L ITALIA DI MEZZO MODELLO DI CRESCITA””

LA SITUAZIONE sociale non consente rinvii sui temi della crescita. Il compito coinvolge anche l’Italia dimezzo: il suo tessuto economico, pu? essere un modello per lo sviluppo del Paese.TOSCANA, Lazio, Umbria, Marche ed Abruzzo. Non si tratta di un’ulteriore specificit? o, peggio, una contrapposizione Nord – Sud. L’Italia di mezzo non ? n? un territorio di scorrimento verticale n? una cerniera tra le altre due aree del paese. Al contrario, i caratteri del suo tessuto produttivo, la ricchezza ambientale, il patrimonio culturale e artistico, i modelli di convivenza e coesione sociale possono rappresentare, se cooperano, un volano per la crescita. Anche perch? c’? una coincidenza tra il tessuto socioeconomico di questa parte d’Italia e i fattori di sviluppo individuati dall’Unione europea per accrescere la propria competitivit?.Quattro le direttrici europee della Strategia 2020: primo, l’integrazione dei corridoi infrastrutturali Ovest-Est per connettere le economie occidentali con quelle dell’Europa centrale e dell’Est; secondo, il sostegno alla green economy e a un modello di sviluppo sostenibile che utilizzi fonti energetiche alternative; terzo, una crescita endogena ottenuta sostenendo le vocazioni economiche dei territori per renderle competitive sul mercato mondiale; quarto, confermare che il carattere distintivo dell’Europa nella globalizzazione sta nella qualit? del lavoro e nella coesione sociale, considerati fattori non solo di civilt?, ma di competitivit?. Tutti questi fattori si ritrovano nelle regioni dell’Italia di mezzo che possono coniugare crescita e risanamento dentro al quadro europeo. Quel territorio ? una piattaforma naturale di connessione tra le economie atlantiche e dell’Europaoccidentale con quelle dell’Europa centrale e dell’Est. E’ un polmone di fonti energetiche alternative.Ha un tessuto produttivo basato su un sistema di piccole e medie imprese endogeno ma non localistico, come dimostrano i risultati dell’export, a cominciare dalla Toscana, superiori a quelli delle regioni del Nord. Infine ha un modello sociale e di welfare che valorizza la coesione sociale mentre la qualit? dei centri universitari e scientifici rappresenta un patrimonio rilevante di sapere.A questo punto, il compito fondamentale ? costruire le sinergie verso un obiettivo comune, pur nel rispetto delle autonomie. Servono scelte infrastrutturali per agganciare l’Italia di mezzo alle dinamiche dello sviluppo Ovest-Est e valorizzare attraverso l’intermodalit? i porti esistenti. Bisogna accelerare le bretelle ferroviarie e stradali per rendere pi? veloce lo scorrimento delle merci oltre che delle persone. Si devono sviluppare le fonti idriche, eoliche e fotovoltaiche e delle biomasse di cui la dorsale appenninica ? ricca.Serve una relazione pi? stretta tra universit? e piccole – medie imprese: per passare dai distretti a un pi? dinamico sistema di imprese a rete. C’? bisogno, infine, di attente politiche di bilancio e di cooperazione istituzionale per evitare che il risanamento abbia come risultato il degrado del tessuto sociale e la rottura della coesione. Temi che approfondiremo il 17 e 18 aprile a Firenze con gli attori economici e istituzionali per contribuire ad una nuova stagione di crescita per questa aerea e per il Paese.

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