Istat, ad agosto stabile la disoccupazione al 9,3% Giovanile al 27.3% Cala l’occupazione

Ad agosto il tasso di disoccupazione risulta stabile sia nel complesso (9,3%) sia tra i giovani (27,3%). E’ la stima preliminare diffusa dall’Istat.
La lieve diminuzione del numero di persone in cerca di lavoro (-0,2%, pari a -4mila unità rispetto a luglio) si concentra tra gli uomini, i giovani di 15-24 anni e gli ultra 50-enni.
Tra luglio e agosto cresce il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,5%, pari a +64mila unità); l`aumento coinvolge prevalentemente le donne e tutte le classi d`età ad eccezione dei 35-49enni. Il tasso di inattività sale al 35,8% (+0,2 punti).
Rispetto ad agosto 2020, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-7,2%, pari a -180mila unità) sia quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,7%, pari a -230mila), che era aumentato in misura eccezionale all`inizio dell`emergenza sanitaria.
Rispetto ai livelli pre-pandemia (febbraio 2020) “il numero di occupati è inferiore di oltre 390 mila unità, il tasso di occupazione e quello di disoccupazione sono più bassi di 0,6 e 0,4 punti rispettivamente, mentre il tasso di inattività è superiore di 1 punto”, è il commento dell’Istat.
Rispetto ai livelli pre-pandemia, ossia febbraio 2020, il numero di occupati è inferiore di oltre 390 mila unità, il tasso di occupazione e quello di disoccupazione sono più bassi di 0,6 e 0,4 punti rispettivamente, mentre il tasso di inattività è superiore di 1 punto.
Nel mese di agosto si registra una flessione dell’occupazione (-0,3%, pari a -80mila unità). Tale calo interessa gli uomini e in misura più accentuata le donne (-68mila), coinvolge dipendenti, autonomi e tutte le classi d`età. Il tasso di occupazione scende al 58,1% (-0,2 punti).
A seguito della ripresa dell`occupazione registrata tra febbraio e giugno, il numero di occupati ad agosto 2021 è superiore a quello di agosto 2020 dello 0,7% (+162mila unità); variazioni ancora negative si registrano per gli indipendenti e per i lavoratori tra i 35 e i 49 anni. Tuttavia, il tasso di occupazione – in aumento di 0,8 punti percentuali – sale per tutte le classi di età. Confrontando il trimestre giugno-agosto 2021 con il precedente (marzo-maggio), il livello dell`occupazione è più elevato dell`1,1%, con un aumento di 241mila unità.
La crescita dell`occupazione, nel confronto trimestrale, si associa alla diminuzione delle persone in cerca di occupazione (-6,5%, pari a -163mila unità) e a quella degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,0%, pari a -135mila unità).

TN da ildiariodellavoro.it
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Cala l’occupazione, quasi tutta nel lavoro dipendente Dopo sei mesi di crescita, e per la seconda volta consecutiva, l’Istituto di statistica registra un’emorragia di posti di lavoro

Per la seconda volta consecutiva, dopo sei precedenti mesi di crescita, cala l’occupazione in agosto e in modo significativo (-80 mila unità), quasi tutta nel lavoro dipendente (-76 mila).
Non è l’unico problema che si osserva. Infatti, questo calo di occupazione si riversa prevalentemente in inattività, che cresce di +64 mila unità.
L’occupazione in agosto non va dunque nella ottimistica direzione che viene pronosticata e alza l’asticella del recupero rispetto al periodo pre-pandemico. Se, infatti, nel 2021 un recupero si è comunque manifestato (+431 mila occupati nei primi otto mesi), rispetto a febbraio 2020 il numero di occupati è significativamente inferiore (-391 mila unità ancora da recuperare), con tassi di occupazione e disoccupazione ormai cronicamente attorno al 58% il primo (9 punti circa in meno della media europea) e sopra il 9% per il secondo.

Scavando più nel merito si può verificare che, da agosto, rispetto allo stesso mese del 2020, gli occupati dipendenti crescono (+293 mila unità) ma l’80% di questa crescita è a termine (+235 mila, con un ulteriore incremento rispetto al mese scorso). Ad agosto, rispetto a luglio, il calo che si è manifestato tra gli occupati a tempo determinato (-62 mila) non si è trasferito verso i permanenti, anch’essi in diminuzione (-13 mila) ma è praticamente tutto refluito verso l’inattività. Non è proprio quel meccanismo di travaso da un lavoro precario a uno stabile che molti teorizzano nella fase di ripresa.

Continua anche ad agosto un trend negativo per le donne (quasi tutto il calo di occupazione è femminile) mentre per classi di età la fascia 35-49 anni è ancora una volta quella che registra il maggior calo di occupati.

Con questo andamento sarebbe più difficile raggiungere i numeri sul lavoro appena indicati nella Nadef (la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza del governo, ndr) e si accentuerebbe ancor di più il processo di precarizzazione del mercato del lavoro italiano.

Bene, dunque, prevedere più investimenti e l’utilizzo espansivo dei fondi europei, ma queste scelte devono essere legate all’occupazione molto di più di quanto per adesso non si faccia. Un Pil che cresce del +6% per ora non si trasmette abbastanza sui dati dell’occupazione.

In modo inverso, il poco lavoro (non basta tornare ai livelli pre-crisi perché anche già allora eravamo molto indietro rispetto alle medie europee), le basse qualifiche, la precarietà e l’involontarietà del part-time, la crescita del lavoro povero, l’enorme area dell’inattività che non si riesce davvero a scalfire, non sono solo un problema pur enorme per milioni di persone ma un oggettivo elemento di freno a quella crescita duratura alla quale occorre puntare.

Quantità e qualità di lavoro, sono due elementi fondamentali che devono guidare le scelte e l’utilizzo dei finanziamenti europei e nazionali; il lavoro è infatti un parametro sensibile, una cartina di tornasole per la qualità e la durata dello sviluppo futuro. È evidente che da questo punto di vista bisogna fare di più.

Fulvio Fammoni, presidente Fondazione Di Vittorio

 

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