Istat – Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana – Marzo 2020. Censis-Confcooperative, ripresa in 2 anni
Lo scenario internazionale dominato dall’emergenza sanitaria. Le necessarie misure di contenimento del Covid-19 stanno causando uno shock generalizzato, senza precedenti storici, che coinvolge sia l’offerta sia la domanda”. é quanto evidenziato dall’Istat nella Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana.La rapida evoluzione della pandemia “rende difficile rilevare l’intensit degli effetti sull’economia reale con gli indicatori congiunturali la cui diffusione avviene con un ritardo fisiologico rispetto al mese di riferimento”.Le prime indicazioni disponibili sull’impatto economico in Italia “provengono dal clima di fiducia di famiglie e imprese, che a marzo ha segnato una forte e diffusa flessione, e dai dati riferiti a febbraio sul commercio estero extra Ue e le vendite al dettaglio”.Il commercio extra Ue stato fortemente influenzato dal calo delle esportazioni verso la Cina, mentre le vendite al dettaglio hanno mostrato un deciso aumento trainato dagli acquisti di beni alimentari.L’inflazione si approssimata allo zero per i ribassi delle quotazioni dei beni energetici collegati al crollo di quelle del petrolio. La crescita dei prezzi al consumo nell’area euro si confermata pi elevata di quella italiana, ma anch’essa in decisa attenuazione.Il lockdown delle attivit produttive per 2,2 milioni di imprese, pari al 49% del totale, il 65% nel caso delle imprese esportatrici, con un’occupazione di 7,4 milioni di addetti (44,3%) di cui 4,9 milioni di dipendenti (il 42,1%). Un’impresa su due, dunque, ha fermato l’attivit.Tutto questo “ha amplificato le preoccupazioni e i disagi derivanti dall’emergenza sanitaria, generando un crollo della fiducia di consumatori e imprese”.Nella Nota, l’Istat propone due scenari: il primo in cui la chiusura delle attivit riguarderebbe solo i mesi di marzo e aprile; l’altro in cui la chiusura si estenderebbe fino a giugno. Nel primo caso la riduzione dei consumi sarebbe pari al 4,1% su base annua mentre nel secondo al 9,9%. La riduzione dei consumi determinerebbe una contrazione del valore aggiunto dell’1,9% nel primo scenario e del 4,5% nel secondo. da il diariodellavro.itCensis-Confcooperative: shock epocale per l’economia, ripresa in due anniL’economia italiana “inchioda” e saranno necessari due anni “prima di poter ritornare ai livelli di Pil e di crescita stimata fino allo scorso gennaio”. Lo afferma il presidente della Confcooperative, Maurizio Gardini, riassumendo lo scenario che si profila per l’economia nazionale secondo il nuovo focus Censis-Confcooperative “Lo shock epocale: imprese e lavoro alla prova della lockdown economy”. Uno studio che analizza lo stato dell’economia considerando una chiusura delle attivit fino a maggio 2020, con un ritorno alla normalit entro i due mesi successivi.Il quadro generale della “lockdown economy” porta ad assumere come riferimento un motore produttivo “che lavora a circa il 60% del proprio potenziale e che innesca una catena degli effetti dirompente in termini di reddito, di domanda interna, di sostenibilit economica, in cui il fattore tempo (la durata della sospensione) diventa la variabile fondamentale per capire le conseguenze su un sistema economico e sociale sottoposto a uno ‘stress test’ che nessuna recessione nel passato aveva mai fatto sperimentare”. Il congelamento delle attivit “ha prodotto un impatto che, in termini di fatturato, ha riguardato 660 miliardi di euro nell’ambito dei servizi e 91 miliardi nelle costruzioni, mentre per le imprese dell’industria in senso stretto la restrizione ha avuto effetto su 570 miliardi”.”In condizioni di urgenza straordinaria – sostiene Gardini – il sistema necessita di misure straordinarie, coraggiose e soprattutto veloci che consentano di non spegnere i motori, altrimenti rischiamo, quando sar passata l’emergenza, di lasciare sul tappeto un milione di imprese. Nonostante tutto va visto il bicchiere mezzo pieno, perch le giuste misure di contenimento del coronarivus non hanno bloccato l’intera economia. Poco pi della met delle imprese e dei suoi lavoratori non si sono fermati”.”In qualche modo – aggiunge il numero uno della Confcooperative – la ‘fase 2′ parte da qui, ma va alimentata con coraggio e decisione. Vanno tenuti accesi i motori del sistema imprenditoriale per consentire la ripartenza appena sar possibile e cercare il rimbalzo necessario per il nostro Pil. In caso contrario rischiamo di uscire da questo lockdown lasciando sul tappeto almeno il 20% delle imprese, poco meno di un milione di Pmi, con conseguenze indescrivibili in termini di fatturato, occupazione e tenuta sociale del paese”.”Posta l’emergenza sanitaria – spiega Gardini – abbiamo due fronti su cui lavorare, quello europeo e quello italiano. Partiamo da casa nostra, il tema prioritario il credito. Occorrono meccanismi che garantiscano liquidit immediata a tutte le imprese che, dalle pi piccole alle pi grandi, sono in difficolt. Per l’export, ad esempio, a rischio un valore di 280 miliardi, pari al 65,8% del valore complessivo.Ecco perch le misure del governo devono consentire alle banche di essere immediatamente operative con istruttorie con tempi record, degne dei periodi di emergenza, superando il cronico problema della burocrazia che rallenta ogni processo”.”A proposito di liquidit – afferma il presidente della Confcooperative – vanno saldati tutti i debiti della pubblica amministrazione. Siamo maglia nera in Europa, il minimo che si possa fare: 53 miliardi dovuti dallo Stato alle imprese, che non possono continuare a fare da cassa allo Stato e agli enti locali.Solo le cooperative sociali e quelle di produzione lavoro e servizi hanno crediti per circa due miliardi. Questa una sfida che si pu vincere solo con l’Europa, che in caso di sconfitta rischia molto pi di una grave depressione economica: rischia di veder morire quel sogno chiamato Europa”.”E qui arriviamo al secondo fronte. Da questo shock epocale – secondo Gardini – usciremo vincitori solo con un’Europa unita e solidale. é indispensabile l’emissione di bond europei che non pesino sul debito dei singoli paesi e siano finalizzati a supportare le economie degli Stati membri. Non un discorso di ‘falchi’ contro ‘colombe’. Gli effetti del Covid sono insostenibili per i singoli paesi. Anche per quelli che lucrano grazie a imprese che spostano ad Amsterdam la sede legale per un fisco di favore. Ricordiamo che le cooperative non delocalizzano, ma creano lavoro e ricchezza in Italia, erogano servizi in Italia, pagano le tasse in Italia”.”In questa fase – sottolinea il presidente – c’ da evidenziare il ruolo della cooperazione che nel welfare, con le cooperative sociali e sanitarie in prima linea, eroga servizi a 6 milioni di persone fragili; le cooperative di produzione lavoro e servizi impegnate nel trasporto valori, merci e persone, nelle pulizie degli uffici della Pa e nella sanificazione degli ospedali e nella vigilanza; le cooperative della filiera agroalimentare e le cooperative di distribuzione al consumo e al dettaglio che non stanno mancando di rifornire le tavole degli italiani. Insomma – aggiunge – le cooperative stanno dando un contributo fondamentale alla tenuta del fronte. Senza le cooperative avremmo avuto condizioni di maggiore criticit nei servizi alle persone e alle comunit”. da il diariodellavro.it”