Inps, primi sei mesi persi 500mila posti lavoro Cgil, tutelare occupazione, favorire investimenti

Nel 2020 il mercato del lavoro “è stato marcato a fuoco dall`emergenza sanitaria”. A causa della pandemia da Covid-19 nel primo semestre 2020 l’occupazione in Italia ha registrato una flessione che ha portato a perdere tra febbraio e giugno 2020 oltre 500 mila occupati (di cui oltre 400 mila dipendenti e circa 100 mila indipendenti, dati destagionalizzati). Nel complesso la variazione tendenziale tra giugno 2019 e giugno 2020 è stata di -815 mila rapporti di lavoro. E’ la fotografia scattata dall’Inps nel Rapporto annuale.
L’Inps rileva una riduzione marcata dei rapporti di lavoro a tempo determinato e una flessione, anche se molto più contenuta, dei contratti a tempo indeterminato, quest’ultima dovuta alla contrazione delle assunzioni mentre le cessazioni non sono aumentate per gli effetti dei provvedimenti normativi adottati nel corso della pandemia quali il blocco dei licenziamenti economici e l`estensione della cassa integrazione. Mostrano invece una riduzione più moderata i contratti in apprendistato.
Esplode anche la Cassa integrazione, a livelli record a partire dal mese di marzo 2020. In totale i lavoratori coperti sono stati 6,5 milioni. “In breve tempo il livello delle ore autorizzate di Cassa integrazione Covid è andato al di sopra di quanto registrato nell`intero anno 2010, il peggiore del periodo di crisi economica”. Secondo i dati dell’Inps, da marzo ad agosto 2020, le ore autorizzate con causale specifica Covid-19 sono state 2,8 miliardi, di cui 1,4 miliardi per cassa integrazione ordinaria, 887 milioni per assegni ordinari dei fondi di solidarietà e 548 milioni per la cassa in deroga, con un tiraggio per i mesi di marzo e aprile intorno al 60%. Traducendo le ore in lavoratori equivalenti a tempo pieno, nel momento del picco di aprile si possono stimare 5,5 milioni di lavoratori “mancanti”, che scendono a 2,4 nel mese di giugno.
Nel periodo da marzo a giugno quasi 800 mila imprese hanno fatto ricorso a trattamenti di integrazione salariale.
Le integrazioni salariali hanno inoltre determinato una sostanziale riduzione del monte salari per le imprese durante la crisi pandemica, da circa 1.500 euro per dipendente per il bimestre marzo-aprile a 850 euro nel bimestre maggio-giugno (su un salario medio preCovid per dipendente di 2.600 euro a bimestre). Per quanto riguarda i lavoratori la perdita stipendiale è stata di circa il 22,5% nel primo bimestre e 17% nel secondo.
Anche se i settori bloccati sono quelli che registrano il maggior ricorso alla Cassa, c`è stato un importante ricorso alla stessa nei settori essenziali, e anche per settori caratterizzati da andamenti congiunturali positivi durante la fase emergenziale.
A livello territoriale, il 56% delle ore totali sono state autorizzate in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, regioni nelle quali si concentra la maggior parte delle attività produttive. In queste regioni la predominanza di Cassa integrazione ordinaria è collegata alla concentrazione di imprese industriali e dell`edilizia quindi assicurate per la Cig ordinaria, a differenza ad esempio del Lazio dove dei 233 milioni di ore il 67% è stato autorizzato per i fondi di solidarietà e cassa in deroga, indice della presenza meno rilevante in questa regione di aziende industriali. TN da ildiariodellavoro.it

Inps: Scacchetti (Cgil), da dati emerge importanza di tutelare occupazione e favorire investimenti
“Le misure varate in questi mesi di pandemia e i dati relativi al mercato del lavoro descritti nel rapporto annuale Inps rendono evidente come in poco tempo sia cambiato completamente lo scenario di riferimento”. Ad affermarlo, in una nota, la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti che sottolinea “come le misure ‘argine’, bonus, indennità, congedi, cassa integrazione, ma anche il non citato blocco dei licenziamenti, hanno protetto e sostenuto, nonostante la frammentarietà, imprese e lavoratori ed evitato il crollo dei livelli occupazionali e dei redditi”.
Nel dettaglio la dirigente sindacale si sofferma sui dati relativi alla cassa integrazione: “Dodici milioni di prestazioni Cig in sette mesi per 6,5 milioni di lavoratori evidenziano – afferma – le difficoltà del nostro sistema produttivo, in particolare dei settori definiti non essenziali”. In merito alla riforma degli ammortizzatori sociali, Scacchetti condivide le riflessioni proposte da Tridico “è necessario superare una logica prettamente categoriale a favore di una riforma a carattere universale e inclusiva, a carattere assicurativo. Riforma che inevitabilmente dovrà affrontare il tema di una contribuzione generalizzata che ne garantisca la sostenibilità. Appare invece semplificatoria la proposta di superare la frammentarietà delle misure attraverso la sola estensione della Cigo”.
Inoltre, Scacchetti esprime preoccupazione per “il rovesciamento inevitabile del trend dei dati sull’occupazione nei primi mesi del 2020 rispetto a quelli del 2019, anno in cui si era tornati ai livelli del 2008, anche se con una occupazione più debole e precaria”. “I dati sulle retribuzioni – prosegue la segretaria confederale – rafforzano la necessità di sostenere il rinnovo dei contratti di lavoro per far ripartire i consumi e la domanda interna, mentre la riflessione sulla necessità di introdurre il salario minimo orario non può che essere accompagnata dal sostegno e dal rafforzamento del ruolo della contrattazione collettiva e da un intervento sulla rappresentanza e rappresentatività. Temi su cui l’Istituto stesso è coinvolto nei processi di certificazione a seguito degli accordi interconfederali in materia”.
“Per il Paese – conclude Scacchetti – saranno decisive scelte economiche e politiche a tutela dell’occupazione, attraverso il prolungamento degli ammortizzatori e del blocco dei licenziamenti, a favore di investimenti pubblici e privati, di un piano straordinario per l’occupazione di giovani e donne, e di una riforma degli ammortizzatori e delle politiche attive”.
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Povertà: Dettori (Cgil), situazione drammatica, necessari interventi strutturali 
“I dati illustrati oggi dal Presidente Tridico fotografano una realtà sociale del paese resa ancor più drammatica dalla pandemia. Il numero mai riscontrato prima di lavoratori in cassa integrazione e la loro conseguente perdita di reddito, le centinaia di migliaia di posti di lavoro persi – cui molti altri rischiano di sommarsi in misura esponenziale se non vi sarà la proroga del blocco dei licenziamenti -, i provvedimenti di sostegno al reddito una tantum erogati e l’incremento di domande per il Reddito di Cittadinanza, mostrano la necessità di intervenire rapidamente e in modo strutturale per prevenire e contrastare la povertà di tante persone coinvolte dalla pandemia”. È quanto dichiara la segretaria confederale della Cgil Rossana Dettori a commento della Relazione annuale Inps.“La ragionevole e drammatica certezza che le conseguenze della crisi in corso si protrarranno ancora – sostiene la dirigente sindacale – rende urgente il rafforzamento di una misura di contrasto alla povertà quale deve essere il Reddito di Cittadinanza, attraverso i correttivi da noi proposti con Alleanza contro la Povertà, e in parte auspicati dallo stesso Presidente Tridico nella sua relazione”.
Dettori li ricorda nel dettaglio: “modifica della scala di equivalenza e dei criteri di residenza discriminatori, temporaneo allentamento dei requisiti economici di accesso (soglia ISEE e vincoli patrimoniali equiparati a quelli richiesti per il Rem), rafforzamento dei servizi sociali e presa in carico preliminare di tutti i beneficiari”.
“È necessario – prosegue la segretaria confederale – sostenere economicamente, in modo continuativo e non con provvedimenti saltuari reiterati di decreto in decreto, e prendere in carico con una misura strutturale chi ha perso o sta perdendo la propria occupazione e il proprio reddito, dando certezza che riceveranno supporto per tutto il tempo in cui ciascun nucleo si troverà in condizione di bisogno”. “Occorre – conclude Dettori – accompagnare il sostegno economico con percorsi di inclusione sociale che non aggravino la condizione di improvvisa difficoltà facendola precipitare in condizione di povertà assoluta”.

 

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