Istat: asili nido in crescita, ma ancora sotto parametro Ue Maggiore incremento al Sud, Valle d’Aosta al top

Sono 13.335 i servizi per la prima infanzia pubblici e privati: i posti disponibili coprono il 25,5% dei potenziali utenti, bambini fino a 2 anni compiuti, ma sono ancora sotto il parametro del 33% fissato nel 2002 dall’Ue per il 2010. E’ quanto emerge dai dati Istat contenuti nel report “Offerta di asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia. Anno educativo 2018/2019” Ancora ampio, spiega l’Istat, il divario tra Centro-nord e Mezzogiorno seppure le regioni del Sud registrano l’incremento più significativo (5,6%) rispetto all’anno precedente. A livello territoriale i livelli di copertura più alti si registrano in Valle D’Aosta (45,7%), Umbria (42,7%), Emilia Romagna (39,2%), Toscana (36,3%) e nella Provincia Autonoma di Trento (38,4%).+3% E’ del +3%, inoltre, la spesa dei comuni per i servizi educativi rispetto al 2017/2018.
Nei 13.335 servizi per la prima infanzia, il numero dei posti autorizzati è di 355.829. Il 51,6% dei posti sono all’interno di strutture a titolarità dei Comuni. L’offerta si compone dei tradizionali asili nido (81%) e delle sezioni primavera (10%); i servizi integrativi per la prima infanzia (spazi gioco, centri per bambini e genitori e servizi educativi in contesto domiciliare) contribuiscono per il 9% all’offerta complessiva. Rispetto all’anno precedente – sottolinea l’Istat – si ha un lieve incremento dell’offerta, dovuto principalmente al settore pubblico, che ha fatto registrare circa 2mila posti in più; nel settore privato, nonostante un lieve incremento numerico dei servizi attivi, si rileva un calo di circa mille posti. La percentuale di copertura dei posti rispetto ai bambini residenti fino a 2 anni compiuti è passata dal 24,7% dell’anno educativo 2017/2018 al 25,5%. Sia il Nord-est che il Centro Italia si attestano appena sopra il target europeo (rispettivamente 33,6% e 33,3%); il Nord-ovest è ancora sotto ma non lontano dall’obiettivo (29,9%), il Sud (13,3%) e le Isole (13,8%) se ne distaccano decisamente. Tendenzialmente l’offerta di servizi si concentra nei grandi comuni e nelle aree più sviluppate economicamente. I comuni capoluogo di provincia hanno raggiunto il 33% di copertura, tutti gli altri comuni si attestano su una media di 22,4 posti per 100 residenti sotto i 3 anni. Considerando le sole aree metropolitane, il divario del Mezzogiorno rispetto al Centro-nord rimane un tratto dominante della geografia dell’offerta: fra i comuni che sono al centro delle aree metropolitane, le città di Firenze (48,2%), Bologna (46,9%) e Roma (44,0%) si collocano sopra il 40% di copertura, poco sotto si posizionano le altre città metropolitane del Centro-nord e, in netto distacco, quelle del Sud e delle Isole, tutte con livelli inferiori al 15% di copertura, ad eccezione di Cagliari (26,5%). Alcune aree metropolitane riescono a garantire un buon livello di copertura anche nei comuni periferici: è il caso di Bologna, Milano e Genova. Il comune di Roma, invece, si differenzia notevolmente dal resto dell’area, con una copertura inferiore alla media nazionale (21,1%). Le regioni del Sud fanno registrare l’incremento di posti più significativo, pari al 5,6%, rispetto all’anno educativo 2017/2018, contro lo 0,3% a livello nazionale. (ANSA).

Istat: i costi la causa più frequente di rinuncia al nido  Stima spesa passata dai 1.570 euro del 2015 ai 2.208 del 2019.
La spesa che andrebbe a gravare sulla famiglia è la causa più frequente della rinuncia al nido: dall’8% del 2008 all’12,8% nel 2019. Lo si apprende dal report dell’Istat “Offerta di asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia. Anno educativo 2018/2019”. La stima della spesa annua che deve sostenere una famiglia per il servizio di asilo nido, infatti, è passata dai circa 1.570 euro nel 2015 ai 2.208 euro del 2019. Il 18,5% delle famiglie che non utilizzano il nido sono condizionate da motivi indipendenti dalle loro scelte: oltre il costo eccessivo del servizio, il rifiuto della domanda, la lontananza da casa delle strutture o gli orari troppo scomodo. La maggiore concentrazione della domanda insoddisfatta si ha nei comuni in periferia delle città metropolitane – dove riguarda il 24,2% delle famiglie che non utilizzano il nido – nei comuni sotto i 10mila abitanti (19,6%) e in quelli sopra i 50mila (17,1%). Viceversa i comuni di ampiezza intermedia (fra 10mila e 50mila abitanti) e i comuni che sono al centro delle aree metropolitane sembrano avere minore domanda insoddisfatta (sotto il 10%). Più è alto il titolo di studio, minore è la quota di esclusi dal servizio per motivi indipendenti dalla volontà della famiglia (dal 22,8% in caso di licenza media o inferiore al 10,3% per la laurea o titolo superiore). Inoltre la domanda insoddisfatta è più alta per i nuclei con almeno un genitore non occupato e aumenta con l’età dei bambini: dal 9,3% prima del compimento del primo anno al 21,5% a 2 anni compiuti. (ANSA).

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