Istat: Cgil, affrettare investimenti per risalire la china. Priorità al lavoro

“Non ci sorprendono i dati diffusi quest’oggi dall’Istat. Erano ampiamente prevedibili per l’impatto economico della pandemia che continua a penalizzare il nostro Paese”. Ad affermarlo la vice segretaria della Cgil, Gianna Fracassi.
“Il quadro delineato dall’Istat, che vede un crollo del Pil di 9 punti percentuale determinato in particolare dalla domanda interna, si realizza – sottolinea la dirigente sindacale – all’interno di una situazione economica prepandemia praticamente di stallo. Ora bisogna evitare, al netto dell’incertezza pandemica, un peggioramento per il 2021″. “Per risalire la china – prosegue Fracassi – occorre affrettare gli investimenti, utilizzare tutte le risorse, a partire da quelle nazionali, per sostenere il lavoro”.
“Per invertire la tendenza è necessario uno sforzo straordinario che non sarà breve. Al centro di qualsiasi investimento dovrà esserci – conclude la vice segretaria generale – la creazione di nuova occupazione e la tutela di quella esistente”.
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Istat: Pil Italia nel 2020 a -8,9%, contrazione eccezionale

Nel 2020 l’Istat segnala come l’economia italiana ha registrato una contrazione di entità eccezionale per gli effetti economici delle misure di contenimento connesse all’emergenza sanitaria. In particolare, il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.651.595 milioni di euro correnti, con una caduta del 7,8% rispetto all’anno precedente. In volume il Pil è diminuito dell’8,9%. A trascinare la caduta è stata soprattutto la domanda interna, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte hanno fornito un contributo negativo limitato. Dal lato dell’offerta di beni e servizi, il valore aggiunto ha segnato cadute marcate, particolarmente nelle attività manifatturiere e in alcuni comparti del terziario. La contrazione dell’attività produttiva si è accompagnata a una decisa riduzione dell’input di lavoro e dei redditi. Dal lato della domanda interna nel 2020 si registra, in termini di volume, un calo del 9,1% degli investimenti fissi lordi e del 7,8% dei consumi finali nazionali. Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono scese del 13,8% e le importazioni del 12,6%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito negativamente alla dinamica del Pil per 7,8 punti percentuali. L’apporto della domanda estera netta è stato negativo per 0,8 punti e quello della variazione delle scorte per 0,3 punti. Il valore aggiunto ha registrato cali in volume in tutti i settori: -6,0% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca, -11,1% nell’industria in senso stretto, -6,3% nelle costruzioni e -8,1% nelle attività dei servizi.
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