INFLAZIONE: CGIL, +45,5% DAL 1993 MA SALARI RESTANO FERMI

L’inflazione dal 1993 al 2008 e’ cresciuta del 45,5% mentre le retribuzioni sono cresciute nominalmente del 53,5%, il che vuol dire che la quota di produttivita’ distribuita al lavoro non ha superato lo 0,5% annuo. Questo significa che il salario lordo, attualmente pari a circa 26 mila euro, e’ cresciuto pochissimo per un valore prossimo a quello del 1992, che era di circa 16,6 milioni di lire. E’ quanto sottolinea il segretario confederale della Cgil, Agostino Megale, in merito alla rilevazione Istat Indici dei prezzi al consumo, aggiungendo come risultino ancora piu’ evidenti le nostre richieste di un aumento dei salari che passi attraverso la riduzione delle tasse. Sul dato fornito dall’istituto statistico, il dirigente sindacale della Cgil sostiene che il dato definitivo dell’inflazione registrata a dicembre conferma un indice di prezzi al consumo armonizzato europeo (Ipca) in discesa per effetto della diminuzione dei costi dell’energia e della depressione generale della domanda. Un dato, per il 2008, che comunque resta il valore piu’ alto per l’Italia degli ultimi 13 anni, pari al 3,5%.Non possiamo far passare tale aumento del costo della vita in cavalleria osserva Megale nell’evidenziare come proprio in questo momento c’e’ bisogno di tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori e dei pensionati che gia’ si trascinano una perdita media di 1.240 euro dal 2002, e che con il fiscal drag di questi ultimi 6 anni diventano quasi 2.500 euro. Le retribuzioni lorde, infatti, spiega il sindacalista, nel 2008 stanno al palo con l’inflazione, con una variazione del 3,5% mentre le retribuzioni nette, per effetto della maggiore pressione fiscale, si attestano al 3,1%, contando altri 362 euro di perdita media di potere d’acquisto. Per il segretario confederale della Cgil, nella crisi il trampolino della crescita deve essere il sostegno ai redditi da lavoro e da pensione per rilanciare consumi e investimenti. Al contrario, se non si intraprendono oggi le giuste misure per affrontare le disuguaglianze generate dalla perdite di potere d’acquisto, dopo la crisi, quando l’inflazione tornera’ a crescere, queste non potranno che accentuarsi e sara’ difficile – conclude Megale – per tutto il Paese, non solo per le famiglie di lavoratori dipendenti e pensionati, riprendere la via della crescita e dello sviluppo. asca

Pulsante per tornare all'inizio