In Maremma l’inferno del caporalato. Coinvolte aziende ortofrutta

Erano in centinaia e lavoravano 15 ore al giorno per una paga di 2,5 euro l’ora, senza contributi e assicurazione, sotto minaccia di licenziamento. I tre imprenditori li costringevano a vivere in affitto in un casolare abusivo in condizioni igienico-sanitarie molto precarie. Denunciati anche per truffa aggravata ai danni dello Stato e dell’Unione Europea per contributi tramite i fondi strutturali nell’ambito della Pac. L’inchiesta partita a seguito delle segnalazioni della Flai Cgil che commenta: “Episodi come questo evidenziano l’estensione del fenomeno dello sfruttamento e caporalato, da Nord a Sud, passando per regioni simbolo dell’eccellenza agroalimentare e dove l’agricoltura non è certo una ‘agricoltura povera’. Come evidenziato anche dal Primo Quaderno dell’Osservatorio P. Rizzotto, in Toscana contiamo 27 aree e località in cui si individua lavoro sfruttato e caporalato, a fronte delle 405 complessive sul territorio nazionale. C’è molto da fare, ma vogliamo cogliere segnali positivi nella lotta al contrasto di una economia illegale, dello sfruttamento e del caporalato, grazie alle leggi oggi esistenti, al lavoro delle forze dell’ordine, al presidio quotidiano del sindacato e al coraggio di quelle lavoratrici e lavoratori che trovano la forza di denunciare e ai quali non mancherà mai il nostro sostegno”.

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Inchiesta braccianti sfruttati: coinvolte aziende ortofrutta

Sarebbero aziende agricole che coltivano frutta e verdura, localizzate nella Val di Cornia, area a cavallo delle province di Livorno e Grosseto, nell’Alta Maremma, le tre ditte coinvolte nell’inchiesta sullo sfruttamento di braccianti. In base alle violazioni amministrative che la Guardia di finanza contesta ai titolari delle aziende, ditte individuali tra loro collegate, sono 854 i rapporti di impiego presi in esame in un arco temporale che val dal 2015 al 2019, “con l’applicazione di 571 distinte maxi sanzioni per lavoratori completamente ‘in nero’ nonché di ulteriori 283 sanzioni per infedeli registrazioni sul Libro unico del lavoro”. Il reato ipotizzato, per il quale gli inquirenti stanno svolgendo accertamenti, sarebbe il 603 bis, ‘intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro’. (ANSA).

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