tratta ingran parte di giovani e donne. Gli occupati part-time sono invece 3 milioni 906 mila, il 17,1% dell’occupazione complessiva. In quest’ultimo caso prevale nettamente la componente femminile.Il miraggio del posto fisso. Negli ultimi anni si ridotta la capacit dell’universit di attrarre giovani: il tasso di passaggio (ovvero il rapporto percentuale tra immatricolati all’universit e diplomati di scuola secondaria superiore dell’anno scolastico precedente) sceso al 58,2% nell’anno accademico 20112012 dal 73% del 20032004, anno di avvio della Riforma dei cicli accademici. Per i giovani, il posto fisso ormai un miraggio: Il numero medio di lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato nel 2013 diminuito rispetto all’anno precedente (-1,3%). Il fenomeno ha riguardato soprattutto i lavoratori gli under30, diminuiti del 9,4%.Italiani poveri. Nel 2012 si trovava in condizione di povert relativa il 12,7% delle famiglie residenti in Italia (+1,6 punti percentuali sul 2011) e il 15,8% degli individui (+2,2 punti): sono i valori massimi dagli inizi della serie storica, del 1997. La povert assoluta colpisce invece il 6,8% delle famiglie e l’8% degli individui. I poveri in senso assoluto sono raddoppiati dal 2005 e triplicati nelle regioni del Nord (dal 2,5% al 6,4%). Nel corso degli anni, la condizione d povert peggiorata per le famiglie numerose, con figli, soprattutto se minori, residenti nel Mezzogiorno e per le famiglie con membri aggregati, in cui convivono pi generazioni. Fra queste ultime una famiglia su tre relativamente povera e una su cinque lo in senso assoluto. Un minore ogni cinque vive in una famiglia in condizione di povert relativa e uno ogni dieci in una famiglia in condizione di povert assoluta, quest’ultimo valore pi che raddoppiato dal 2005. Segni di miglioramento si registrano invece per la condizione di povert relativa fra gli anziani.Trasferimenti sociali insufficienti. In Italia, sottolinea l’Istat, il sistema di trasferimenti sociali meno efficace nel contenere il rischio di povert rispetto ad altre realt nazionali del contesto europeo: la quota di popolazione a rischio di povert dopo i trasferimenti sociali pi bassa solo del 5% rispetto a quella prima dei trasferimenti. Nei Paesi Scandinavi questa stessa differenza supera ampiamente il 10%, mentre vicina al 10% in Francia e Germania. Nel 2012 l’indicatore sintetico Europa 2020, che considera le persone a rischio di povert o esclusione sociale, ha quasi raggiunto in Italia il 30%, soglia superata, tra i paesi dell’Europa a 15, solo dalla Grecia.Retribuzioni ferme. Sempre lo scorso anno, la retribuzione mensile netta risultata di 1.304 euro per i lavoratori italiani e di 968 euro per gli stranieri. Rispetto al 2011, il salario netto mensile rimasto quasi stabile per gli italiani (4 euro in pi) mentre risulta in calo di 18 euro per gli stranieri, il valore pi basso dal 2008. In media, la retribuzione degli uomini italiani pi elevata (1.432 euro) di quella corrisposta alle connazionali (1.146 euro). Il divario retributivo di genere pi accentuato per la popolazione straniera, con gli uomini che percepiscono in media 1.120 euro e le donne soltanto 793. I lavoratori sovra istruiti (cio in possesso di un titolo di studio pi elevato rispetto a quello prevalentemente associato alla professione svolta) sono il 19% circa dei lavoratori italiani mentre la quota supera il 40% fra i lavoratori stranieri e raggiunge il 49% fra le occupate straniere.Met pensionati sotto 1000 euro. Quasi un pensionato su due (46,3%) ha un reddito da pensione inferiore a mille euro, il 38,6% ne percepisce uno fra mille e duemila euro, solo il 15,1% dei pensionati ha un reddito superiore a duemila euro. Dal 2010 al 2012 il numero di pensionati diminuisce mediamente dello 0,68%, mentre l’importo annuo medio aumenta del 5,4%. Al 31 dicembre 2012 i pensionati sono 16 milioni 594mila; di questi, il 75% percepisce solo pensioni di tipo Invalidit , Vecchiaia e Superstiti (Ivs), il restante 25% riceve pensioni di tipo indennitario e assistenziale, eventualmente cumulate con pensioni Ivs.Sale l’aspettativa di vita. Nel 2011 si attesta a 79,4 anni per gli uomini e a 84,5 per le donne (stessi valori registrati per il 2010), con un guadagno rispettivamente di circa nove e sette anni in confronto a trent’anni prima. Il trend crescente anche per le persone in et avanzata: un uomo di 65 anni pu aspettarsi di vivere altri 18,4 anni e una donna altri 21,9 anni, un ottantenne altri 8,3 e una ottantenne 10,1 anni. A livello territoriale, l’area del Paese pi longeva quella del Centro nord. da www.repubblica.it,
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